Bipartisan. Tra conflitti d’interesse, condanne e procedimenti in corso, scelti i consiglieri delle Autorità Tlc e Privacy. Spostate a destra
Arturo Di Corinto
www.aprileonline.info n. 223 del 18/03/2005
Con il solito papocchio si è consumata l’elezione dei nuovi membri delle Autorità per le Comunicazioni (Agcom) e della Privacy. All’origine i veti contrapposti di destra e sinistra e l’attitudine da “spoil system” propria di questo Governo.
Per l’ennesima volta si è trattato di nomine ultrapoliticizzate di scarsa o nessuna competenza nel campo in cui le autorità indipendenti sono chiamate a vigilare, che contravvengono quindi allo spirito della carta che li vuole competenti e super partes. Soprattutto per un’autorità come quella sulle comunicazioni che deve vigilare su temi tanto delicati come la par condicio, la telefonia, il conflitto d’interessi nelle telecomunicazioni, per la quale prima del voto non c’è stata nessuna indicazione del presidente, con un danno in più come ha detto Vincenzo Vita (ex sottosegretario diessino alle comunicazioni): “senza presidente l’autorità non si può insediare e quindi la par condicio non sarà vigilata. Siamo al far west”.
Per le Comunicazioni gli scrutinati alla fine di una complicata giornata sono stati: Giancarlo Innocenzi, già direttore dei servizi giornalistici del gruppo Mediaset, eletto nel 94 per il partito del premier e attuale sottosegretario alle comunicazioni per Forza Italia che nel curriculum vanta di essere la mente della famigerata legge Gasparri insieme al signor Antonio Pilati. Non solo, attraverso un gioco di scatole cinesi che scende giù per segretarie e figli ha interessi nientemeno in quella produzione televisiva che fu l’unica legittimata a riprendere la firma della costituzione europea tenendo fuori nientemeno che il servizio pubblico Rai. Già questa nomina dovrebbe far griare allo scandalo, in un paese come l’Italia dove l’anomalia Berlusconi non è stata risolta né nei primi 100 giorni di governo, né lo sarà mai, nonostante il palliativo passaggio di consegne della holding di telecomunicazioni ai figli del proprietario, perchè pone un semplice problema: chi controllerà il controllore? Altro nomina discutibile è quella di Enzo Savarese, parlamentare di Fi e An, fortemente voluto da Gianfranco Fini, ex dirigente di Alitalia e poi vicepresidente dell’Alicos che all’Alitalia forniva personale di call center. Pure lui esperto di conflitti d’interessi. Gianluigi Magri, sottosegretario all’Economia in quota Udc, iscritto all’associazione carabinieri e a quella dei Medici Cattolici, e poi Stefano Mannoni, completano la quaterna polista.
Quest’ultimo, professore, costituzionalista collaboratore del Mattino è però stato scelto personalmente da Berlusconi scippando il posto al leghista Marano che, depotenziato in Rai, non è considerato affidabile da suo stesso partito.
Da parte sua l’Unione ha reagito con maggior fairplay nominando almeno un buon manager di provenienza Fieg, quindi di ”area Montezemolo”, Sebastiano Sortino, anche se è stato spedito in un settore diverso dalla sua expertise (motivo per cui si potrebbe rivotare alla camera per i consiglieri del centrosinistra); Michele Lauria, già sottosegretario ulivista alle comunicazioni, specializzato nei media, Nicola D’angelo, ex capo dell’ufficio legale di Fassino, ex capo di gabinetto di Maccanico. Un neo rimane quella nomina di Roberto Napoli – ma all’Udeur qualcosa lo si doveva pur dare, dicono i bene informati – medico specialista e capogruppo dell’Udeur al Senato nella scorsa legislatura e non rieletto, condannato (in primo grado lo scorso febbraio) nella causa mossagli da un ex dipendente e sotto processo per reati amministrativi… Con questo ottetto chi può essere il Presidente? In pole position sarebbero Corrado Calabrò, presidente del tar del Lazio, già collaboratore di Giovanni Galloni, e Vari, altro costituzionalista. “Nomi fatti per essere bruciati” dicono a Montecitorio.
Peggio sembrerebbe andata alla Privacy, che vigila sulla tutela dei dati personali e sulla correttezza del loro utilizzo a fini commerciali, elettorali, di polizia. Importante soprattutto in questo periodo prelettorale in cui si invoca l’intervento del Garante per gli “hacker” all’anagrafe di Roma e sugli sms elettorali non richiesti come ha denunciato il diellino Bedin.
Mauro Paissan, giornalista de il manifesto e già in quota Verdi, è stato riconfermato, ed è stato in assoluto il più votato, tanto che se la presidenza dell’autorità andasse al centrosinistra la presidenza potrebbe essere sua. I nuovi eletti sono invece il costituzionalista margheritiano Franco Pizzetti e Giuseppe Chiaravallotti, ex presidente FI della Calabria e probabile presidente dell’Autorità Garante per il polo, e infine Giuseppe Fortunato. Proprio su Fortunato si sono concentrati gli strali del centrosinistra per una sentenza della corte di cassazione che lo ha condannato per violazione della privacy, di chi? Di Bassolino. Fortunato aveva preteso dall’allora Sip i tabulati del comune di napoli ”per denunciare gli sperperi” si difende l’avvocato di An che senza successi ha cercato la nomina di difensore civico dell’Unione Europea.
Insomma, un pasticcio che fa dire a Sergio Bellucci del Prc: “Se ci fosse stata anche la nomina dei vertici di telefono azzurro avrebbero scelto un pedofilo”. E continua – “Preoccupa che per compiti così delicati, il Parlamento abbia votato dei sottosegretari che diventano controllori della legge che hanno prodotto e che la sinistra d’alternativa sia stata esclusa dalle nomine.
Meno drastico il diessino Vita che ci dice: Il mio giudizio per ora è sospeso. Lo dico con una punta di imbarazzo. Sulle scorse nomine infatti ci siamo dovuti ricredere. Speriamo che l’autorità Tlc dia al più presto un segnale di esistenza. Ne ha bisogno il paese”.