Tutta l’Italia è in rete, ma chi la protegge?
Hacker’s Dictionary. Voto elettronico, banche online, intelligenza artificiale, privacy e startup: a Pisa la terza conferenza annuale del Cini sulla sicurezza informatica si interroga sui temi caldi della cittadinanza digitale
di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 7 Febbraio 2019
La prossima settimana Pisa accoglie il meglio della cybersecurity italiana. Professori universitari, ricercatori indipendenti, hacker e aziende si ritroveranno tutti all’interno di Itasec.
Giunta alla sua terza edizione, Itasec è la più importante conferenza accademica sui temi della sicurezza informatica per industrie, governi e pubbliche amministrazioni. Organizzata dal Laboratorio Nazionale di Cybersecurity del Cini, avrà luogo presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche toscano dal 12 al 15 febbraio.
Banche, Assicurazioni, imprese informatiche e di telecomunicazione si incontreranno lì per discutere di biometria e privacy, di blockchain e anonimato, di computer quantistici e intelligenza artificiale, ma anche dell’affidabilità dei sistemi di voto elettronico, della sicurezza delle transazioni bancarie online e di navigazione sicura sul web, con l’obbiettivo di creare insieme un ecosistema digitale più sicuro e adatto ai tempi che viviamo.
L’importanza di proteggere tutte le attività che svolgiamo online è facile da capire: più ci affidiamo alle tecnologie digitali, più la nostra società diventa fragile. La causa è l’accelerata digitalizzazione che ha imposto alle organizzazioni un ripensamento complessivo del loro modo di funzionare e messo in mano alle persone strumenti potenti di cui non sempre colgono le potenzialità e i rischi.
Secondo il Digital Around the World 2019, il report annuale di Hootsuite e We Are Social sull’utilizzo di smartphone, web e social, 54,8 milioni di italiani si connettono a Internet con regolarità, 35 milioni hanno un profilo social e 31 milioni di loro lo fanno attraverso uno smartphone per trascorrete 6 ore al giorno online. Ebbene sì, gli italiani si dedicano per 2 ore ai social network, e il tempo restante a video, musica in streaming e al gaming online. Dei nostri connazionali uno su sei gioca in streaming, mentre il 70% compra su Internet e il 42% fa acquisti online da dispositivi mobili.
Ed è proprio in questo scenario dove la vita digitale si confonde con quella analogica che emergono i problemi e si verificano furti di dati e rapine informatiche, nasce la dipendenza da Facebook, si propagano le bufale e aumentano i fenomeni di cyberbullismo.
Ma è lo stesso contesto in cui pure si creano nuove opportunità per il lavoro, lo studio, la voglia di fare impresa. Ecco, ad esempio, a Itasec un’intera giornata sarà dedicata alle startup del settore, ai giovani che cercano lavoro e ai finanziatori di iniziative innovative.
Il tentativo degli organizzatori è quello di mappare l’ecosistema nazionale della ricerca in cybersecurity e di fare un primo censimento delle startup analizzando iniziative e programmi, pubblici e privati, che favoriscono il percorso dalla ricerca alla creazione di impresa. Sempre a Itasec si terrà il primo workshop italiano dedicato alla comunità che organizza e partecipa alle competizioni Capture The Flag, le competizioni dove gli hacker si sfidano tra di loro in una sorta di rubabandiera digitale per mettere alla prova le proprie competenze.
Non è un caso che Itasec sia anche l’occasione per parlare di Cyberchallenge, della nazionale hacker italiana e di come scuola e università preparino i giovani alle sfide del mondo del lavoro. In Italia i talenti informatici sono tanti, ma non sempre trovano l’ambiente giusto per rimanere a lavorare in patria. Creare adeguate occasioni di studio, lavoro ben pagato e imprese innovative è il modo migliore di usare il loro talento al servizio del paese, cioè di noi tutti cittadini digitali.