Gates arriva a Roma e piovono le polemiche. In ballo il monopolio di Microsoft in Italia
ARTURO DI CORINTO
ROMA
il manifesto – 30 Gennaio 2003
Bill Gates fa sempre notizia, e stavolta non è per l’ennesimo problema di sicurezza nel software dell’azienda al cui nome ha legato la sua fortuna, la Microsoft, responsabile della congestione della rete in queste giornate. Stavolta si parla di Bill Gates perché sarà a Palazzo Giustinani a Roma, il 31 gennaio, invitato dal presidente del senato Marcello Pera a parlare di globalizzazione e da Berlusconi in persona a «consigliarlo sullo sviluppo delle tecnologie per informatizzare il paese».
Subito è scattata la polemica che ha registrato il sarcastico commento di Pietro Folena: «chiedere questo a Bill Gates è come chiedere a Berlusconi come promuovere il pluralismo dell’informazione», mentre le associazioni del software libero hanno annunciato conferenze stampa, sit-in davanti al parlamento, distribuzione di dossier e cdrom con Linux per stampa e parlamentari.
Il timore è che la visita di Gates possa produrre in Italia lo stesso effetto che lui e il suo vice, Steve Ballmer, ottengono ogni volta che visitano un paese: fare carta straccia delle proposte di introduzione nella pubblica amministrazione di software concorrenti a Microsoft. E’ già successo in Messico, in Perù, in India (e aspettiamo la risposta di Lula).
In Italia infatti una serie di iniziative comincia a incrinare la fiducia di Microsoft di mantenere immutata la propria posizione di monopolio. Il ministro dell’innovazione tecnologica Lucio Stanca ha avviato una commisione di studio sull’introduzione del software open source nella pubblica amministrazione i cui risultati dovrebbero essere resi disponibili a giorni. E, se nel 2000 la legge 340, articolo 25, prevedeva esplicitamente la proprietà del software sviluppato per la pubblica amministrazione, a dimostrazione di una maggiore sensibilità degli amministratori per l’importanza di ottenere maggiori diritti sul software utilizzato, la proposta di disegno di legge dal senatore dei verdi Fiorello Cortiana di privilegiare il software open source nella pubblica amministrazione laddove si dimostri più affidabile ed economico di quello proprietario di Microsoft, ha raccolto parecchi consensi coalizzando deputati, associazioni e scuole.
Per scongiurare questo scenario Microsoft, però, ha già fatto le sue contromosse. Ha avviato il Government security program, che estende la «Shared source initiative». Microsoft cioè renderà disponibile parte del codice sorgente dei software Windows a governi e istituzioni per favorire la creazione di software compatibile con la propria piattaforma, e dare rassicurazione sulla presenza di funzioni occulte e falle di protezione dei suoi sistemi.
Nonostante ciò, l’Associazione software libero (Assoli) ritiene che, anche in presenza di questa iniziativa, per lo stato restano negate libertà fondamentali come quelle di poter distribuire liberamente il codice e di modificarlo, condizione sine qua non un soggetto, privato o pubblico, possa considerare il software «di sua proprietà». Assoli inoltre afferma che «il solo accesso al codice, senza la possibilità di una libera distribuzione e modifica non garantisce nessuno dei diritti fondamentali che servono ad evitare la dipendenza da un fornitore ed ad incentivare la concorrenza sul mercato e il controllo capillare da parte dei cittadini». Perciò chiedono alle softwarehouse e al fornitore governativo Microsoft, di usare «protocolli di comunicazione e formati dei dati pienamente documentati, di pubblico dominio e non coperti da brevetti, garantendo così l’interoperabilità, l’indipendenza dal singolo fornitore, ed un regime di concorrenza reale» (www.softwarelibero.it).
Infine le associazioni chiedono di sapere che fine abbia fatto l’emendamento alla Finanziaria 2003 che ipotizzava l’adozione di software libero nell’amministrazione pubblica per ridurre i costi delle licenze software, sull’onda di analoghi provvedimenti già in uso in altri paesi europei.
Ma i più maligni sostengono che l’incontro di Gates con Pera è solo un passo di avvicinamento a un italiano che potrebbe dargli parecchio filo da torcere. Non bisogna dimenticare, infatti, che il commissario italiano dell’Antitrust europeo Mario Monti dovrà decidere sul ricorso verso Microsoft per abuso di posizione dominante nel settore della musica on line e dei server. Microsoft, soprattutto dopo l’accordo con la Rai sul progetto «Giove», che prevede la digitalizzazione e la distribuzioni dei «preziosi» contenuti dell’azienda di stato, viene accusata di voler sfruttare la propria posizione dominante nei sistemi operativi per crescere proprio nel mercato della distribuzione on line dei prodotti multimediali, la killer application di un mercato in difficoltà che proprio dal pluralismo informatico potrebbe ricevare nuova linfa.