La Repubblica: Giornata europea privacy: “Libertà, non algoritmo”. E il pm Spataro attacca Carrai

la-repubblica-it-logoGiornata europea privacy: “Libertà, non algoritmo”. E il pm Spataro attacca Carrai

L’intervento di Antonello Soro, presidente dell’Authority per la Privacy in occasione del Data privacy day. Che a Roma si celebra con un convegno sul tema dei confini della libertà nella società sorvegliata. Dove il procuratore di Torino dice: “Sabgliato dare la sicurezza in mano ai privati”

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 28 gennaio 2016

 

ROMA – Il pericolo è nella totale ammirazione ed accettazione di nuovi servizi web, nuove app, nuovi modelli di interazione via rete e “poiché nella dimensione digitale l’integrità fisica è rispettata, la percezione dei rischi per le nostre persone è praticamente inesistente”. Parla così Antonello Soro, presidente dell’Autorità garante della privacy, intervenendo al convegno “La società sorvegliata. I nuovi confini della libertà” in corso nell’Aula dei Gruppi parlamentari. Ma aggiunge che “quando l’algoritmo diviene la chiave attraverso la quale scelte e comportamenti vengono orientati”, a quel punto “non possiamo non chiederci seriamente a quanta libertà siamo disposti a rinunciare pur di continuare a sfruttare tutti i benefici offerti dalle tecnologie”. Soro ha parlato di sicurezza dinanzi al terrorismo “ma l’intelligence strategica – ha spiegato non sia sorveglianza massiva. Ci deve – per esempio – essere un’analisi ragionata e selettiva anche delle informazioni sui voli aerei”. Non solo, ma “la prevenzione comincia dai database coi nostri dati di fronte un terrorismo che usa le rete”.

Il caso Carrai. Al convegno si è parlato anche dell’ipotesi che il governo possa affidarsi anche alla azienda che fa capo a Marco Carrai, vicina al premier Matteo Renzi, in fatto di agenzia di cyber security in Italia. IL procuratore capo di Torino, Armando Spataro, ha definito “criticabile” la scelta di affidare la sicurezza informatica in Italia “a chi non viene da esperienze istituzionali. Non abbiamo bisogno di ricorrere all’aziendalismo, sia pur efficiente, anche in questo caso”. Nella stessa sessione di lavori c’era anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega proprio alla sicurezza e intelligence, Marco Minniti, che però né nel suo intervento pubblico né a margine ha commentato le parole di Spataro.

Un’appuntamento per i cittadini. Un convegno indetto dal Garante italiano per la privacy proprio in occasione – oggi – della Giornata Europea della protezione dei dati personali. I nodi su cui hanno discusso esperti, filosofi, magistrati e giornalisti corrispondono agli aspetti più problematici della sorveglianza che si basa sulla raccolta dei dati personali come la profilazione di massa, i big data, la cybersecurity e il ruolo di social network e motori di ricerca. E sono tutte questioni che riguardano da vicino la democrazia, la libertà e i valori su cui si fondano le nostre società ma anche la vita privata, i flussi economici e il modo di fare impresa in un mondo globalizzato e ipertecnologico.

La giornata europea prende ogni anno le mosse dal Data Privacy Day, un’iniziativa che punta dalle origini ad aumentare la consapevolezza dell’importanza della protezione della privacy e soprattutto delle informazioni personali online e ha tra gli obiettivi quelli di presentare buone pratiche, incoraggiare l’uniformità della legislazione tra gli Stati e favorire la loro collaborazione. E per questo è sempre un importante momento d’incontro tra l’industria, l’università, il mondo della ricerca, le associazioni non governative, gli insegnanti e i professionisti.

Il regolamento europeo per la privacy. Celebrata in Nord America e in una quarantina di stati europei, conosciuta dal 2007 col nome di Giornata europea della Privacy, quest’anno cade a ridosso dell’entrata in vigore del Regolamento europeo per la privacy che rafforza le tutele per gli europei. Il regolamento, in bozza dal gennaio 2012 e su cui si è raggiunto solo il 15 dicembre scorso un accordo tra Parlamento Europeo e Consiglio, è un pacchetto di norme che prevede tutta una serie di tutele per i cittadini dell’Unione. Tra questi, il diritto alla portabilità dei dati, il diritto ad essere informati in caso di databreach, il divieto della profilazione senza esplicito consenso per evitare ogni sorta di discriminazione, una maggiore chiarezza nelle informative, maggiore facilità nel dare il consenso al trattamento e infine una chiara definizione di diritto all’oblio da equilibrarsi col diritto all’informazione.

Una discussione – quella di oggi a Roma – in un contesto fortemente caratterizzato dall’allarme terrorismo e da leggi restrittive per la privacy in tutta Europa, come quella appena riproposta dalla deputata Maria Gaetana Greco (Pd) in Italia – dopo la bocciatura del marzo 2015  – che contempla la possibilità per il governo di entrare di nascosto nei pc dei cittadini violandone la riservatezza.

Il pin unico per i passeggerei dei voli (PNR). Gli eventi del data privacy day sono anche l’occasione per discutere un po’ ovunque dell’accordo raggiunto a dicembre tra Parlamento e Consiglio sul PNR, ovvero l’identificativo unico dei passeggeri dei voli contintenali e intercontinentali, e di tutto l’allarme suscitato dal pericolo rappresentato dalle tecnologie di cifratura (privacy enhancing technologies), che, consentendo un alto livello di protezione della privacy sarebbero state usate dagli jihadisti per coordinare i loro attacchi in Europa: un fatto mai provato. La norma nota come EU Passenger Name Records (EU-PNR) Directive consentirà di creare database massivi con ogni tipo di informazioni di chi vola incluse quelle personali, i voli utilizzati, le persone con cui si viaggia, i dettagli dei pagamenti e saranno immagazzinate per cinque anni  con tutti i rischi del caso, compresa la profilazione da parte dei governi, motivo per cui diverse organizzazioni hanno lanciato un appello per ricordare ai governanti che la creazione di database di questo tipo influenza e mette a rischio la vita dei soggetti più vulnerabili, come le minoranze etniche e religiose. La norma, rigettata tre anni fa per i rischi che poneva alla privacy a causa dell’allarme terrorismo, potrebbe passare nei primi mesi del 2016 anche se non ci sono prove che serva a fermarlo trasformando però tutti in potenziali sospetti mentre si cerca l’ago nel pagliaio.

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