Come nel caso degli errori dei politici, dei giudici o dei Ceo, i giornalisti devono fare molta attenzione ai loro errori perché questi possono influenzare larghe fette di opinione pubblica e avere effetti su una scala più ampia.
La prima distinzione tra gli errori dei giornalisti va fatta tra la disinformation e la misinformation, tra la disinformazione e la cattiva informazione.
La #disinformazione in genere è orchestrata da qualcuno, promuove o tutela interessi, singoli e organizzati, e persegue obbiettivi di tipo politico ed economico. La cattiva informazione invece dipende dalle caratteristiche degli autori, del contesto (urgenza, velocità, fonti inquinate, depistaggi) dalla piattaforma (vincoli di spazio, tipologia di pubblico, obblighi di semplificazione), da vincoli legali, e a volte dall’incompetenza.
L’incompetenza di un giornalista non sono tutti capaci di valutarla anche se la maggior parte delle persone si sente competente nel farlo perché la critica avviene nello stesso campo, la #comunicazione di fatti visibili e riscontrabili, di cui tutti ci riteniamo, a torto, capaci.
Ma il giornalismo ha le sue regole, che sono quelle deontologiche, e poi tutte quelle del Testo unico in vigore dal 1 gennaio 2021.
Ad esempio, può accadere che si consideri sbagliato, distorsivo, poco coraggioso, non fare nomi, omettere dettagli o modificare la versione iniziale della narrazione che i giornalisti hanno fatto.
Ma quando questo accade può essere per un valido motivo: la protezione delle fonti o dei soggetti (individui, aziende e istituzioni) che avrebbero o rischierebbero un grave danno da quella rivelazione.
Può dipendere da una minaccia fisica, personale, o da una querela temeraria che, pure infondata, serve a bloccare il lavoro giornalistico e a mettere in difficoltà l’editore che paga il giornalista che non sempre ha garantite le tutele di legge pure esistenti.
Ad esempio, può accadere che un fatto verificato le cui prove fumanti sono consegnate solo al redattore incaricato della pubblicazione non vengano pubblicate e anzi, al contrario venga considerata prevalente nella pubblicazione la versione degli interessati, che non è per forza onesta e veritiera.
Mi è capitato un paio di volte che nonostante la precisa ricostruzione dei fatti con la verifica di fonti indipendenti e le prove fornite, un mio articolo sia stato modificato dal redattore incaricato della pubblicazione senza che ne fossi informato, come vuole la regola giornalistica. Quando è successo nel passato ho smesso di collaborarci fino a nuove garanzie.
Attenzione a giudicare gli errori dei giornalisti (e di tutti gli altri).
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