Diritto alla rete
Arturo Di Corinto
per Il Sole 24 Ore-Nova
Giovedì 7 Gennaio 2010
La strategia del parlamento nato per difendere il web e promuoverne l’evoluzione
Di fronte ai tanti rischi che Internet corre, su iniziativa delle Nazioni Unite, dopo il World Summit on Information Society di Tunisi nel 2005, è nato l’Internet Governance Forum (IGF), una sorta di parlamento di Internet deputato a promuoverne evoluzione, stabilità, e ubiquità. I temi dell’IGF sono gli stessi dall’inizio: 1) Accesso, quindi abbattimento del digital divide e diritto all’accesso universale; supporto finanziario allo sviluppo delle infrastrutture di Internet. 2) Diversità, cioè multilinguismo, diversità culturale e diritto a un mercato equo e concorrenziale. 3) Apertura e quindi libertà di espressione; neutralità della rete; interoperabilità, utilizzo di format e standard aperti. 4) Sicurezza dei protocolli, delle reti, delle infrastrutture e della posta privata; difesa da virus e botnet. 5) Privacy, diritto a leggere e a scrivere in rete in modo anonimo; difesa contro lo spamming e protezione dell’identità; diritto all’oblio.
Se ne è parlato, insieme ai temi emergenti, al CNR di Pisa, luogo di nascita della Internet italiana, l’ottobre scorso, e dal 15 al 17 novembre in Egitto senza grande clamore. Eppure la Governance della rete riguarda “lo sviluppo e l’applicazione da parte dei governi, del settore privato e della società civile, nei loro rispettivi ruoli, di principi, norme, regole, procedure decisionali e programmi condivisi che influenzano l’evoluzione e l’uso di Internet”. Più importante di così. “Governance poi non vuol dire governement”, ci spiega Fiorello Cortiana, già senatore e veterano della rete, “la Governance della rete implica procedure di negoziazione tra sfera pubblica e privata”, e non potrebbe essere altrimenti, visto che la Rete sta realizzando una nuova redistribuzione del potere, “configurandosi”, dice Stefano Rodotà, come il “più grande spazio pubblico che l’umanità abbia mai conosciuto nel quale si coglie la radice della moderna laicità e della stessa democrazia”.
E’ sulla base del pressing risultante dai vari incontri degli IGF che si sono ottenuti grandi vantaggi in termini di riconoscimento della diversità culturale degli utilizzatori della rete – dal 2010 sarà possibile usare anche caratteri non latini per la ricerca degli indirizzi Internet – e di maggiore condivisione nella gestione del sistema dei DNS, la base della stabilità della rete, prima affidato solo ad un ente non profit americano, l’Icann, e ora aperto a governi e società civile.
“Sono passi importanti”, ci dice Stefano Rodotà, tra gli ispiratori di una carta dei diritti di Internet costruita dal basso, “ma non bastano”. “Nella società dell’informazione l’accesso a Internet dovrebbe essere considerato un diritto universale come fu per il telefono”, e c’è chi sostiene addirittura che dovrebbe essere trattata alla stregua di un diritto naturale. Il prossimo appuntamento per la rete del futuro è l’IGF di Vilnius, in Lituania.