Stalkerware e violenza domestica, diciamo basta
Hacker’s dictionary. Il 25 novembre viene inaugurato il sito stopstalkerware.org. L’idea nasce da una coalizione di che si prefigge di tutelare la privacy di tutti ma in particolare quella di donne e adolescenti
di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 21 Novembre 2019
Germania, Italia e Gran Bretagna sono i tre paesi che guidano la classifica europea della diffusione degli stalkerware. In parole semplici, si tratta di software che consentono di spiare altre persone, ad esempio monitorando i loro messaggi, le chiamate, e la posizione Gps, nella più completa segretezza.
Uno stalkerware può venire sfruttato per abusare della privacy del proprio partner, vendicarsi di una relazione finita male o molestare i colleghi, installando un’applicazione sullo smartphone o il tablet della vittima designata. A quel punto, lo stalker avrà accesso a una serie di dati personali senza la necessità di trovarsi in prossimità della vittima.
Diverso dai software di controllo genitoriale che utilizzano app volte a limitare l’accesso a contenuti rischiosi o inadeguati, ricevendone le notifiche, gli stalkerware permettono allo stalker di spiare la propria vittima di nascosto. I software hanno nomi evocativi come Cerberus, TruthSpy, Phonespy e Mobiletracker. Quest’ultimo permette di registrare la posizione dell’utente, le comunicazioni via sms, WhatsApp, Hangouts, Skype, Messenger, Telegram, oltre alle normali chiamate telefoniche. E possono essere installati come software di utilità. Cerberus ad esempio viene pubblicizzata come app antifurto. Il set di funzioni di questi programmi è relativamente standard: tracciamento dei siti visitati, intercettazione delle comunicazioni di messaggistica, rilevamento delle chiamate, attivazione di fotocamera e microfono da remoto.
E infatti sono stati sfruttati per monitorare le e-mail di dipendenti, tracciare giornalisti e spiare i propri partner. Un simile utilizzo può sfociare in molestie, sorveglianza non autorizzata, stalking e perfino violenza domestica. Tuttavia le attuali leggi che regolano l’utilizzo dello stalkerware non sono sufficientemente rigide da dissuadere i responsabili da tali abusi.
Per questo una coalizione di aziende e associazioni a tutela della privacy ha deciso di agire insieme creando il sito www.stopstalkerware.org, per aiutarne le vittime. Sarà inaugurato lunedì 25 novembre 2019, la data della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, visto che il 70% delle donne vittime di cyberstalking ha subito almeno una forma di violenza fisica o sessuale da parte del partner. Della coalizione fanno parte Avira, Electronic Frontier Foundation, European Network for the Work with Perpetrators of Domestic Violence, Kaspersky, Malwarebytes, e altri.
Se non è chiara l’importanza dell’iniziativa si possono guardare i numeri. Kaspersky da sola ha rilevato che a livello mondiale nei primi otto mesi dell’anno si sono verificati oltre 518.223 casi di rilevamento degli stalkerware, oppure un tentativo di installazione: un aumento del 373% rispetto allo stesso periodo nel 2018. La Federazione Russa rimane la regione più colpita seguita da India, Brasile e Stati Uniti.
Durante i primi otto mesi del 2019 invece, 37.532 utenti sono entrati in contatto almeno una volta con gli stalkerware. Si tratta di un aumento del 35% rispetto allo stesso periodo nel 2018.
Un numero maggiore rispetto agli spyware classici che pure rimangono un problema come rilevato anche dalla trasmissione Report di Raitre, pur senza dare i numeri dell’entità complessiva del fenomeno.
Come gli spyware e i trojan di Stato attraverso cui si dovrebbero indagare solo terroristi e mafiosi, ma illecitamente usati anche contro ignari cittadini, gli stalkerware rappresentano un problema sempre più grosso rispetto all’esigenza di tutelare i diritti di chi ne è bersaglio.