Riposa in pace, ma non troppo: così le gang del ransomware prendono in giro le loro vittime

Riposa in pace, ma non troppo: così le gang del ransomware prendono in giro le loro vittime

Doppia, tripla, quadrupla estorsione, con minacce, ricatti e sberleffi: i cybercriminali creano sempre nuovi modi per monetizzare le loro incursioni, ora usano anche i domini .rip

di ARTURO DI CORINTO per ItalianTech/Repubblica del 27 Agosto 2021

In principio c’era l’estorsione semplice. I cybercriminali trovavano un buco nelle difese informatiche delle vittime, ne cifravano i dati e poi chiedevano un riscatto.

In seguito, se la vittima non riconosceva il danno e si rifiutava di pagare, puntuale arrivava la minaccia di pubblicare i dati raccolti nell’intrusione per arrecargli un danno d’immagine: era nata la doppia estorsione. Ma se la vittima continuava a rifiutare di trattare il pagamento di un riscatto, la gang colpiva il sito web del bersaglio con un attacco DDoS, cioè Distributed Denial of Service attack, puntando a saturare gli accessi ai servizi web facendoli collassare per le troppe richieste simultanee: era la cosiddetta tripla estorsione.

Infine i criminali hanno ideato un quarto livello di aggressione cominciando a inviare mail a tutti i contatti delle aziende colpite, annunciando l’imminente pubblicazione dei loro dati online in seguito al rifiuto della vittima di collaborare, invitandoli a contattarli per comprare i dati ed evitarne la diffusione.