La Repubblica: Privacy e cybersecurity, manuale di igiene cibernetica

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Privacy e cybersecurity, manuale di igiene cibernetica

“Riprendiamoci la rete! Piccolo manuale di autodifesa digitale per giovani generazioni”, il volume di Arturo di Corinto, pubblicato dalla University Press Eurilink e scaricabile gratuitamente, ci ricorda che “quando non paghi qualcosa il prodotto sei tu”. E ci fornisce una serie di dritte per mettere al sicuro i nostri dati personali e sensibili

La Repubblica del 11 Ottobre 2019

SE UN GIOVANOTTO dagli occhi verdi, sorridente e muscoloso nella foto sotto la palma, ti chiede l’amicizia su Facebook, non è detto che voglia proprio te. Lo stesso vale per la bionda in topless e sorriso d’ordinanza che a tarda notte ti invita a chattare con lei. Potrebbe trattarsi di un profilo fasullo, e spesso lo è, impersonato da un chatbot, un software automatico, che a notte fonda ti chiede di fare sesso virtuale solo per catturare i tuoi screenshot e ricattarti. Dietro al software ci sono organizzazioni criminali che con questi trucchi fanno soldi a palate. Lo stesso vale per quel contatto su Tinder che tanto ti è piaciuto ma che invece di mandarti fiori digitali ti installa un virus sul telefonino al primo messaggio via WhatsApp. Oppure per l’email di un conoscente che ti chiede di cliccare sul link di un sito di e-commerce fasullo, ma in tutto e per tutto simile a quello della tua marca preferita. Non ci troverai l’offerta strabiliante promessa, ma una truffa bell’e pronta per rubarti i dati della carta di credito.

Dovremmo sapere che se una cosa è troppo bella per essere vera, probabilmente non lo è. Sono solo alcuni esempi per dire che bisognerebbe imparare a proteggere meglio le proprie interazioni in rete facendosi un poco più furbi. Se è vero che è impossibile proteggersi completamente nel cyberspazio, oramai abbiamo decine di profili e account, è possibile rendere la vita complicata a truffatori e rapinatori digitali. E il primo passo per farlo è ricominciare a dare valore alla propria privacy, imparando a schermare i propri dati personali e a proteggerli con i tanti strumenti oggi disponibili, a cominciare dall’uso accorto delle password, usando un antivirus e facendo una copia frequente dei documenti importanti che teniamo sul computer. E poi ancora, evitando di dare ai bambini a casa lo stesso dispositivo che usiamo per lavoro, evitando di connetterci al wi-fi pubblico non protetto di bar e ristoranti, controllando i siti che visitiamo e imparando a riconoscere imbroglioni e fake news. Con un’attenzione particolare alle password, la prima linea di difesa dagli hacker criminali, utilizzando un password manager, un software che le sblocca tutte, ricordandotene solo una robusta e complessa e adottando l’autenticazione a due fattori, con l’uso di un pin, una seconda password, per metterci al riparo di qualcuno che si vuole intrufolare nelle nostre connessioni.

In fondo sono semplici norme di cyber-igiene, igiene informatica, insomma, che servono a tenere computer, tablet e telefoni “puliti” e al sicuro da ospiti indesiderati, virus e malware, come quando ci laviamo le mani per evitare di prenderci un’infezione. La Privacy è l’altra faccia della cybersecurity. In un mondo digitale infatti i dati che rappresentano i nostri comportamenti sono digitalizzati, dagli acquisti online alle chat, e possono essere usati contro di noi e per questo vanno difesi. Una gestione poco accorta dei dati personali può sfociare sia in un furto di identità, sia nella perdita di un’opportunità di lavoro, perché colpevolmente mettiamo in mostra incautamente questo “tesoro” su piattaforme digitali che poco rispettano le leggi europee sulla privacy.

Consigli pratici e accorgimenti di buon senso come questi, sono raccontati da Arturo Di Corinto nel suo ultimo Riprendiamoci la rete! Piccolo manuale di autodifesa digitale per giovani generazioni, pubblicato dalla University Press Eurilink e scaricabile gratuitamente, dove il collaboratore di Repubblica ci ricorda che “Quando non paghi qualcosa il prodotto sei tu” e che per questo fornisce una serie di dritte per mettere al sicuro i dati personali e sensibili invitando a pagare con moneta sonante (pochi euro) tutti quei servizi gratuiti, dalla posta elettronica alle app per chattare, che gratuiti proprio non sono e che paghiamo, senza accorgercene, con la cessione dei nostri dati personali. Quei dati, usati per la profilazione dei comportamenti d’acquisto, verranno probabilmente usati per personalizzare le pubblicità di shampoo e candidati politici, come accaduto nel caso di Cambridge Analytica, o per indurci a cliccare sulle bufale online e profili fasulli di stalker in carne ed ossa. Argomenti che, insieme ai fenomeni del revenge porn, dell’etica hacker e dei rischi legati all’Internet delle cose, l’autore affronterà nel suo tour delle scuole romane, a cominciare dal Liceo Righi il 22 ottobre, per celebrare il mese europeo della cybersicurezza.