La Repubblica: Copyright web, con le nuove regole l’Agcom scavalca il Parlamento

la-repubblica-it-logoCopyright web, con le nuove regole l’Agcom scavalca il Parlamento

I retroscena che hanno portato al varo del nuovo regolamento per tutelare il diritto d’autore online. Due giorni prima dell’insediamento del nuovo commissario

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 12 dicembre 2013

Alla fine l’hanno fatto. Il regolamento contro la pirateria online è una realtà. L’Agcom ha reso pubbliche – nonostante le perplessità di esponenti del governo come Emma Bonino e l’invito del presidente della Camera Laura Boldrini a fare subito una legge di riforma – le nuove regole sull’applicazione delle sanzioni relative alla violazione del diritto d’autore online. Soddisfatto il presidente Agcom Cardani che dopo le numerose critiche ricevute segna l’unico punto della sua gestione dell’Autorità da quando Monti l’ha voluto presidente in un consiglio tutto sbilanciato a destra. Eppure anche per Cardani una punta di amarezza c’è. Il presidente è consapevole dello sgarbo istituzionale verso il nuovo commissario incaricato, Antonio Nicita, espressione del Partito Democratico, che insediandosi fra pochi giorni non ha potuto votare né a favore né contro la norma. Per di più in uno scenario dove il segretario del partito di maggioranza relativa vuole rivedere tutti i dossier relativi al mondo digitale.

Ma allora perché tanta fretta? Uno dei motivi potrebbe essere la vicina calendarizzazione alla Camera e al Senato di ben tre proposte di legge di riforma del diritto d’autore che se approvate, richiederebbero lo stop dell’Autorità. Anche qui il garbo istituzionale avrebbe dovuto prevalere, visto che Cardani aveva ripetuto nelle audizioni estive di Camera e Senato che di fronte a un provvedimento parlamentare l’Autorità avrebbe ceduto il passo. Ma non è successo. Solo uno sgarbo allora? No, perché il regolamento, non solo non riposa su una norma parlamentare, ma sono in troppi convinti che la base giuridica su cui si poggia il regolamento – il famoso decreto Romani – non legittima l’intervento dell’Agcom. E altrettanti non sono convinti che neppure basti la normativa sul commercio elettronico del 2003.  A queste obiezioni i commissari Martusciello (FI), Preto (PDL), Posteraro (UDC) e Cardani hanno sempre opposto il fantomatico parere di 10 esperti che legittimerebbero l’Autorità a intervenire, ma questi pareri nessuno li ha mai visti perché non sono mai stati pubblicati.

Insomma alla fine il regolamento permetterà all’Autorità di intervenire per inibire l’accesso ai siti web illegittimamente contenenti materiale coperto da copyright con un’ordinanza che può essere impugnata davanti all’autorità giudiziaria entro tre giorni. L’Agcom parrebbe avere anche superato lo scoglio della difettosa capacità tecnica della sua struttura di intervenire a seguito delle segnalazioni dei titolari dei diritti. Era stato il dimissionario commissario Maurizio Decina, poco prima di dimettersi a settembre, a ribadire l’inadeguatezza di risorse e personale per poterlo fare. L’Autorità penserebbe di affidarne il compito alla Fondazione Bordoni con un meccanismo simile a quello del Registro delle Opposizioni. Ma non essendo la Fondazione un ente benefico, non è ancora chiaro chi pagherà le spese per questo lavoro. Da sottolineare inoltre che risulta singolare che tale attività possa essere conferita a un’istituzione finanziata dagli stessi operatori Tlc e dai produttori di contenuti che l’autorità dovrebbe vigilare.

A rimetterci sono di sicuro gli Internet Service Provider che dovranno dedicare parte delle loro risorse al lavoro di monitoraggio e inibizione di accesso con filtro e blocco di Ip e Dns verso i siti canaglia in Italia e all’estero. Anche se, questo è il primo rilievo informale fatto dall’Europa all’autorità italiana, bisognerebbe proprio distinguere fra il comportamento da tenere verso i siti italiani e quelli stranieri. Il secondo rilievo è invece proprio che andrebbe meglio definita la procedura di “notice and take down” prevista in Europa per intervenire sulle violazioni in oggetto.

Cardani in un’intervista a Repubblica aveva denunciato la malafede degli oppositori al regolamento, ma rimane il fatto che è la prima volta nella storia repubblicana che su materie che toccano diritti fondamentali come la libertà d’espressione su web un unico soggetto assuma poteri di indagine, poteri amministrativi e poteri dispositivi nei confronti dei cittadini e che di fronte a un regolamento amministrativo di questa portata il presidente non abbia sentito l’esigenza di fare un passaggio parlamentare davanti alle commissioni competenti come ha dichiarato Mirella Liuzzi dei Cinque stelle. Ma anche secondo l’ex commissario Nicola D’Angelo la cosa è inusuale: “Tutta la materia è stata trattata con una chiara disattenzione verso i diritti costituzionali che in rete vengono esercitati”. La prova dell’efficacia del regolamento che entrerà in vigore il 31 marzo 2014 sarà comunque in capo ai tribunali amministrativi visto che, anticipa Altroconsumo, “impugneremo il provvedimento al Tar perché le modifiche al testo sono peggiorative e, a dispetto dei comunicati dell’Agcom, non c’è niente su educazione e offerta legale per i consumatori”.

Lascia un commento