Storie di censure e bugie nell’Italia di Berlusconi

Venerdì 11 febbraio, ore 19
presso il Teatro Comunale Caesar di San Vito Romano, Marco Travaglio presenta il libro “il Regime”
Coordina: Arturo Di Corinto

“Oggi, per instaurare un regime, non c’è più bisogno di una marcia su Roma né di un incendio del Reichstag, né di un golpe sul palazzo d’Inverno. Bastano i cosiddetti mezzi di comunicazione di massa: e fra di essi, sovrana e irresistibile, la televisione.”(Indro Montanelli)

Il regime esiste, parola di Marco Travaglio

Nello specchio dei suoi sedicesimi non appare il riflesso della “più bella del reame”. Appaiono vendette, censure e logiche di bottega di un’Italia assopita che non vede, non sente, acconsente e va avanti. Apparentemente “Regime” (Rcs, ottobre 2004) è solo un libro. Uno come tanti altri. Solo gocce d’inchiostro su pagine mute. Apparentemente. Perché l’inchiostro è quello di due penne scomode, irriverenti, testimoni oculari di un paese e della sua storia politico-giudiziaria. È l’inchiostro di Peter Gomez e Marco Travaglio, e le pagine, manco a dirlo, sono tutt’altro che mute. Basta un occhio attento, solo uno, perché d’incanto non lo siano più. Parlano. Raccontano e osservano, attente e gelide dal laboratorio occasionale ma perfettamente asettico, la radiografia ormai logora delle magagne di un paese col bavaglio, stordito dalle gocce di metadone mediatico di «tre anni di regime». Dodici storie, quattrocento pagine, «per dimostrare che il regime esiste. È lo strapotere del denaro sull’informazione», «quello del Cavaliere di Arcore che – scrivono i due giornalisti – è come il diavolo di Boudelaire: riesce a convincere i suoi nemici che non esiste».
Un accurato reportage tra Tg, Gr e giornali. Una dettagliata scansione che da Luttazzi a Santoro, passando per Biagi, Guzzanti, De Bortoli, Rossi, Fini e Freccero prosegue come un cingolato. Un interminabile filo di Arianna che se riesce a sbrogliare la matassa di Viale Mazzini, non è detto che conduca alla “luce catodica”. Sono storie «di risorse preziose per la Rai», voci stonate, «criminose e faziose», messe al bando «perché non cambiano». Ma soprattutto «storie di censure e bugie nell’Italia di Berlusconi». Voci «fatte sparare e poi sparire dalle tv e dai giornali di chi comanda». Voci parallele a un pentagramma già scritto che non ammette variazioni, suonato dalle stanze dei bottoni sotto una campana di vetro costruita ad hoc. Sulla parabola tracciata, punto a punto, da Gomez e Travaglio c’è posto per tutti: dai fedelissimi Fede, Ferrara e Mimun, ai più allergici al “berluscanesimo” che, per dirla alla Montanelli, «tentano di sviluppare quel vaccino per immunizzarci dal rischio della ricaduta». Intere pagine, dunque, dedicate a testimonianze, registrazioni, commenti e infiniti botta e risposta, con un solo obiettivo: smascherare quello che secondo le penne dei dissidenti sarebbe il teorema di casa Berlusconi: «punirne qualcuno, per educarli tutti». Solo cancellando dal video i volti sgraditi, quelli che fanno domande e non te le mandano a dire, «il regime – scrivono Gomez e Travaglio – potrà avere compimento. Nel 2001 la minestra era due volte riscaldata: eppure gli elettori decisero di mangiarsela un’altra volta, come se fosse la prima, perché in televisione nessuno aveva ancora in fondo raccontato quei disastri. Così come in questi tre anni, nessuno ha illustrato agli italiani la catastrofe del Berlusconi 2. Il che non rende del tutto improbabile un Berlusconi 3. Qualche ingenuo – continuano – pensa che il monopolio delle tv serva a Berlusconi per apparire in video più dei politici concorrenti. Quisquiglie. Il controllo sulle televisioni e sulle pubblicità serve ad altro. Primo. Distribuire posti e favori e condizionare tacitamente le carriere di migliaia di intellettuali e giornalisti. Secondo: il monopolio televisivo serve a manipolare le notizie, a nascondere quelle sgradite senza il timore che qualche televisione le vada a enfatizzare quelle gradite, a distrarre l’attenzione dai problemi veri con diversivi ad hoc». Teorema dimostrato, scientificamente, sulla pelle dei nostri «epurati», cancellati più volte dal video ma ancora protagonisti delle cronache del volume di Gomez e Travaglio. I nostri personaggi, di certo non in cerca d’autore.
[Carmen Ruggeri]

www.AprileOnLine.Info n.168 del 22/12/2004