L’ANALISI
Agcom e Garante della Privacy
ecco gli eletti, scatta la protesta
Dècina, Martusciello, Preto e Posteraro all’Agcom; Iannini, Bianchi Clerici, Califano e Soro alla Privacy. Dopo il voto parlamentare sui commissari Agcom e privacy, le associazioni, i sindacati e i partiti d’opposizione si preparano alla battaglia. Un appello a Napolitano. Rodotà: “Errore gravissimo non ascoltare i cittadini” di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 6 giugno 2012
Dècina e Martusciello sono stati eletti alla Camera su indicazione di Pd e Pdl come commissari all’Autorità garante delle Comunicazioni. Antonio Preto con 91 voti e Antonio Posteraro con 94 al Senato. Invece sono stati eletti per l’Autorità Garante dei dati personali Giovanna Bianchi Clerici e Antonello Soro alla Camera, mentre Augusta Iannini con 107 e Licia Califano con 97 sono state elette al Senato, rispettivamente per il centrodestra e per il centrosinistra. Perciò, dopo le molte reazioni politiche, da Vendola a Di Pietro, anche le associazioni scendono sul piede di guerra e in una conferenza stampa alla Camera strappano simbolicamente dei cartelli con su scritto “Meritocrazia”, “No conflitto d’interessi”, “libertà d’informazione”
“Per noi è un incubo”. Non usa mezzi termini Luca Nicotra, segretario di Agorà digitale, per esprimere il disappunto sulle candidature all’Agcom. “Significa che staremo sotto botta per i prossimi sette anni”. Ha ragione. L’autorità garante per le comunicazioni ha dei compiti importantissimi e si occuperà di una serie di materie che intervengono direttamente sulla qualità della democrazia nel paese: par condicio e monopoli televisivi, concorrenza nel settore delle reti e delle poste, diritto d’autore e libertà d’espressione, mercato e raccolta pubblicitaria.
Data la formale terzietà dell’Autorità rispetto ad altre istituzioni come il Parlamento, si capisce perché l’indipendenza e la competenza dei suoi commissari sia diventato oggetto di scontro politico.
Nel convengo tenutosi alla Federazione della stampa due settimane fa si diceva proprio questo: “dalla qualità della composizione delle Autorità garanti dipende la qualità della democrazia in Italia”.
Perciò se la composizione finale del consiglio Agcom rispetterà l’accordo, “cioè l’inciucio tra i partiti” come l’ha definito Gianfranco Mascia del Popolo Viola, ci troveremo in una situazione in cui due membri sono targati Pdl, uno Pd, uno Udc e, a secondo dei casi, potranno mettere in minoranza lo stesso presidente indicato da Monti – quasi certo in Angelo Cardani – a garanzia del rispetto delle regole di mercato.
Non c’è infatti motivo di ritenere che il candidato Pdl Martuscello, berlusconiano della prima ora, fondatore del primo club di Forza Italia a Napoli, possa fare delle scelte orientate al mercato e alla concorrenza a dispetto di chi l’ha fatto eleggere prima in Parlamento e poi all’Autorità. Lo stesso vale per Antonio Preto che certo non è diventato capo di gabinetto di Tajani, l’eterno secondo berlusconiano, tramite concorso. Se Dècina è persona capace, ed è considerato indipendente, pesa sul suo curriculum accademico la frequentazione professionale con Telecom e il sostegno dalemiano, mentre di Posteraro è noto il profilo di servitore delle istituzioni e l’amicizia con Casini.
La matematica non è un’opinione e perciò l’Udc o la strana creatura che diventerà, sarà l’ago della bilancia del settennato Agcom.
Antonello Falomi dell’Idv si è chiesto: “cui prodest?” “E’ lecito pensare che il Pd acconsentendo alla candidatura di Posteraro abbia ricevuto qualcosa in cambio”. Quello che si dice a mezza bocca nei corridoi di Montecitorio è che la moneta di scambio non è stata l’indicazione di due nomi alla Privacy, il dermatologo Antonello Soro e l’accademica Licia Califano, ma una pace armata in Rai per la quale i democratici avrebbero mandato giù il boccone amaro della prorogatio dell’attuale Cda.
Per questo Marco Quaranta di Move On, eterogenea creatura associativa attiva sul tema della Rai si dice preoccupato del metodo seguito: “Il metodo di queste nomine è sbagliato. Abbiamo il fondato timore che ci sia dietro una logica di scambio che influenzerà la prossima composizione del Cda Rai”. E nel merito dice “Questa Agcom sarà capace di fare rispettare le regole sulla televisione? Secondo noi, no”. “Prepariamoci alla mobilitazione, scendiamo in piazza”.
E infatti, in questo valzer di poltrone, la Lega che ha ottenuto la Bianchi Clerici alla Privacy per dare il via libera al secondo Pidiellino all’Agcom, aspetta di essere “risarcita” anche con una nomina “pesante” in Rai. Non sorprende invece gli osservatori la nomina di Augusta Iannini, per il Pdl vista la sua frequentazione di Palazzo Grazioli anche nei momenti più duri del premier Berlusconi. La Iannini, magistrato, è moglie di Bruno Vespa.
Gennaro Migliore di Sinistra Ecologia e Libertà è indignato: “non capisco questo a che gioco giocano”. “Non vorremmo che fossero le prove generali di una coalizione diversa dalla foto di Vasto”. “Noi ci opponiamo alle logiche spartitorie e vogliamo trasparenza nelle nomine”.
Per Guido Scorza, avvocato, della Open Media Coalition, “la strada adesso è una sola, chiedere formalmente a Napolitano di non controfirmare i decreti di nomina e impugnare le candidature al Tar perché contrarie ai requisiti di legge.”
“E adesso che fine fanno i curricula?” Nicotra ci dice che “le candidature arrivare in Parlamento sono oltre cento”. Abbiamo fatto una simulazione di voto tra i cittadini e dalle 47mila risposte avute è risultato che gli italiani vogliono Stefano Rodotà all’Agcom, Manconi alla Privacy e la Gabanelli presidente Rai”.
Per gli attivisti di Avaaz, bisogna battersi affinché all’Agcom vada chi capisce la rete e sappia trovare il giusto equilibrio fra i titolari di copyright e la libertà di espressione. Infatti questo è uno dei grandi temi che l’Autorità dovrà affrontare anche se meno immediato del tema della par condicio nella prospettiva di elezioni ravvicinate. Intanto Avaaz e prepara una serie di contestazioni creative al sistema dei partiti, forse già da domani.
Stefano Rodotà, da noi interpellato sull’esito della vicenda delle nomine dei commissari delle Autorità, non ha voluto entrare nel merito ma una cosa ce l’ha detta: “Mi pare sia stato fatto un gravissimo errore considerando l’attenzione dell’opinione pubblica sul tema delle candidature. Non ascoltare i cittadini produce sempre danni alla democrazia”. E Grillo gode.