Caro Renzi, per favore salva tu il turismo italiano
Nella lettera al Premier, ottenuta in esclusiva da Wired, il direttore dimissionario dell’Ente nazionale per il turismo si toglie parecchi sassolini dalle scarpe e punta il dito contro il Ministro Franceschini e le resistenze interne al Mibac che affossano l’industria italiana del turismo
di Arturo Di Corinto per Wired del 17 Giugno 2015
“Caro Presidente, mi permetto di essere diretto e franco: appena può affronti direttamente Lei il tema Turismo“. Comincia così la lettera indirizzata al premier Renzi da Andrea Babbi, che con la missiva lascia il suo incarico di direttore generale dell’Enit, l’Agenzia italiana per la promozione turistica. Motivo? L’insoddisfazione verso una governance del turismo incerta e frammentata, inaccettabile a ridosso dell’Expo, l’evento mondiale che avrebbe dovuto rilanciare tutto il settore nel Bel Paese. Un settore che vale circa il 12% del PIL nazionale e che impiega oltre due milioni e mezzo di addetti.
Ma questa non è l’unica notizia. La Corte dei conti ha finalmente registrato lo statuto dell’Enit adottato in terza lettura dal suo commissario, ing. Cristiano Radaelli, il 18 maggio scorso, dopo sei mesi di rimpallo con Palazzo Chigi come lui stesso ci ha confermato. La firma sullo statuto trasforma così l’agenzia in ente pubblico economico prima della sua probabile fusione con l’Ice (Istituto per il commercio estero), aprendo la strada alla determina di organizzazione e alla nomina del nuovo cda su cui la politica non si è ancora messa d’accordo. Compiuto questo passaggio, i 68 dipendenti di Promuovitalia, la controllata del Ministero della cultura e del turismo che ha come socio unico l’Enit, potranno almeno in parte essere riassorbiti alla chiusura delle procedure fallimentari che la riguardano.
Babbi, ideatore della Notte Rosa di Rimini, della Motor Valley romagnola e rimpianto direttore dell’APT Emilia Romagna, avrebbe deciso di andarsene non per già gli effetti dello statuto che secondo certe interpretazioni lo vedrebbero decaduto dalla funzione, ma probabilmente per sottrarsi e difendersi – dalla secondo lui immeritata – pubblicità generata da articoli di stampa che hanno più volte denunciato una sua presunta ‘incapacità gestionale e messo in evidenza un’inchiesta per abuso d’ufficio, che potrebbe essere derubricata insieme alle accuse ad altri 16 che con lui hanno ricevuto una notizia di proroga delle indagini a causa della presunta irregolarità della sua nomina a direttore nel 2012.
La vicenda parte da lontano, all’indomani della nomina a direttore generale dell’Enit, stipendio 150 mila euro annui. Una cifra che, per chi fa una vita normale, è piuttosto alta, ma inferiore a stipendi di funzioni equivalenti nelle Agenzie di stato, nelle Authority e fra gli ambasciatori. Una cifra e una posizione invidiate, che però dicono i suoi collaboratori congrua alla difficoltà del lavoro svolto e alla funzione di parafulmine esercitata finora rispetto ai capricci della politica che non ha mai adottato il piano di rilancio del Turismo che Babbi aveva firmato con l’ex ministro Gnudi.
L’ente di cui è stato finora direttore generale Babbi è infatti commissariato e con una operatività ridotta da oltre un anno. Oggetto di diverse ispezioni ministeriali, delle ripetute visite della Guardia di Finanza e di indagini interne sull’impiego del personale estero e per le lettere di denuncia anonime verso il suo direttore della promozione, l’Enit ha continuato a lavorare, seppure a regime ridotto, per portare a casa buoni risultati del sell-in per l’Expo2015, il meccanismo in base al quale gli operatori comprano decine di migliaia di biglietti per l’esposizione in “conto vendita”, in attesa di trovarne gli effettivi compratori.
A Babbi si rimproverano sprechi che lui smentisce categoricamente nelle lettere ai vertici del governo: “Semmai ho fatto risparmiare diversi milioni di euro all’Enit”, dice lui, “Basta leggere i bilanci”.
Con Babbi estromesso, lo statuto approvato, Promuovitalia morosa coi creditori e in fallimento, come andrà a finire la complessa partita del turismo italico non si sa ancora. La battaglia adesso si sposta sulle nomine del cda della nuova Enit rispetto a cui rimangono in pista Claudio Mancini (coinvolto nelle spese pazze della Regione Lazio) sponsorizzato dal PD, e Antonio Preiti dal cerchio renziano, mentre il vicepresidente abruzzese Lolli avrebbe rinunciato a farsi candidare dalle regioni che potrebbero mettere in pista un “tecnico” ma, giurano, non tra quelli provenienti dall’agenzia di formazione turistica Promuovitalia Spa e che negli ultimi anni hanno causato il fallimento dell’azienda di stato in house al Mibact oggetto di almeno 10 interrrogazioni parlamentari. L’ultima depositata ieri dall’onorevole Lara Ricciatti di SEL.