La Repubblica

In Svezia la prima agenzia per la difesa psicologica contro la disinformazione

La cattiva informazione, misinformation, è quella fatta dai giornalisti per errore o per sostenere la linea politico-editoriale dei loro editori, mentre la disinformazione è sempre frutto di campagne di manipolazione delle percezioni organizzate a livello centrale da strutture specializzate e spesso usa le fake news per propagarsi. Entrambe però, sia la cattiva informazione che la disinformazione possono creare ansietà, odio e paura rendendo la società più vulnerabile e per questo secondo l’Agenzia, è necessario un vero e proprio lavoro di prevenzione psicologica, che miri a stimolare gli anticorpi democratici della società per proteggere la salute della popolazione, il funzionamento sociale e i valori nazionali come la democrazia, le leggi, la libertà e i diritti umani.

Non è un caso che l’Agenzia faccia oggi la sua comparsa, la Svezia terrà infatti le sue elezioni generali tra pochi mesi, a settembre, ed è preoccupata per l’effetto che fake news e narrazioni complottiste possono avere sul processo democratico essendo già stata oggetto secondo il suo direttore, di campagne di disinformazione da parte di Russia e Cina. Non ultima l’infodemia legata al Coronavirus esplosa sui social. L’obbiettivo dell’Agenzia però è ambizioso per tre motivi: la maggior parte delle persone non sa riconoscere le notizie vere da quelle false; gli individui, ad ogni latitudine, preferiscono credere alle bufale quando confermano i propri pregiudizi; ultimo, la disinformazione ha modelli di crescita esponenziali perché chi ne è colpito non cerca di proteggersi ma se ne fa portatore per ottenere vantaggi e riconoscimento nel gruppo di appartenenza.

Disinformazione, un problema cibernetico

Gli ideatori dell’agenzia devono avere letto la dottrina Gerasimov, il famoso generale dell’Armata Russa che ha teorizzato il rovesciamento del soft power che gli Usa esercitano sull’immaginario globale attraverso cinema e social network, usando Facebook, Instagram, Twitter e Whtasapp come armi di persuasione di massa. Il motivo non dichiarato nella missione dell’agenzia è infatti la consapevolezza che ormai la disinformazione è diventata un problema cibernetico perché i suoi attori usano strumenti digitali per colpire le certezze dei bersagli con un esercito di troll, di bot, e facendo largo uso di meme, clickbait e notizie online creati ad arte da gruppi di guerriglia digitale che usano anche tecniche di software hacking per manipolare l’informazione e i suoi protagonisti, non ultimi i deep fake video e la propaganda computazionale che viaggiano su forum come Reddit, Discord, e 4chan.

Le campagne di manipolazione delle percezioni che usano le notizie false per seminare dubbio e scontento nella popolazione, inoltre, vengono diffuse sui social network principali, ambienti ingegnerizzati per favorire il coinvolgimento delle persone e la polarizzazione delle opinioni affinché restino più tempo possibile sulle piattaforme aumentandone il valore per gli inserzionisti pubblicitari: più tempo si passa online, maggiore è la probabilità di essere esposti a informazioni e prodotti commerciali.

Manipolazione delle percezioni, una battaglia europea

L’Agenzia svedese. È scritto sul sito, opera in tempo di pace e di guerra, lavora a lungo termine e in modo preventivo attraverso formazione e informazione, esercitazioni, conducendo ricerche e e collaborando con le agenzie statali e altri attori persino a livello internazionale.

Anche in Italia c’è stato un tentativo simile. Non si trattava di un’Agenzia ma il ministro Marco Minniti nel 2018 aveva deciso di creare una task force governativa di contrasto alle notizie false con cui è possibile manipolare l’opinione pubblica, orientare le decisioni dei governi, delegittimare personalità e istituzioni e sovvertire il dibattito scientifico. Non se ne fece più niente ma il progetto arrivò e in Europa con l’Action Plan against Disinformation e dove è attivo un gruppo di studio contro le fake news mentre in Italia un consorzio guidato dall’Università Luiss e costituito da Rai, Tim, gruppo Gedi, Università di Tor Vergata, T6 Ecosystems, Newsguard e Pagella Politica si sono aggiudicati il bando da 1.4 milioni per l’Italian Digital Media Observatory dell’Unione europea.

Insomma, il messaggio è forte e chiaro: fare attenzione quando ci troviamo a condividere informazioni non verificate. Un recente report del Carnegie Endowment for International Peace ha constatato che la disinformazione sul Covid rimane alta in Svezia rispecchiando le dinamiche proprie dell’infodemia, l’epidemia di informazioni relative all’attuale pandemia, e delle teorie cospirative che attribuiscono al 5G la diffusione di malattie ed eventi inspiegabili sotto la regia di poteri imprecisati che mirano al dominio globale.