Un documento visuale sulla realtà del software libero con interventi di Richard Stallman e Vincenzo Vita
Altri video sullo stesso argomento si trovano qui
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In risposta a un ambiguo articolo sulle consulenze d’oro del Corriere della Sera a firma di Sergio Rizzo, il 13 giugno 2008, gli interessati, che lavorano presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri hanno inviato questa lettera che non è stata pubblicata dall’editore.
Caro Direttore,
è gratificante vedere il proprio nome a pagina 2 del più importante giornale italiano, ma non certo all’interno di una lista di persone da additare indistintamente al pubblico ludibrio, come è successo sul Corriere del 13 giugno, che pubblica l’elenco dei consulenti di Palazzo Chigi più pagati. Tutto ciò per raccontare dell’operazione trasparenza del ministro Brunetta, mirata ad eliminare gli sprechi degli enti pubblici in nome della meritocrazia e dell’efficienza.
Giusto. Ma è necessario che a tutto ciò si accompagni un’informazione corretta e puntuale.
Le consulenze sono un problema? Sì, ma solo quando elargite con logiche clientelari, strapagate e per incarichi inutili. Non è qui necessario ricordare gli sprechi enormi, di vari ordini di grandezza superiori, che lo Stato perpetua in ogni campo, dalla sanità ai lavori pubblici, ma è essenziale chiarire alcuni punti.
1) La “consulenza” da anni è la modalità principale di acquisizione di competenze nel settore pubblico. Anziché assumere le persone come dipendenti, si preferiscono formule come i co.co.co o i contratti a progetto, nelle cui fattispecie molti della lista rientrano. Si è così creata una grande schiera di lavoratori pubblici che vanno tutti i giorni al lavoro, ma sono privi di qualsiasi garanzia, perche’ spesso i contratti durano un anno, sei mesi, addirittura tre mesi. E non si parla certo di aspettative di maternità, liquidazione o altri diritti che si ritenevano universalmente acquisiti.
2) Gli enti ricorrono ai consulenti perché hanno bisogno di competenze specialistiche che il sistema dei concorsi pubblici – con i suoi tempi e le sue modalità – non può sempre garantire, specialmente per progetti specifici, come molti di quelli citati nella lista del Corriere. Eliminare genericamente i consulenti significherebbe, per molti enti, svuotarsi di ogni sapere non strettamente amministrativo e rinunciare al contenuto di innovazione e conoscenza che essi garantiscono.
3) La pubblicazione di liste coi soli nomi e i compensi non rende conto della diversità di situazioni: quelle cifre nascondono per lo più compensi lordi annui per lavori a tempo pieno con diversi livelli di responsabilità e professionalità, talvolta anche in sostituzione dei dirigenti. Paradossalmente, molte delle persone che compaiono nella lista lavorano per progetti che hanno proprio come loro obiettivo quello di mettere a disposizione professionalità che assistano le amministrazioni nel processo di cambiamento e innovazione.
Più che gridare allo scandalo sarebbe opportuno aprire un dibattito vero su come valorizzare il lavoro pubblico di chi, consulenti e dipendenti, è quotidianamente e seriamente impegnato all’interno delle amministrazioni.
Stefano Kluzer, Laura Pacini, Luca Rigoni, Giacomo Massi, Enrico De Giovanni, Andrea Benigno, Vittorio Pagani, Paolo Subioli, Giulio Curiel, Giovanni Flore, Lucia Di Nucci, Lorella Vivona, Arturo Di Corinto, Marco Ippolito, Salvatore Walter Molino, Federico Leone, Giancarlo Corvino, Leonardo Donnaloia, Miriam Tedeschi, Mauro Savini, Fabrizio Donzella, Carlo Fabris, Salvatore Panzanaro, Davide Arduini, Emenuale Corleto, Giuseppina Palermo, Giada Maio, Luigi Reggi, Francesco Parenti, Federica Antonacci, Chiara Panci, Piero Rota, Giancarlo Corvino.
Ogni secondo Martedì del mese dalle 19:30 in poi sei invitato a partecipare ai *Technology Tuesday* presso la sede di canaleZero/Popolobue.tv in via del Gesù 56, Roma.
Qual è l’obiettivo del tech tuesday?
‘Each Tuesday puts technology into context, drawing on experts to help understand, interpret, demystify, exploit the latest technology trends. With a special focus on new strategies 4 innovating culture’
Le discussioni sono libere e non guidate, vengono privilegiati gli incontri f2f e la progettazione collettiva di dispositivi sociali.
Per partecipare è necessario:
In una filosofia di condivisione, sarà attiva una connessione wireless sprotetta, quindi, chiunque voglia, può portare il proprio laptop, cd e usb pen per scambiarsi materiali, masterizzarli eccetera. Chi rimane dopo le 23 di notte può organizzare un key signing party e procedere all’installazione di un sistema operativo libero.
Arturo Di Corinto
per Peace Reporter
di Giugno
La virulenza degli attacchi subiti dal giornalista Marco Travaglio per aver ricordato vecchie accuse di collusione mafiosa al presidente del Senato, Renato Schifani, la dice lunga sulla libertà d’informazione in Italia. Certo, in un paese dove sono i comici come Beppe Grillo a dover denunciare i dati del disastro Parmalat, Sabina Guzzanti con le armi della satira ci deve spiegare la truffaldina riforma della TV operata da Gasparri e i pochi spazi informativi sottratti ai carristi di PD e PDL devono essere difesi coi denti, tendiamo a non preoccuparci di quello che accade altrove. Ma che la situazione della libertà di stampa e d’informazione in altri paesi sia drammatica ce lo ricordano tre siti. Amnesty International ha da poco lanciato sul web le petizioni per chiedere al governo cinese il rilascio di persone che sono state incarcerate per aver esercitato la libertà di parola denunciando gli sfratti forzati, le limitazioni delle nascite o per avere tenuto in casa opuscoli religiosi. Come pure la vicenda del giornalista Shi Tao, denunciato da Yahoo in quanto latore di una email a colleghi esteri considerata diffamatoria dal governo. (Amnesty Italia) Mentre Internazionale prosegue la sua campagna per l’arresto dei responsabili della giornalista dei diritti umani Anna Politkovskaja (Internazionale su Politkovskaja) sul sito di Reporter senza Frontiere si può leggere un rapporto sintetico ma dettagliato sui rischi che corrono i giornalisti in Europa, fra cui il giornalista antimafia italiano Lirio Abbate (che per primo aveva parlato dei rapporti pericolosi di Schifani). E si può fare anche di più, come sostenere la campagna per la sicurezza dei giornalisti che documentano guerre e atrocità acquistando il libro fotografico di Bettina Rheims a favore della libertà di stampa nel mondo. (Reporters sans frontières)