Lettera al Corriere della Sera e a Sergio Rizzo (quello della “Casta”)

In risposta a un ambiguo articolo sulle consulenze d’oro del Corriere della Sera a firma di Sergio Rizzo, il 13 giugno 2008, gli interessati, che lavorano presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri hanno inviato questa lettera che non è stata pubblicata dall’editore.

Caro Direttore,

è gratificante vedere il proprio nome a pagina 2 del più importante giornale italiano, ma non certo all’interno di una lista di persone da additare indistintamente al pubblico ludibrio, come è successo sul Corriere del 13 giugno, che pubblica l’elenco dei consulenti di Palazzo Chigi più pagati. Tutto ciò per raccontare dell’operazione trasparenza del ministro Brunetta, mirata ad eliminare gli sprechi degli enti pubblici in nome della meritocrazia e dell’efficienza.

Giusto. Ma è necessario che a tutto ciò si accompagni un’informazione corretta e puntuale.
Le consulenze sono un problema? Sì, ma solo quando elargite con logiche clientelari, strapagate e per incarichi inutili. Non è qui necessario ricordare gli sprechi enormi, di vari ordini di grandezza superiori, che lo Stato perpetua in ogni campo, dalla sanità ai lavori pubblici, ma è essenziale chiarire alcuni punti.

1) La “consulenza” da anni è la modalità principale di acquisizione di competenze nel settore pubblico. Anziché assumere le persone come dipendenti, si preferiscono formule come i co.co.co o i contratti a progetto, nelle cui fattispecie molti della lista rientrano. Si è così creata una grande schiera di lavoratori pubblici che vanno tutti i giorni al lavoro, ma sono privi di qualsiasi garanzia, perche’ spesso i contratti durano un anno, sei mesi, addirittura tre mesi. E non si parla certo di aspettative di maternità, liquidazione o altri diritti che si ritenevano universalmente acquisiti.

2) Gli enti ricorrono ai consulenti perché hanno bisogno di competenze specialistiche che il sistema dei concorsi pubblici – con i suoi tempi e le sue modalità – non può sempre garantire, specialmente per progetti specifici, come molti di quelli citati nella lista del Corriere. Eliminare genericamente i consulenti significherebbe, per molti enti, svuotarsi di ogni sapere non strettamente amministrativo e rinunciare al contenuto di innovazione e conoscenza che essi garantiscono.

3) La pubblicazione di liste coi soli nomi e i compensi non rende conto della diversità di situazioni: quelle cifre nascondono per lo più compensi lordi annui per lavori a tempo pieno con diversi livelli di responsabilità e professionalità, talvolta anche in sostituzione dei dirigenti. Paradossalmente, molte delle persone che compaiono nella lista lavorano per progetti che hanno proprio come loro obiettivo quello di mettere a disposizione professionalità che assistano le amministrazioni nel processo di cambiamento e innovazione.

Più che gridare allo scandalo sarebbe opportuno aprire un dibattito vero su come valorizzare il lavoro pubblico di chi, consulenti e dipendenti, è quotidianamente e seriamente impegnato all’interno delle amministrazioni.

Stefano Kluzer, Laura Pacini, Luca Rigoni, Giacomo Massi, Enrico De Giovanni, Andrea Benigno, Vittorio Pagani, Paolo Subioli, Giulio Curiel, Giovanni Flore, Lucia Di Nucci, Lorella Vivona, Arturo Di Corinto, Marco Ippolito, Salvatore Walter Molino, Federico Leone, Giancarlo Corvino, Leonardo Donnaloia, Miriam Tedeschi, Mauro Savini, Fabrizio Donzella, Carlo Fabris, Salvatore Panzanaro, Davide Arduini, Emenuale Corleto, Giuseppina Palermo, Giada Maio, Luigi Reggi, Francesco Parenti, Federica Antonacci, Chiara Panci, Piero Rota, Giancarlo Corvino.

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