L’Europarlamento stoppa la direttiva sui brevetti software

Intervista. Maffulli (Free software Foundation): ”Vinta una battaglia di civiltà, ma la guerra non è finita”

[Arturo Di Corinto]
www.AprileOnLine.Info n.192 del 04/02/2005

L’Europarlamento stoppa la direttiva sui brevetti software
E’ di ieri la notizia che la Commissione Giuridica del Parlamento Europeo ha votato a larghissima maggioranza il supporto ad una mozione per riavviare il processo legislativo della direttiva sui brevetti software, di cui abbiamo seguito gli sviluppi proprio su questo giornale

Se ne è parlato anche al Congresso dei Democratici di Sinistra, e Nicola Zingaretti, eurodeputato ds, ha chiarito che quella sulla brevettabilità del software è una battaglia che non può essere persa perchè ne risentirebbe negativamente lo sviluppo economico e culturale sia del sistema Italia che del sistema Europa. Per saperne di più abbiamo sentito al proposito Stefano Maffulli, presidente della sezione italiana della Free software foundation Europe.

Stefano Maffulli, ci dici perché quella della Commissione giuridica è una decisione tanto importante?
Questa decisione rappresenta una dichiarazione poderosa dell’Europarlamento contro il testo della direttiva proposto dal
Consiglio. In pratica il parlamento ha fatto notare al Consiglio di essersi “inceppato” commettendo l’errore di ignorare le più semplici regole di democrazia e trasparenza. La direttiva è stata proposta dalla Commissione Europea all’EuroParlamento da cui è stata profondamente emendata. Il Consiglio, tuttavia, invece di cercare una via di mediazione reale, ha tentato di adottare un testo che era pressocché identico al testo originale della Commissione. Il Consiglio
e la Commissione hanno tentato di confondere il pubblico e i parlamentari dicendo che si trattava di una posizione di conciliazione e
che in tale testo i brevetti sul software erano esclusi. Però lo stesso sito ufficiale della Commissione riportava le parole: «l’approccio del Consiglio è molto più favorevole ai brevetti sul software e quindi largamente in linea con la proposta iniziale della Commissione», come ha
fatto notare ieri l’europarlamentare Piia Noora Kauppi. Ci si può aspettare di tutto, tranne essere presi in giro dalle istituzioni. Il parere della commissione giuridica fa gisutizia di quello che molti avevano vissuto come un abuso.

Pensi che questa decisione influenzerà gli scenari futuri della ricerca europea? E le piccole e medie imprese, soprattutto le softwarehouse, in che termini ne beneficeranno?
E’ ancora presto per trarre delle conclusioni. Ieri non è finita una guerra,
ma abbiamo solo vinto una battaglia per evitare che la libertà di impresa e la società della conoscenza venisse ricacciata nei recinti di un sistema feudale. Ora dobbiamo attendere che l’EuroParlamento si pronunci sul riavvio della procedura di decisione. Qualora la proposta di un nuovo iter venga approvata ricomincia il ciclo: la Commissione dovrà presentare un nuovo testo al
parlamento, il quale dovrà approvarlo e mandarlo al Consiglio, approvarlo a sua volta e infine mandarlo di nuovo al Parlamento per una seconda lettura e approvazione definitiva. Se invece il Parlamento non
approva la richiesta di rinvio, la palla resta in mano al Consiglio che potrà aver approvato il testo nel frattempo, oppure la Commissione può ritirare in toto la proposta. La situazione è ancora molto instabile e
richiede molta attenzione e risorse da parte delle imprese europee.

Il senatore dei Verdi Fiorello Cortiana che segue da tempo tali questioni ha dichiarato che ”Se non c’è un blocco sociale che condivide ed esige dei diritti nessuno lo farà per lui”. Quale è il blocco sociale che
ha sollecitato e ottenuto questa decisione?
Questo è un successo dovuto in larga parte all’enorme lavoro di informazione svolto dai più grandi innovatori europei nel campo del
software: ricercatori, scienziati, programmatori, imprenditori e aziende. FFII e FSFE hanno catalizzato una forza enorme trainata da un approccio scientificamente corretto e dal senso di giustizia, mettendo insieme moltissime aziende europee, tutte minacciate ugualmente dalla legalizzazione dei brevetti sul software. Chiunque ci abbia aiutato l’ha fatto a prescindere dal colore politico o dall’approccio di mercato o dalle licenze con cui distribuiscono software:
siamo stati efficaci nel comunicare con onestà i nostri timori.

Pensi che questa “coalition” potrebbe lavorare su altre questioni? Mi spiego, qualche giorno fa è stata presentata l’iniziativa “Scarichiamoli” di Creative Commons, pensi che possa mettere in atto simili meccanismi di pressione?
Non è facile mettere insieme tante persone diverse intorno ad un unico obiettivo. Contro i brevetti software ci siamo riusciti, come le FSF sono riuscite a coordinare lo sviluppo di un intero sistema operativo
(GNU), perché gli ambiti in cui sono germogliate queste iniziative hanno basi scientifiche indiscutibili su cui si riesce a far convergere sia gli ultraliberisti che i socialisti, sia gli imprenditori che gli studenti. L’iniziativa “Scarichiamoli” non la conosco abbastanza per poter giudicare. So che è una proposta di alcune persone che frequentano la lista di Creative Commons Italia, ma non è una proposta ufficiale di CC.

www.fsfeurope.org
www.nosoftwarepatents.com
http://www.pdci-europa.org/campagne/fks/nelle-istituzioni.html