La Repubblica: Dagli Usa al mondo, l’Icann pronta a cedere la gestione degli indirizzi web

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A Marrakech, in Marocco, l’ente incaricato di supervisionare la “rubrica” di internet sta per annunciare il passaggio di mano dagli Usa alla comunità globale. Al termine di un percorso tutt’altro che facile

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 9 Marzo 2016

UN PERCORSO lungo e tormentato, durato quasi 10 anni. Ma domani, dal 55esimo meeting di Icann in Marocco, arriverà a meno di sorprese la più grande novità della gestione della rete Internet dalla sua nascita: gli Stati Uniti sono pronti a cedere il controllo della gestione dei domini Internet che detiene con l‘Icann. In tutto con effetti ancora imprevedibili. Di questo passaggio di consegne si parla dall’epoca del World Summit di Tunisi del 2005, ma è solo da due anni che la comunità mondiale ha cominciato a elaborare una proposta per assicurare la transizione, allo scopo di affidare la gestione degli indirizzi Internet alla comunità internet globale e non più a un ente no profit sotto la supervisione degli Stati Uniti come è accaduto finora con l’Icann.

Se il processo andrà a buon fine con l’accettazione formale della richiesta da parte degli americani, si aprirà una nuova fase per la rete: In pratica d’ora in avanti se qualcuno vorrà chiedere il dominio .Paris, .Daesh o .Catholic non saranno più gli americani ad avere l’ultima parola.  Viceversa se non l’accettano, per gli utenti continuerà tutto come prima ma ci saranno importanti ripercussioni diplomatiche che potrebbero portare alcuni paesi a decidere la limitazione delle interconnessioni globali creando reti geografiche autarchiche che rispondono ai governi stessi e non agli interessi degli stakeholder locali e globali: imprese, cittadini, enti e associazioni.

Come funziona internet. Quando digitiamo l’indirizzo cnn.com sul browser del pc o dello smartphone, ad esempio, la nostra richiesta passa per il fornitore di servizi Internet, il nostro provider, che cerca nella propria directory l’indirizzo Internet corrispondente. Per trovare il .com deve interrogare il server di root di tutti i domini .com che sono gestiti dall’Icann. Se lo trova, è in grado di indicarci la strada e noi siamo capaci di arrivare a destinazione senza errori. Il tutto in una frazione di secondo. Questo tipo di “indirizzamento” ha funzionato così bene finora che la rete si è potuta espandere e diventare quella straordinaria piattaforma di lavoro, scambio e partecipazione che conosciamo.

Il ruolo svolto finora da Icann attraverso Iana (il suo dipartimento che vigila su numeri IP, protocolli e root DNS), controllata dal Commercio americano attraverso la National Telecommunications and Information Administration – NTIA, è esattamente questo. Impedisce di prendere strade sbagliate sulla rete. Icann si occupa infatti degli identificatori unici, i numeri IP che individuano in maniera univoca ogni oggetto connesso a Internet traducendo il lnguaggio umano in uno più vicino alle macchine. Questi IP corrispondono a dei nomi che sono elencati dentro una directory, il root system, organizzato e mantenuto da Icann e distribuito in tutto il mondo attraverso una serie di server ridondati che sono alla base della resilienza di Internet.

Vi siete persi? Per rendere meglio l’idea dobbiamo pensare a una sorta di Tom Tom per viaggiare in rete, uno strumento costantemente aggiornato che mentre individua la destinazione stabilisce il percorso per farci arrivare. Se viene manomesso o non è aggiornato non si arriva a destinazione.

Bene. Ma perché questo lavoro lo fa Icann? Per due motivi: il primo è che la Rete Internet è nata negli Stati Uniti grazie a un progetto finanziato dal Darpa (ma non era un progetto militare) che per la prima volta ha individuato un protocollo adatto a mettere in comunicazione due e più computer diversi e multituente a distanza per scopi scientifici (e battere i russi nella corsa alla spazio); il secondo è che Icann è stata creata dagli Usa con una vision liberale, per garantire che tutti potessero connettersi a questa rete per commerciare, dialogare, scambiarsi informazioni in maniera facile e sicura. Icann è un’ente non-profit partecipata da governi, aziende e società civile che lavorano insieme per gestire appunto questo “livello logico” infrastrutturale di internet per garantire che essa, costituita da migliaia di reti, sia usata come fosse una rete unica.

Prima di lasciare il suo incarico allo svedese Goran Marby, il presidente di Icann Fadi Chehade ci ha detto: “È un grande momento per il mondo. Ogni volta che cambiava qualcosa nel root system bisognava dirlo agli Usa. In un mondo multipolare avevamo bisogno di cambiare modello”.

La transizione. Il passaggio di consegne dagli Usa è noto come “Transizione Iana” proprio perché si riferisce alla cessione del controllo delle funzioni relative a risorse in rete e al loro corretto indirizzamento. È un percorso in tre fasi.

La prima fase che si conclude domani a Marrakech è stata incentrata sulla costruzione della proposta della comunità Internet globale per arrivare a chiudere il contratto in essere con gli Usa che come detto aveva potere di veto sulle decisioni di Icann, ad esempio sui nuovi domini. Avviata il 14 marzo 2014, dopo due anni di grande lavoro, 25 milioni di dollari spesi per una proposta definitiva basata sul consenso degli stakeholder, oggi 10 marzo 2016 viene annunciata la fase successiva. Nella seconda fase il governo Usa deve studiare la proposta e decidere che è conforme alle quattro condizioni poste per cedere il controllo. E cioè supportare e migliorare un modello di governance multiattore, garantire la sicurezza, stabilità e resilienza di Internet, rispettare le richieste e le attese di tutti i clienti di Icann e sopratutto, mantenere l’apertura di Internet quale piattaforma globale senza operare discriminazioni di sorta. Il congresso americano a metà luglio si promuncerà su questo e deciderà quale ruolo giocare in futuro. La Terza fase è quella dell’implementazione della proposta che in estrema sintesi affida a un consesso di multistakholder le stesse funzioni di Icann e la gestione della root zone di Internet senza avere più la supervisione degli Usa.

Secondo Fadi Chehade, “il meeting di Icann a Marrakech ha un’importanza immensa perché è il coronamento di due anni di lavoro in cui abbiamo costruito un modello multistakehlder di governance che può essere di esempio anche per tutti gli altri modelli per consentire a tutti, privati e società civile, governi e accademici, di governare una parte così importante di internet”. Il board di Icann ha già detto che la proposta va bene, devono dare l’assenso gli americani e salvo sorprese dell’ultimo minuto il 10 marzo alle 18:30 sarà ratificata se anche i leaders dei repubblicani al congresso molto impegnati e presenti anche Marrakech, faranno quello che il mondo si aspetta da loro. Qualche critica viene però proprio da parte italiana: la gestione futura sembra troppo sbilanciata a favore dei consiglieri governativi. Secondo la rappresentante della società civile Stefania Milan, il modo in cui

verrà implementata la proposta potrebbe influenzare gli equilibri decisionali circa lo sviluppo e le politiche della rete, esattamente lo stesso rischio che corre la Costituente italiana per Internet annunciata dal sottosegretario Giacomelli quasi un anno fa e di cui si sono perse le tracce.

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