Notizie manipolate e guerre dell’informazione: come difendersi ed il ruolo del giornalista tra etica e diritto

Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale – Sala ACN, Corso d’Italia, 41, 00198, Roma

Il corso formativo concernerà il fenomeno dell’information disorder (lett. disordine informativo) e delle fake news, con particolare attenzione al quadro giuridico nazionale, europeo e internazionale e ai possibili rimedi. L’obiettivo è quello di fornire ai giornalisti strumenti utili per riconoscere e contrastare tale fenomeno, nell’interesse della qualità dell’informazione e della tutela del diritto dei cittadini a ricevere notizie verificate e attendibili.

Il corso si propone di approfondire i profili giuridici legati alla libertà di espressione, alla regolamentazione dell’informazione e alle responsabilità degli attori digitali.

Verranno esaminati strumenti normativi e casi concreti, nazionali e internazionali, per aiutare i giornalisti a orientarsi in un panorama sempre più complesso e sfidante. L’argomento è di rilevante importanza giornalistica per l’impatto che ha sulla credibilità dell’informazione e sul ruolo democratico della stampa. Verrà analizzato l’articolo 21 della Costituzione italiana, che tutela della libertà di espressione e di stampa, in cui ognuno ha il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con qualsiasi mezzo di diffusione, ponendo le basi per una tutela ampia della libertà di espressione e informazione.

Con la digitalizzazione dell’informazione, le PSYOPS (psycological operations) hanno acquisito una potenza senza precedenti, diventando uno strumento chiave nei conflitti ibridi e nell’influenza mediatica globale. La manipolazione dell’informazione e dell’opinione pubblica, ingannare e arrecare danno a individui o società incide a livello multidimensionale, coinvolgendo diritto, politica, comunicazione, tecnologia, salute, cultura, sociale, ambiente e così via. Si osserverà come si può facilmente influenzare sentimenti, pensieri e azioni di un pubblico specifico, al fine di ottenere vantaggi strategici in ambito politico, militare o sociale.

Verranno illustrati diversi esempi di diffusione di fake news, alterazione di contenuti, uso strategico dei social per destabilizzare o polarizzare l’opinione pubblica. Si prenderà in esame l’articolo 19 del nuovo Codice Deontologico delle Giornaliste e dei Giornalisti che introduce una regola specifica sull’uso dell’intelligenza artificiale. In primo luogo, viene stabilito un principio fondamentale: le nuove tecnologie possono affiancare il lavoro giornalistico, ma non possono mai sostituirlo. Se una o un giornalista decide di utilizzare strumenti di intelligenza artificiale, ha il dovere di dichiararlo apertamente, sia nella produzione sia nell’elaborazione di testi, immagini o materiali sonori. Resta comunque sua la piena responsabilità del contenuto e del risultato finale, e deve sempre chiarire in che modo l’IA abbia contribuito al lavoro svolto. Inoltre, anche quando fa ricorso a queste tecnologie, la giornalista o il giornalista deve continuare a verificare attentamente fonti, dati e informazioni, garantendone la veridicità. L’uso dell’intelligenza artificiale, infatti, non può mai essere invocato come giustificazione per eludere i doveri deontologici che regolano la professione.

Introduzione:

Bruno Frattasi, direttore generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN);

Guido D’Ubaldo, presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio;

Carlo Bartoli, presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti;

Vittorio Rizzi, direttore generale del DIS;

Lorenzo Guerini, CPASIR (Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica);

Stefano Mannino, Generale di Corpo d’Armata (Esercito Italiano) e Presidente del Centro Alti Studi Difesa/Scuola Superiore Universitaria ad Ordinamento Speciale (CASD/SSUOS)

Relatori:

Arturo Di Corinto, Public Affairs and Communication Advisor nell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN);

Ranieri Razzante, professore e avvocato, docente di Cybercrime Università di Perugia e Membro Comitato per la strategia su IA;

Federica Fabrizzi, professoressa ordinaria di Diritto dell’informazione presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università La Sapienza di Roma;

Oreste Pollicino, professore ordinario di Diritto costituzionale e regolamentazione dell’intelligenza artificiale alla Bocconi;

Luigi Camilloni, direttore responsabile dell’Agenparl (Agenzia parlamentare) ed esperto in PSYOPS;

Laura Camilloni, caporedattore dell’Agenparl (Agenzia parlamentare) ed esperta in information disorder;

Manuela Biancospino, consigliera dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio

FNSI, Stampa Lombarda, e Stampa Romana su sciopero Sole 24 Ore: adesione massiccia della redazione, inaccettabile uscita giornale “ridotto”.

Oggi il Sole 24 Ore è in edicola con sole 20 pagine, quasi tutte “fredde” e con un’intervista alla premier Giorgia Meloni fatta da una giornalista esterna. Un giornale realizzato senza la redazione, che ieri ha proclamato all’unanimità uno sciopero proprio perché l’intervista a Meloni è stata decisa improvvisamente dalla direzione, a scapito di colleghi interni che erano andati alla conferenza stampa di Palazzo Chigi sulla manovra. Il Cdr e la redazione hanno stigmatizzato la deriva che vede gli intervistati scegliersi gli intervistatori.

La Federazione nazionale della Stampa, l’Associazione Lombarda dei giornalisti e l’Associazione Stampa Romana sono a fianco dei colleghi del Sole 24 Ore e ribadiscono che fare uscire il quotidiano malgrado lo sciopero compatto della redazione è un atto grave e inaccettabile. Oggi, la battaglia dei giornalisti del Sole 24 Ore è una battaglia di tutti in difesa del giornalismo. Editori e direttori non possono usare i giornalisti a loro piacimento, scavalcandoli quando il diktat è utilizzare un intervistatore gradito.

“L’edizione del Sole 24 Ore in edicola oggi nonostante lo sciopero proclamato dalla redazione – commenta Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi – scrive una pagina nera nella storia di uno dei quotidiani più importanti del Paese. Non solo: infanga e sminuisce l’altissima professionalità dei colleghi che ci lavorano. Lo sciopero indetto dal Cdr è a difesa della dignità del giornalismo professionale, della qualità dell’informazione e della sua indipendenza. Penso – conclude Costante – che neppure la presidente del Consiglio avrebbe voluto vedere la sua intervista uscire in un’edizione del Sole che fa carta straccia di tutti i fondamentali dell’informazione libera e democratica”.

Stampa Romana: attentato a Ranucci colpo a tutta l’informazione, mobilitazione necessaria.

L’attentato a Sigfrido Ranucci è un atto di una gravità inaudita, un attacco diretto al giornalismo d’inchiesta, all’informazione, cardine della dialettica democratica.

Si colpisce e si cerca di intimidire non solo Ranucci e la redazione di Report, che con il loro lavoro incarnano la ragione e la missione della Rai servizio pubblico, ma l’intera comunità dei giornalisti, il diritto di informare e quello dei cittadini a essere informati.

Contro questa violenza indecente è necessaria la mobilitazione unitaria di tutte le forze democratiche a difesa di una libertà di stampa sempre di più a rischio dopo anni di leggi bavaglio, cronisti minacciati e intimiditi, esposti alle pressioni, con un potere politico molto spesso indifferente alla tutela del diritto di cronaca, solerte invece nell’immaginare e concretizzare nuovi limiti al diritto di manifestare, di dissentire, persino di esprimere il proprio pensiero.

Un clima di odio e di attacco all’informazione in cui si sono distinti persino esponenti altissimi di Governo e Parlamento, che hanno usato parole gravemente offensive proprio nei confronti di Ranucci e di Report, parole su cui oggi dovrebbero riflettere.

L’Associazione Stampa Romana esprime piena solidarietà al collega vittima dell’attentato, alla sua famiglia e a tutta la redazione di Report.  

L’informazione libera e indipendente non si tocca.

La Segreteria dell”ASR

Costante: “Attentato a Ranucci riporta indietro orologio della democrazia” Oggi alle 16 presidio davanti sede Rai di via Teulada

“L’attentato a Sigfrido Ranucci riporta indietro di decenni l’orologio della democrazia in Italia. È un attentato non solo al collega di Report, ma alla libertà di informazione, all’articolo 21 della Costituzione, ai basilari principi della convivenza civile e di democrazia”. Lo afferma Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi.

“La Federazione nazionale della Stampa – prosegue – chiede che venga fatta chiarezza con rapidità su quanto accaduto. L’attentato a Ranucci mostra un salto di qualità nelle azioni contro il giornalismo”.

Fnsi, Usigrai, Stampa Romana organizzano per oggi alle 16.00 un presidio davanti alla sede Rai di via Teulada. Per essere al fianco di Sigfrido Ranucci e per dimostrare che per i giornalisti italiani la libertà di informazione è inviolabile.

Con la Flotilla e per l’informazione. Stampa Romana sabato 6 settembre in piazza del Campidoglio

Accompagnare la rotta della Global Sumud Flotilla, tenere gli occhi aperti su ciò che accadrà una volta che le imbarcazioni si avvinceranno a Gaza. Barche tracciate, sotto gli occhi del mondo. Una scelta dei volontari. Visibilità come tutela, finestra sui fatti. Perché nella tragedia che da 22 mesi si consuma a Gaza, i massacri indiscriminati di civili, la fame, le pressioni per l’esodo, è stata colpita duramente anche l’informazione. Oltre 240 i giornalisti uccisi, una contabilità macabra, senza precedenti neppure nei conflitti su ben più vasta scala. Cronisti sul campo, fari accesi sui fatti, bersagli dell’Idf, mentre l’esercito israeliano continua a vietare l’accesso alla Striscia ai giornalisti indipendenti e le uniche versioni ammesse sono quelle degli embedded, addirittura degli influencer, chiamati all’improba sfida di coprire il dramma, i crimini di guerra e contro l’umanità, con la réclame.

Versioni che si scontrano con l’evidenza delle immagini di Gaza che  rimbalzano in Rete, aprendo un cortocircuito con molti media tradizionali, tenuti a distanza dai fatti, senza inviati testimoni sui luoghi, relegati nell’area dei comunicati, dei briefing, delle propagande.

Questioni che riguardano tutti i conflitti: la formazione dell’opinione pubblica, la corretta dialettica democratica, mentre in tutto l’Occidente si fa concreta la tentazione di restringere gli spazi di manifestazione, di protesta pacifica, di confronto civile. E si impone una retorica bellicista, che giustifica la propaganda, esige schieramenti, rifiuta le complessità, mina concretamente il diritto di informare e di essere informati.

Anche per questo Stampa Romana, sarà domani, sabato, alle 18 in Piazza del Campidoglio, per manifestare vicinanza alla Flotilla, allo sforzo per la pace e l’umanità dei volontari, perché su di loro sia sempre accesa la luce dell’informazione, che tutta la categoria è chiamata a difendere.

Stefano Ferrante

Segretario ASR

Stampa Romana con la Global Sumud Flottilla per Gaza, sabato alle 18 in piazza del Campidoglio

Sabato prossimo alle ore 18, in piazza del Campidoglio, Stampa Romana parteciperà all’iniziativa di sostegno alla Global Sumud Flottilla con Fnsi, Cgil, Rete No Bavaglio, numerose altre associazioni.
È necessario, ancora di più dopo le gravi e inaccettabili minacce del governo israeliano, manifestare vicinanza a chi si spende per dare sollievo concreto alla popolazione palestinese, assediata, bombardata, ridotta alla fame. Sarà un modo per ricordare anche che a Gaza sono stati uccisi più giornalisti che in qualunque altro conflitto, che ancora Israele non consente l’accesso alla Striscia della stampa indipendente, che a essere colpito duramente è stato anche il diritto di cronaca, ovvero quello dei cittadini di tutto il mondo a essere informati correttamente.

La Segreteria dell’Asr

Gaza, la Fnsi in piazza il 6 settembre con la Cgil

La Federazione nazionale della Stampa italiana aderisce alla manifestazione indetta dalla Cgil per Gaza in programma sabato 6 settembre 2025.

«Quanto sta accadendo nella Striscia – afferma Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi – non è solo la mattanza di giornalisti, ma è l’uccisione di un popolo: fra le vittime del massacro ci sono anche migliaia di bambini e per questo è giusta, corretta e necessaria una mobilitazione di tutta la società e non soltanto di una parte».

Il sindacato dei giornalisti si unisce alla Cgil nel chiedere che «si fermi la barbarie in corso» e che il governo italiano «si schieri dalla parte della pace, della giustizia e del diritto internazionale» e invita i colleghi a dare voce alla protesta che si alzerà in tutta Italia.

La Fnsi sostiene, inoltre, l’iniziativa umanitaria non violenta della Global Sumud Flotilla per la popolazione martoriata di Gaza.

Gaza. Ossigeno protesta contro l’uccisione dei giornalisti insieme a 150 giornali di 50 paesi

Il 1 settembre pubblicherà un banner  che contiene un appello a Israele per proteggere i cronisti e per lasciare entrare nella Striscia gli inviati stranieri

Ossigeno per l’Informazione aderisce all’iniziativa di 150 testate giornalistiche internazionali, di oltre cinquanta paesi, di lanciare il 1° settembre prossimo una campagna mediatica per condannare le uccisioni dei giornalisti palestinesi da parte dell’esercito israeliano; chiedere la protezione dei giornalisti di Gaza o l’evacuazione di emergenza di quanti la chiedano; chiedere che alla stampa estera venga garantito un accesso indipendente alla Striscia. 

La campagna – coordinata da Reporter Senza Frontiere (RSF) e dal movimento globale Avaaz – prevede che le edizioni del primo settembre dei media aderenti escano con pagine o banner neri e il seguente messaggio:

Al ritmo con cui l’esercito israeliano uccide i giornalisti a Gaza, presto non ci sarà più nessuno a tenervi informati. #Protezione per i giornalisti a Gaza #Si lasci entrare i reporter a Gaza.

Questo il testo originale in inglese: “At the rate journalists are being killed in Gaza by the Israeli army, there will soon be no one left to keep you informed.” #ProtectJournalistsInGaza  #LetReportersIntoGaza

Ossigeno si è fatto interprete delle stesse richieste già nei mesi scorsi (leggi). Ora evidenzierà la sua adesione sia sul proprio sito web www.ossigeno.info sia su quello dedicato ai giornalisti italiani uccisi dalle mafie, dal terrorismo e nelle zone di guerra, intitolato Cercavano la verità www.giornalistiuccisi.it. Ossigeno rivolge un appello a tutti i media e alle organizzazioni dei giornalisti affinché aderiscano anch’essi alla iniziativa di lunedì prossimo 1 settembre.

L’operazione mediatica coordinata giunge pochi giorni dopo gli ultimi attacchi mortali dell’esercito israeliano contro i giornalisti nella Striscia. Il 25 agosto, uno di questi attacchi ha colpito un edificio nel complesso medico di al-Nasser, nel centro di Gaza, un noto luogo di lavoro per i giornalisti, uccidendo cinque reporter e membri dello staff di testate giornalistiche locali e internazionali come Reuters e Associated Press. Due settimane prima, la notte del 10 agosto, un attacco israeliano aveva ucciso sei giornalisti, tra i quali il corrispondente di Al Jazeera Anas al-Sharif, che era l’obiettivo designato.

Nel frattempo, il Comitato per la Protezione dei Giornalisti (CPJ) ha chiesto un’indagine indipendente sull’uccisione dei cinque colleghi di lunedì 25 agosto all’ospedale Nasser di Khan Yunis. Un rapporto militare preliminare israeliano affermava che “sembra” che una telecamera di Hamas fosse l’obiettivo dell’attacco e nominava sei “terroristi eliminati durante l’attacco” – nessuno dei quali era tra i cinque giornalisti uccisi. 

“Il rapporto iniziale di Israele lascia molte più domande che risposte e non spiega perché un carro armato israeliano abbia aperto il fuoco contro l’operatore della Reuters Hussam Al-Masri e la telecamera visibile in diretta dell’agenzia di stampa che aveva ripreso da quella posizione quotidianamente per diverse settimane”, ha dichiarato l’amministratore delegato del CPJ Jodie Ginsberg. “Né spiega perché i primi soccorritori, inclusi altri giornalisti, siano stati presi di mira in un apparente attacco cosiddetto “doppio colpo” nello stesso luogo. La natura indiscriminata e sproporzionata dell’attacco richiede che questo incidente venga indagato come un apparente crimine di guerra”.

Secondo i dati di RSF, più di 210 giornalisti sono stati uccisi dall’esercito israeliano nella Striscia di Gaza in quasi ventitré mesi di operazioni militari israeliane nei territori palestinesi. Almeno cinquantasei di loro sono stati intenzionalmente presi di mira dall’esercito israeliano o uccisi mentre svolgevano il loro lavoro. 

La mobilitazione del primo settembre non ha precedenti per modalità e dimensione, anche se nei mesi scorsi si sono moltiplicate le iniziative delle organizzazioni giornalistiche internazionali per denunciare il massacro di reporter condotto impunemente dall’Idf a Gaza e chiedere l’accesso dei media stranieri nella Striscia. RSF, in particolare, rinnova l’appello per la protezione urgente dei professionisti dei media palestinesi, appello sostenuto a giugno da oltre 200 organi di stampa e organizzazioni della società civile.

Stampa Romana: a Gaza la strage di giornalisti continua, mentre la propaganda è affidata agli influencer

Altri cinque operatori dell’informazione uccisi a Gaza nell’ennesimo raid su un ospedale, un attacco mirato con un drone, in due tempi. I giornalisti sono obiettivi da colpire per le forze armate di Israele, testimoni da eliminare dell’incessante massacro di civili, sotto le bombe o per fame, della sistematica violazione dei diritti umani. Si uccidono i giornalisti sul campo, si impedisce l’accesso alla stampa indipendente, mentre si organizza una propaganda maldestra e offensiva con gli influencer, cui è affidato l’improba impresa di negare l’evidenza mostrata ogni giorno dalle immagini che arrivano da Gaza, proprio grazie ai giornalisti che sono diventati bersaglio: i morti sono oltre 240. Vittime insieme al diritto di cronaca, a quello dell’opinione pubblica mondiale di essere informata. È necessaria una mobilitazione su scala globale, a difesa del diritto di cronaca e della piena libertà di espressione.

La Segreteria dell’Asr

Democracy dies in darkness

Stop all’assassinio dei giornalisti in terra di Palestina

L’esercito israeliano ha ucciso altri 4 giornalisti. Si aggiungono agli oltre 200 giornalisti assassinati dopo il brutale assalto dei terroristi di Hamas contro Israele del 7 ottobre conteggiati da Reporters senza frontiere.

https://rsf.org/en/country/israel


Secondo Shireen.ps invece sono 270 gli operatori dell’informazione assassinati dalle Israel Defence Forces (IDF).

E questo nonostante il blocco all’ingresso in Palestina per i media internazionali.

In assenza di un’informazione plurale, collettiva, che mette in primo piano la testimonianza diretta, e sul campo, la verifica delle fonti e la deontologia giornalistica, l’alternativa è la disinformazione.

Per questo trovo molto interessante la lettura del magazine +972 di Tel Aviv, fatto da professionisti arabi e israeliani e vi consiglio di fare altrettanto.

L’ultima ottima inchiesta che ci ho trovato riguarda la Legitimation Cell, la squadra speciale israeliana che deve costruire le prove per accusare di terrorismo i pochi giornalisti rimasti nella striscia di Gaza.

Come potrebbe essere accaduto ad Anas al Sharif prima di ferragosto.

Anche questo lo racconterò nel mio prossimo libro in uscita a gennaio.

https://www.972mag.com/israel-gaza-journalists-hamas-hasbara/

hashtag#bringthemhomenow hashtag#ceasefire

https://rsf.org/en/gaza-least-four-more-journalists-killed-israeli-army-rsf-repeats-call-emergency-un-security-council

Media Freedom Act: Stampa Romana sostiene esposto alla Commissione europea per riforma Rai

Entra in vigore oggi l’European Media Freedom Act (EMFA), regolamento dell’Ue che impone agli stati membri norme per garantire l’ indipendenza e l’autonomia dei mezzi di informazione e la libertà dei giornalisti intervenendo, tra l’altro,  sulle concentrazioni editoriali, il mercato pubblicitario, la trasparenza dei finanziamenti  le autorità di controllo, la tutela delle fonti, la nomina dei vertici del Servizio Pubblico. Questioni su cui l’Italia è in evidente ritardo. Nonostante un dibattito pubblico che si trascina da mesi e lo stallo nell’elezione del presidente della Rai, il Parlamento non è riuscito a varare una legge perchè viale Mazzini possa avere risorse certe, una prospettiva industriale svincolata dalla durata dei governi, vertici nominati in base alle competenze.  Articolo Quinto, l’associazione (cui Stampa Romana ha aderito) nata per sollecitare l’adeguamento delle norme ai canoni stabiliti dall’EMFA ha presentato tramite il suo presidente Stefano Balassone un esposto alla Commissione europea  per queste inadempienze, un’iniziativa che ha il pieno e convinto sostegno di Stampa Romana.

  La Segreteria dell’ASR

Angelucci chiede risarcimento a Di Benedetto e Mantovani (Fatto Quotidiano): la solidarietà di Stampa Romana

Un’azione civile con la richiesta di risarcimento contro i giornalisti che scrivono articoli poco graditi, un classico del repertorio di chi vuole scoraggiare le inchieste. Questa volta Antonio Angelucci, parlamentare della Lega, imprenditore con attività che spaziano dalla sanità all’editoria, per le quali usufruisce di cospicue risorse pubbliche, se la prende con i giornalisti del Fatto Quotidiano Linda Di Benedetto e Alessandro Mantovani, che  hanno fatto il loro lavoro di cronisti raccontando la cessione del Tempo al gruppo Toto.  Una vicenda che ricorda ancora una volta quanto sia urgente un intervento legislativo per rispondere alla pratica delle richieste di risarcimento e delle querele temerarie. Ai colleghi del Fatto Quotidiano  va la piena solidarietà dell’Associazione Stampa Romana.

  La Segreteria dell’ASR

Stampa Romana su precari Rai: aprire riflessione su sindacato e rappresentanza 

Il ricorso sistematico al precariato, a rapporti di lavoro regolati senza la giusta applicazione del contratto di collettivo dei giornalisti sono ferite gravi inferte dagli editori alla nostra professione, strumenti con i quali si è indebolita l’intera categoria. Per il riscatto occorre coesione e un sindacato inclusivo che garantisca piena e adeguata rappresentanza. Per questo, nel rispetto dell’autonomia di tutte le articolazioni della Fnsi, la richiesta dei colleghi Rai precari e in attesa del “giusto contratto” di potersi iscrivere all’Usigrai, cosa che lo statuto attuale non consente, deve essere l’occasione di una seria riflessione. Regole che diano a tutti i colleghi una equa e proporzionata forza di rappresentanza indipendentemente da dove svolgano la professione, (testate, programmi, ambito nazionale o regionale) sono la migliore risposta a chi ha sciaguratamente scelto la via della scissione, danneggiando, per il vantaggio di pochissimi, il sindacato e l’intera categoria.

La Segreteria dell’Associazione Stampa Romana

Giornalisti, contratto fermo dal 2016ma agli editori 240 milioni di finanziamenti

Negli ultimi 9 anni gli stipendi degli italiani sono stati erosi dal 19,3% di inflazione certificata dall’Istat. In questi stessi anni diversi contratti di lavoro nazionali sono stati rinnovati: non quello dei giornalisti, fermo al 2016. Gli editori, però, nel frattempo hanno incassato almeno 240 milioni di euro in aiuti dallo Stato e hanno alleggerito le redazioni (meno 15% di giornalisti regolarmente assunti), aumentando il lavoro precario e sottopagato: un articolo viene retribuito in media 10 euro lordi. Un meccanismo che ha garantito alla stragrande maggioranza degli editori di macinare utili. Da 15 mesi la Federazione nazionale della Stampa italiana si sta confrontando con la Federazione Italiana Editori Giornali per rinnovare il contratto nazionale di lavoro giornalistico, chiedendo aumenti dignitosi per il recupero del potere d’acquisto, investimenti sui giovani, linee guida per governare la trasformazione digitale, a partire dall’intelligenza artificiale, idee e progetti per modernizzare l’editoria italiana con l’obiettivo di alzare la qualità del giornalismo e contrastare la disinformazione e le fake news.

La Costituzione sancisce il diritto di ogni lavoratore a una giusta retribuzione che, per i giornalisti, è anche una garanzia di libertà e per i lettori una certezza di qualità: solo retribuzioni adeguate possono assicurare un lavoro professionale attento e profondo e, quindi, un’informazione certa e a difesa dei cittadini. Tutto questo non sembra interessare agli editori, più concentrati sul taglio dei costi e sul prossimo giro di valzer per chiedere altri soldi al Governo piuttosto che sulle numerose sfide imposte dalla rivoluzione digitale per cercare, insieme ai giornalisti, la strada per superare una crisi devastante. Non hanno voluto confrontarsi sull’uso dell’Ai, sul rapporto coi giganti del web che condizionano sempre di più l’informazione (omologandola), sulle prospettive occupazionali, rimandando a chissà quando ogni discussione. Con un evidente problema: rinviare ancora nel caso dell’editoria significa soccombere, portare il settore a morte certa.

Ma anche quando si è provato a trattare un accordo ponte solo per il rinnovo economico, lo schema si è ripetuto. Il recupero dell’inflazione è la linea di demarcazione di tutto il mondo del lavoro del nostro paese. L’offerta della Fieg, invece, è di gran lunga inferiore rispetto ai rinnovi contrattuali degli altri lavoratori del nostro paese i cui redditi reali sotto l’impulso delle organizzazioni sindacali si sono rafforzati. Non solo: mentre da tempo è in atto una progressiva destrutturazione del Contratto Nazionale di Lavoro, gli editori al tavolo hanno chiesto per i nuovi assunti un nuovo salario d’ingresso al ribasso. Un ulteriore sconto sulle assunzioni obbligatorie per legge in seguito a prepensionamenti (che per gli editori, dal 2022, sono completamente gratuiti) e per questo inaccettabile. 

Come giornalisti continueremo a fare il nostro dovere di informare i cittadini con coscienza e impegno, ma siamo anche pronti a mobilitarci per difendere i nostri diritti di lavoratori.

Direttivo Stampa Romana: un dovere raccontare orrore di Gaza, tacere una macchia

Raccontare l’orrore di Gaza, lo sterminio palestinese, i crimini contro l’umanità di esercito e governo israeliano e quelli di Hamas, garantire un dibattito equilibrato sulla tragedia in atto è un dovere per chi fa informazione; tacere, minimizzare, giustificare quello che accade o sposare le ragioni delle propagande è una macchia per un giornalista.  Tra le vittime collaterali del conflitto in atto c’è l’opinione pubblica, privata di un racconto dei fatti che parta dalla testimonianza diretta, dai luoghi: l’uccisione di centinaia di giornalisti palestinesi, il divieto di ingresso a Gaza per i cronisti indipendenti sono un crimine e un attacco intollerabile all’informazione, contro i quali  Stampa Romana continuerà a far sentire la propria voce. Il nostro sindacato ha incoraggiato  il confronto nella categoria su questi temi e promuoverà altre iniziative per un’informazione corretta su quello che accade in Palestina, apprezza le posizioni espresse da alcuni Cdr e convocherà un incontro con tutti i Comitati di redazione per avviare, coinvolgendo anche la Fnsi, altre mobilitazioni.


    Documento approvato all’unanimità dal Direttivo dell’ASR

Corriere della Sera: cronaca di Roma senza firme. Il comunicato dell’assemblea

Cari lettori, oggi la Cronaca di Roma esce senza le firme dei suoi cronisti, in seguito all’agitazione sindacale proclamata in assemblea straordinaria. Oltre tre mesi fa avevamo chiesto alla direzione interventi, attesi da anni, per colmare i vuoti in organico e regolarizzare i collaboratori, riconoscendo lo sforzo effettuato in questi anni. Ai carichi di lavoro aumentati e certificati dai risultati ottenuti, non è mai corrisposta la valorizzazione dei percorsi professionali. Anche la semplice richiesta di confronto è stata ripetutamente ignorata. L’assemblea della Cronaca di Roma del Corriere della Sera

Dipendenti  Dire: ancora nessuno stipendio 2025

È stata superata la seconda metà di marzo e i dipendenti dell’agenzia Dire ancora non hanno percepito lo stipendio di gennaio e febbraio: in pratica, l’attuale proprietà 
non ha ancora pagato né giornalisti né grafici per il lavoro svolto nel 2025. Senza contare i redattori “ex sospesi” che attendono gran parte dello stipendio di gennaio 2024. Per questa ragione il Comitato di redazione insieme alle Rsa dei grafici 
tornano a fare appello alla proprietà affinché, a prescindere dalle vicende amministrative che la interessano nei prossimi giorni, saldi tutto il dovuto, ponendo fine alla situazione di angoscia e incertezza vissuta dai lavoratori e dalle loro 
famiglie. 
A quasi quattro anni dall’inizio della crisi innescata dalla precedente gestione, ancora non si vede la fine di una vicenda che ha già portato i lavoratori a sostenere quasi due anni di regime di solidarietà, tagli al personale e sospensioni. 
L’appello è anche al Dipartimento dell’informazione e dell’editoria affinché affretti quei controlli che, lo scorso 6 marzo, hanno determinato la sospensione del bando per i servizi giornalistici. 
Le giornaliste e i giornalisti chiedono infine al loro direttore responsabile di tutelarli e stare al fianco della redazione. 

  I lavoratori dell’ Agenzia Dire

Stipendi non pagati: giornalisti Dire in sciopero. Il comunicato

  L’Assemblea dei lavoratori e il Comitato di redazione dell’Agenzia Dire esprimono grande preoccupazione per il forte ritardo che si sta registrando in questi giorni nel pagamento degli stipendi e pertanto proclamano lo sciopero per la giornata di domani, mercoledì 5 marzo, usufruendo di una delle 3 giornate di mobilitazione affidate dall’assemblea dei redattori al Cdr.

Giornalisti e grafici, già alle prese da tempo con un sistema che ogni mese prevede la corresponsione delle buste paga in due tranche (acconto e saldo), sono ancora oggi, a 40 giorni dall’ultimo saldo, in attesa del pagamento delle competenze relative a gennaio 2025.

La redazione e tutte le lavoratrici e i lavoratori della Dire, pur consapevoli dello sforzo dell’azienda nel superare una pesante crisi ereditata dalla precedente gestione, chiedono all’editore e all’amministrazione di risolvere quanto prima il vulnus che si è venuto a creare, ribadendo che non possono essere sempre giornalisti e grafici a pagare il prezzo della situazione di crisi aziendale.
Si ricorda, inoltre, che a tutt’oggi manca una soluzione che sani le condizioni degli “ex sospesi”, ai quali ancora non è stato corrisposto gran parte dello stipendio di gennaio 2024. Un disagio che si somma ai pesanti licenziamenti subiti tra i giornalisti a partire da dicembre 2023.

Comunicato dell’assemblea di Redazione dell’Agi

L’Assemblea dei redattori dell’AGI si è riunita nuovamente a un mese dall’inizio della mobilitazione contro l’ipotesi di vendita dell’agenzia, un mese in cui i giornalisti hanno scioperato per sei giorni e messo in campo iniziative di protesta e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, che hanno avuto una vastissima eco mediatica, politica e istituzionale.   

Nella riunione odierna è intervenuta la Direttrice responsabile Rita Lofano, che ha spiegato di comprendere le preoccupazioni della redazione invitando però ad avere fiducia nell’editore. L’Assemblea manifesta forte insoddisfazione per un intervento che si ritiene tardivo e non chiarificatore rispetto agli ultimi sviluppi dell’ipotesi di cessione dell’agenzia. La Direttrice ha anche suggerito di “riallacciare un dialogo con l’editore”, dialogo che il Cdr ha con insistenza tentato di tenere vivo in queste settimane, senza tuttavia ottenere risposte.   

L’Assemblea ricorda, inoltre, lo sforzo e la responsabilità con cui la redazione ha sempre risposto nel corso degli ultimi anni ad iniziative editoriali messe in campo e poi progressivamente abbandonate, senza ragioni esplicite né spiegazioni, da parte delle direzioni che si sono succedute. 

Nei prossimi giorni verranno promosse altre iniziative per tenere viva l’attenzione sulle criticità di una possibile operazione che metterebbe a rischio il ruolo di fonte primaria dell’agenzia, per sua natura autonoma e indipendente.  L’Assemblea ribadisce la piena fiducia al Cdr in questo delicato frangente e gli affida un ulteriore pacchetto di tre giorni di sciopero che si aggiungono ai tre già deliberati.