Migrazioni onorevoli

Il pinguino sbarca alla Camera garantendo un risparmio di circa 600 mila euro all’anno.
Arturo di Corinto
Il sole 24 ore, Nova, pag. 2 del 19 luglio 2007

A quasi un mese di distanza dal colloquio che i padri fondati del free software e dell’open source, Richard Stallman e Bruce Perens, hanno avuto con il presidente Fausto Bertinotti, la Camera dei Deputati ha deciso di migrare postazioni, servizi e applicazioni da Windows a Linux.
In applicazione di un ordine del giorno sul bilancio dell’onorevole Folena e altri, l’11 luglio scorso è stato presentato dai deputati questori Albonetti (DS), Colucci (FI) e Galante (Pdci), il piano per il passaggio dell’infrastruttura informatica della Camera da Microsoft a Novell.

A questo scopo il servizio di informatica ha già predisposto una postazione tipica usando il sistema operativo open source di Novell, Suse Linux Enterprise Desktop 10, e l’hanno testata con successo relativamente ai servizi web della Camera, alla condivisione di documenti e produttività d’ufficio, dalla posta elettronica all’accesso alle agenzie e alla rassegna stampa, fino alla fruizione dell’audio e del video delle sedute dell’Assemblea e alla protezione da virus.
I motivi della scelta di questo software sono diversi e vanno dalla buona interoperabilità con Windows (la Microsoft controlla parzialmente la Novell e ne condivide brevetti e copyright sui software aperti) alla maggior flessibilità nelle politiche dei prezzi e delle soluzioni desktop, dalla condivisione di know how preesistente all’impiego della stessa infrastruttura di back end della Camera.
Ma oltre alle necessità tecnologiche, la scelta, tutta politica, è stata di garantire un risparmio alla Camera (circa 600mila euro all’anno solo per le licenze) senza compromettere le funzionalità dell’istituzione e anzi garantendo flessibilità e sicurezza in quanto il software in questione permette la ridistribuzione libera, l’accesso e l’integrità del codice sorgente, la realizzazione di opere derivate, e nessuna discriminazione contro persone, gruppi e tipologie d’impiego.
La migrazione dell’intera amministrazione di Montecitorio al nuovo sistema sarà graduale (ci vorranno almeno due anni per completarla), con la possibilità, per i gruppi, le segreterie e i deputati che ne facciano richiesta, di usufruire di un’installazione ad hoc del software anche sui computer portatili, mentre la biblioteca di Montecitorio renderà presto disponibili ai visitatori alcune postazioni informatiche con software a codice aperto.
In questo modo, l’istituzione centrale del paese, cioè il Parlamento, dimostra di essere attenta alle istanze che vengono dalla società civile, dalle imprese e dalla PA, protagonista di numerose proposte di legge per l’adozione del software libero nelle regioni (Lazio, Campania, Puglia), interessate a promuovere una nuova cultura amministrativa votata al risparmio e all’efficienza.
A settembre inizierà l’iter della proposta di legge di Folena per il software libero nella pubbliche amministrazioni ma nell’ambito del ddl sulla riduzione dei costi della politica l’onorevole presenterà un emendamento nello stesso senso. Un segnale ulteriore che il Parlamento non solo vuole risparmiare, ma favorire l’industria locale del software e rendersi indipendente sul piano tecnologico affrontando le esigenze di trasparenza e di sicurezza doverose per una istituzione pubblica e che solo il software a codice sorgente aperto può effettivamente permettere.
L’articolo da Ilsole24ore in .pdf

11 commenti su “Migrazioni onorevoli”

  1. LE RISPOSTE OTTENUTE DA ADC ALLA RICHIESTA DI OPINIONI SULLA VEXATA QUAESTIO DEL CONTROLLO DI NOVELL DA PARTE DI MICROSOFT

    Daniel B. Ravicher
    Executive Director
    Public Patent Foundation
    1375 Broadway, Suite 600
    New York, NY 10018
    (212) 796-0571 direct
    (212) 796-0570 main
    (212) 591-6038 fax
    ravicher@pubpat.org
    http://www.pubpat.org

    MS does not control Novell in a strict legal sense, because MS does not own Novell. You could argue that MS has some control over Novell’s actions because of the agreements between the two companies that give MS that control.

    TRADUZIONE
    La Microsoft non controlla Novell in senso strettamente loegale in quanto non la possiede. Si può dire però che MS ha un certo grado di controllo sulle iniziative di Novell in virtù degli accordi fra le de compagnie che danno a MS questo controllo.

    Bruce Perens
    http://www.perens.com

    The following may be quoted in whole or part: Microsoft has a widely-publicized recent agreement with Novell. Part of the agreement has been publicly disclosed and other parts are secret. The agreement directly concerns patents, Novell’s behavior around Microsoft patents, and the applicability of Microsoft patents to Novell software. It also includes an agreement for Novell to make use of some copyrighted information of Microsoft, which Novell must not disclose, in making new software. Microsoft paid Novell a total of about 1/3 Billion US dollars as part of this agreement. So, I think it is fair to say that Novell is under control, not just because of Microsoft’s patents and copyright, but because their cooperation has been purchased by Microsoft.

    TRADUZIONE
    Puoi citare in tutto o in parte: MS ha largamente pubblicizzato un recente accordo con Novell. Parte di tale accordo è stato pubblicamente rivelato, mentre altre parti sono segrete. L’accordo riguarda direttamente i brevetti, l’atteggiamento di Novell sui brevetti e l’applicabilità dei brevetti Microsoft al software Novell. L’accordo contempla pure la possibilità per Novell di fare uso di informazioni relative a Microsoft e coperte da copyright che Novell non può rivelare, nella realizzazione di nuovo software. Microsoft ha pagato a Novell circa 1/3 Billion US (300 milioni di dollari) come parte dell’accordo. Quindi io ritengo che è lecito dire che Novell è sotto controllo, non per via del copyright o dei brevetti di Microsoft, ma in quanto la loro collaborazione è stata comprata da Microsoft.

    Richard Stallman
    http://www.gnu.org

    I think “partially controls” is too strong.
    With the Novell-Microsoft deal, Microsoft attempted to _use_ Novell to make GNU/Linux users pay Microsoft protection money when they use free software. But we have more or less frustrated that attempt using GPL version 3.

    TRADUZIONE
    Credo che “controlla parzialmente sia troppo forte”. Con l’accordo Novell-Microsoft, Microsoft ha tentato di usare Novell per fare pagare agli utenti di GNU/Linux la protezione di Microsoft quando usano free software. Ma abbiamo frustrato quel tentativo con la Gpl3.

    Simone Brunozzi
    http://ubuntista.wordpress.com/2007/05/27/pubblicato-laccordo-microsoft-novell
    Finalmente, dopo mesi di inutile e sospettosa attesa, sono stati pubblicati dei documenti che chiariscono l’accordo Microsoft-Novell.
    Novell, parte 1 – Form 10k per Novell * (144 pagine)
    Novell, parte 2 – Microsoft-Novell Patent Cooperation Agreement
    Novell, parte 3 – Risposta di Microsoft (breve)
    * (Nota: il Form 10k (K sta per “annuale”, mentre “Q” per trimestrale) è un report sommario delle performance dell’azienda (storia dell’azienda, struttura organizzativa, equità, possedimenti, guadagni per azione, sussidiarie, ecc), da consegnare alla Securities and Exchange Commission entro 60 giorni dal termine dell’anno fiscale).
    Già sapevamo, più o meno, che i termini dell’accordo erano questi:
    L’accordo dura 5 anni, e Microsoft si impegna a spendere 240 Milioni di dollari in certificati di sottoscrizione di SuSE Linux Enterprise Server (SLES), ovvero un sacco di soldi in termini di marketing, e per assicurarsi che altri software funzionino con quelli di Novell. Quest’ultima, dal canto suo, cede a Microsoft una parte degli incassi.
    Le sorprese, però, non mancano, come ad esempio:
    1. Microsoft non include certi programmi tra quelli “esenti” da problemi di brevetti, ad esempio OpenOffice, StarOffice, Wine e Open-Xchange.
    2. Novell si preoccupa che la GPLv3 possa essere finalizzata in una formula che impedisca a Microsoft di distribuire i certificati di sottoscrizione di SLES (pag. 18/144), cosa che ovviamente peserebbe sul business di Novell.
    Questo secondo punto è importante, infatti nell’ultimo trimestre Novell ha incassato 91 milioni di dollari, di cui ben 70 milioni provenienti dal canale di vendita Microsoft.
    Stefano Fabri
    Programmer, Debian Community

    Naturalmente i 240 milioni di dollari che Microsoft verserà nelle casse di Novell per l’acquisto di certificati di Suse Linux Enterprise Server hanno un certo impatto finaziario su Novell. Dai calcoli effettuati l’ultimo trimestre Novell ha incassato 91 milioni di dollari, di cui ben 70 milioni provenienti dal canale di vendita Microsoft quindi diciamo che Novell non può essere indifferente rispetto al ruolo commerciale di Microsoft. Inoltre sono scritte chiaramente a pagina 18 le preoccupazioni di Novell riguardo la GPL3 e l’eventuali conseguenze scaturite.
    L’accordo tra l’altro prevede una “copertura” che salvaguarda riguardo azioni legali sui brevetti detenuti da Microsoft. Ma il problema è che protegge solo Novell o le altre distribuzioni commerciali con le quali Microsoft ha stipulato o sta cercando di stipulare un accordo mentre lascerebbe scoperte tutte le altre distribuzioni e gli sviluppatori open source. E’ ovvio quindi che se microsoft continua più volte a dichiarare che Linux viola diversi brevetti di loro proprietà e dall’altro cerca di raggiungere accordi commerciali con le varie distribuzioni per proteggere loro e i loro clienti da eventuali azioni legali sui brevetti è chiaro che il gioco che sta portando avanti è cercare di spaventare le aziende che distribuiscono linux in modo da rassicurarle poi, dietro compenso, con un accordo di salvaguardia.

    Patrizio Tassone
    Linux&co
    http://www.oltrelinux.com/LC56/ms_linux.html

    Microsoft e Novell: quello che non vi hanno detto…
    (Sono presenti 4 commenti – Vai al forum)

    Intervista a Pierpaolo Boccadamo (Microsoft Italia, Platform Strategy Director)

    […] Microsoft ha acquistato una quantità di circa 350 mila coupon (70.000 per 5 anni) che consentono al loro possessore di disporre di un abbonamento di 1 anno per i servizi di manteinance e di aggiornamento a Suse Linux Enterprise Server. Microsoft renderà disponibili tali coupon a clienti comuni ad entrambe le aziende che sono interessate a mettere in produzione ambienti Windows virtualizzati con Suse Linux Enterprise Server, o Suse Linux Enterprise Server virtualizzati su Windows. […]

    […] E’ chiaro che gli accordi di “covenant” sul portfolio di proprietà intellettuale di ciascuna delle due parti richiedono dei reciproci compensi: una parte anticipata in un’unica soluzione da Microsoft a Novell (108 mil US$), […] Un’altra parte basata su pagamenti di royalties da parte di Novell a Microsft su ogni opensource server subscription venduta, per un minimo complessivo in 5 anni di 40 mil di US$ – calcolato sulla base delle stime di vendita e naturalmente modificato in caso di crescita del business di Novell).

  2. La microsoft ha dimostrato l’interesse verso il mercato del software open/free già dall’anno 2001. Anno in cui la BigM ha cominciato a perdere quota nel mercato. Questa perdita dovuta a causa della comunità del software libero che ha deciso di rendere le piattaforme libere più efficienti, sicuri, accessibili e user friendly. La comunità che è motivata a proseguire questa linea perché assetata di libertà.

    Già dall’anno 2003 la microsoft aveva puntato gli occhi sulla novell che era intenzionato ad acquistare la Suse per 210M$. A seguito di questa acquisizione, microsoft ha accelerato e si è avvicinata sempre di più a novell, senza acquisirla, culminando i suoi propositi con il famigerato accordo di non belligeranza da gennaio 2007. Questo modo di comportarsi della microsoft è dovuto al fatto che gli analisti del mercato prevedevano (statisticamente) un cambiamento globale del mercato delle tecnologie software. In particolare Gartner aveva consigliato microsoft di basare le sue tecnologie sul kernel Linux e dedicarsi soltanto allo sviluppo della interfaccia. In modo analogo da quanto fatto da Apple con Darwin (libero e basato su kernel BSD), che alla base di Mac OS X.

    Inizialmente microsoft ha tentato l’attacco frontale, finanziando SCO e facendo causa a IBM, attacco andato a vuoto, per l’inconsistenza delle sue accuse. La strategia è poi cambiata. Microsoft si è mossa in molte direzioni, creando alleanze e patti di non belligeranza, nel tentativo di creare terra bruciata intorno ai movimenti del software open/free estranei a logiche di spartizione del mercato. Novell ha risposto subito perché la “pax” con microsoft può costituire un vantaggio competitivo rispetto agli altri vendor di sistemi open/free, e anche per ragioni finanziarie. La microsoft riuscì a trovare un accordo con la novell pagando centinaia di milioni (ca 300mil$) di euro. Infatti, suona molto strano la creazioni del Centro Linux Europeo a Norimberga subito dopo l’accordo Microsoft-Novell.

    Per informazioni dettagliate vedesi il bilancio della novell: http://www.sec.gov/Archives/edgar/data/758004/000095013407012375/f26782e10vk.htm#125

    Un esempio del fatto che Novell intenda muoversi sul terreno della integrazione con il mondo microsoft, é presente sul portale della Novell stessa:
    Why Choose Linux from Novell?
    Like most IT managers, you face a choice when it comes to operating systems. Not long ago you might have turned to Windows, Solaris, or UNIX, but now Linux can provide the workloads/applications, performance, reliability, availability, and security you need. The industry has given Linux strong votes of confidence for use in the data center. So, why is Linux—an open source operating system—seeing such rapid adoption and growth? Compared to other platforms, Linux offers: maximum flexibility, lower costs, tight security, UNIX-like performance, and industry-leading innovation. Read more.

    Subito dopo l’accordo con la novell, la microsoft ha avuto la possibilità di mettersi a tavola anche con il maggiore competitor del mondo open osurce, RedHat.
    Anche se RedHat, compresi i propositi monopolistici di microsoft, le ha sbattuto la porta in faccia rifiutando l’accordo.
    Ulteriori info:
    http://www.doxaliber.it/red-hat-sbatte-la-porta-in-faccia-a-microsoft/298
    http://www.eweek.com/article2/0,1895,2059675,00.asp (inglese)

    Nel 2007, microsoft ha stretto un accordo anche con il creatore del sistema linux desktop commerciale Linspire, un tempo chiamato lindows.

    Resistere alle lusinghe di microsoft é difficile perché dispone di grossi quantitativi di liquidità, ed é motivata a conquistare il pianeta ed eliminare le piccole e deboli imprese che operano nel mondo open source, in particolare nei paesi emergenti e del terzo mondo.

    Tutti questi episodi collegati tra di loro, dimostrano una prova schiacciante che la microsoft non ha mai avuto la minima intenzione ad avvicinarsi al mondo del software open/free e di rispettarne i principi etici.

    Microsoft finanzia intere aziende che operano nel settore del software open/free per controllarle, e impadronirsi di intere fette del mercato open a scopi monopolistici. Queste aziende entra praticamente a far parte della catena di produzione di BigM completandone l’offerta.

    Quella della microsoft è una strategia abbastanza diffusa nei mercati del ventunesimo secolo.
    Quello di creare un cartello tra le imprese controllate, e schiacciare la comunità al di fuori da questo cartello di cui ha il pieno controllo.

    L’Obiettivo è quello di agevolare la crescita di alcune aziende nel settore informatica, che operano sulle piattaforme open/free, stipulare degli accordi con loro al solo ed unico fine di continuare ad imporre al mercato uno dei più grandi monopoli della storia.

  3. Microsoft dovrebbe difendersi da queste assurdità. È molto grave che il principale quotidiano economico italiano dia informazioni così distorte. Nova si conferma sempre di più per la sua mancanza di qualità. Ad andare con i blog si finisce per bloggarsi!

  4. E’ stato assunto senza votazione, è una prassi molto comune.

    Il giorno mer, 25/07/2007 alle 15.41 +0200, arturo.dicorintoatuniroma1.it ha scritto:
    > Non ho l’articolo di Carlo Maria Guerci…
    > so solo che dice ce la decisione della camera è sbagliata…
    > ciao
    >
    > ps: l’odg dell’anno scorso mi dicono non sia stato dibattuto e approvato…

  5. http://www.linux-watch.com/news/NS7528126023.html

    Mar. 01, 2007

    It’s hard to say exactly what’s happening with Novell Inc.’s earnings, while it continues to audit its past stock-option practices. Still, while awaiting the results from the audit committee, Novell on Mar. 1 announced preliminary financial results for its 2007 fiscal year first quarter, showing net revenue of $230 million.

    The first quarter’s revenue represented a decline of $12 million, or about 5 percent, from the prior year’s first quarter revenue of $242 million.

    The loss available to common stockholders from continuing operations in the latest reported quarter was $20 million, or $0.06 loss per common share. This compares to income available to common stockholders from continuing operations of $4 million, or $0.01 per diluted common share, for the first fiscal quarter 2006.

    Despite the unexceptional overall results during the first fiscal quarter 2007, however, Novell reported $15 million of revenue from Linux Platform Products, up 46 percent year-over-year, and $91 million of invoicing, up a whopping 659 percent year-over-year. Linux — make no doubt about it — is Novell’s future.

    The revenue from Novell’s identity and access management was $24 million, down 7 percent from the prior fiscal year’s first quarter. Combined revenue from Open Enterprise Server and products related to NetWare declined 18 percent from the year ago period.

    Ron Hovsepian, Novell’s president and CEO, stated, “We are very pleased with our first quarter Linux results and momentum. We have made good progress toward implementing our strategic initiatives and achieving our key fiscal year 2007 milestones. Overall, our quarterly results were mixed and we will need to improve our execution in our identity, security and systems management businesses. We feel confident that we are on the right path to put Novell on target for sustained profitability.”

    In after-market trading, stock buyers were not impressed. Following a day of modest gains, Novell’s stock went down by an even more modest 2.83 percent, to $6.52 per share.

    Novell CFO Dana Russell also reported that Microsoft had issued more than $73 million worth of certificates for Novell’s SLES (SUSE Linux Enterprise Server) to customers during the fiscal first-quarter. While this made little difference to Novell’s first quarter financials, Russell believes that these SLES certificates will lead to $20 million in revenue over the 2007 fiscal year.

    Deferred revenue was $728 million at the end of the fiscal first-quarter, up $361 million, or 98 percent, year-over-year. Cash flow from operations was $348 million for the quarter, an increase of 1,292 percent from the $25 million of the year-ago quarter. Both of these substantial increases were attributed to the the Microsoft agreement completed during the first fiscal quarter of 2007. The Microsoft partnership alone put $348 million into Novell’s pockets.

    Novell continues to be cash-rich, with cash and cash equivalents of $1.8 billion as of Jan. 31. This was up from $1.5 billion in Novell’s previous fiscal quarter

    As for Novell’s stock option investigation, the Audit Committee of its Board of Directors, with the assistance of independent outside counsel, is continuing its work. The company expects to file its late SEC forms after this review is concluded.

    — Steven J. Vaughan-Nichols

  6. La migrazione è onorevole
    Pietro Folena

    Il professor Carlo Mario Guerci, su Nova di giovedì 26 luglio, espone alcuni dubbi circa l’opportunità della scelta di adottare il software libero/open source nelle pubbliche amministrazioni, ed in particolare alla Camera dei Deputati.
    Le critiche, prese una ad una, avrebbero dei fondamenti. Tuttavia mi pare che esse si basino su un presupposto sbagliato, e cioè che l’introduzione del software libero/open source nella pubblica amministrazione sia una questione di costi. E cioè l’idea – Guerci ha ragione nel criticarla – che con il software libero/open source si risparmi, sempre e comunque. A volte è vero, di solito molto spesso è vero, altre no. Dipende evidentemente da caso a caso, da una molteplicità di fattori che Guerci delinea verso la fine dell’articolo.
    Dicevo, però, che il presupposto della critica è a mio parere sbagliato.
    Ho presentato, l’anno scorso, un ordine del giorno in sede di bilancio della Camera, recepito dai Questori, che conteneva due proposte: la prima era la migrazione di Montecitorio al software libero, la seconda la possibilità di scelta per i singoli deputati tra sistemi differenti. Sono anche presentatore di una proposta di legge per l’adozione del software libero nelle P.A.
    Né l’ordine del giorno, né la proposta di legge si basano sul tema “risparmio”. Esso, quando è citato, è sempre messo in secondo piano rispetto al tema centrale: l’autonomia della pubblica amministrazione, tanto più degli organi costituzionali. Anche la mia dichiarazione che Guerci richiama, è centrata su altri argomenti e il tema dei costi è solo secondario.
    Il software proprietario, legittimamente, è chiuso, cioè non è disponibile né modificabile il codice sorgente. Ciò significa che l’utente – in questo caso la pubblica amministrazione – non sa cosa davvero fa quel software e non è legittimato a saperlo (con ciò che ne consegue in termini di sicurezza per lo Stato). Non può intervenire per correggerne difetti (in quanto lo può fare solo il produttore del software). Non può ridistribuire le modifiche apportate ad altri utenti (amministrazioni) che potrebbero beneficiarne. Non può neppure scegliere di continuare ad utilizzare quel software oltre il periodo di supporto garantito dal produttore, pena ritrovarsi con falle di sicurezza o con tecnologie non più aggiornabili.
    Tutto ciò invece non è vero per il software libero. Questo è il punto. Cioè se è giusto ed auspicabile che la pubblica amministrazione sia del tutto autonoma nei suoi strumenti. Non è un caso che, ad esempio, le forze armate degli Stati Uniti facciano un uso massiccio di software libero. L’US Air Force, ad esempio, non ha avuto problemi a finanziare, con 16 milioni di dollari, il “porting” su GNU/Linux di alcuni software per il combattimento.
    Io ovviamente auspico che questi software non vengano più usati. E’ solo un esempio per dire che quando è in gioco l’autonomia, la sicurezza e l’indipendenza non ci si può limitare alla questione “costi”. Sarebbe anzi auspicabile che anche le nostre forze armate e di polizia adottino software liberi per le medesime ragioni. Così come dovrebbero farlo le scuole, in cui oggi spesso non si insegna l’informatica, ma l’uso di un singolo software, che non credo sia compito della scuola pubblica.
    Nessuno vuole impedire l’esistenza e i profitti di chi fa software proprietario. Neppure la Free Software Foundation o il movimento Open Source vogliono mettere al bando il software proprietario. Tanto meno io. Ma quando ci si rapporta alla pubblica amministrazione le cose sono diverse. La pubblica amministrazione ha dei doveri verso i cittadini. Essa conserva informazioni personali, dati sensibili (pensiamo alle anagrafi, ai casellari giudiziari, alle cartelle cliniche o per il Parlamento ai documenti delle commissioni di indagine) e quindi ha il dovere, in ogni momento, di sapere come quei dati vengono trattati. Ha il dovere, anche, di fare il modo che tali dati siano al riparo da occhi indiscreti. Ha il dovere, infine, di adempiere ad una disposizione di legge che prevede il riuso del software tra le pubbliche amministrazioni. Invece oggi i comuni si fanno ognuno il proprio sistema, moltiplicando i costi e spesso ostacolando l’interoperabilità attraverso l’uso di formati dati proprietari. Per non parlare di cosa succede quando l’azienda che ha fatto il software fallisce o decide di non rinnovare il contratto, costringendo le P.A. persino a ricomprarsi le banche dati. Questo tiene legata la P.A. al singolo fornitore.
    Penso alla stessa Camera dei Deputati, nella quale è in uso sui pc il sistema operativo Windows 2000, per il quale la Microsoft ha cessato il pieno supporto da due anni (a parte gli aggiornamenti di sicurezza). La Camera non può rivolgersi ad un’altra azienda per continuare nel supporto, ad esempio per implementare una nuova funzionalità. O aggiorna alle nuove versioni (con i costi che sono facilmente immaginabili, sia in termini di licenze che di nuovo hardware da acquistare) oppure si accontenta. Insomma, non la Camera, eletta dai cittadini italiani, ma una azienda con sede negli USA ha deciso su un aspetto non marginale del funzionamento di un ramo del Parlamento. Ecco cosa intendo con “autonomia”. Tutto ciò sarebbe risolto alla radice dall’adozione del software libero. Per non parlare dell’indotto economico che favorirebbe imprese locali piuttosto che colossi extraeuropei, dei vantaggi per la concorrenza (“free software as free market”) e di tutta una serie di altre argomentazioni che sarebbe troppo dispersivo esaminare qui.
    Il professor Guerci, tra l’altro, cita un’indagine dello Yankee Group spesso usata per dimostrare che Windows costa meno, nel tempo, di GNU/Linux. Il tema è controverso e non è mio compito prendere posizione (ci sono tante indagini in senso contrario, e soprattutto casi specifici anche in Italia). Rilevo tuttavia che la medesima indagine dice che le aziende migrate al software libero lo hanno fatto perché considerano GNU/Linux più affidabile (30%), più sicuro (31%), perché non volevano sentirsi legate a un singolo fornitore (29%). Considerazioni che, per la P.A., come ho cercato di spiegare, sono a maggior ragione più importanti del “total cost of ownership” (ammesso e non concesso che questo sia davvero maggiore). Sempre la medesima indagine mette in evidenza altri aspetti (cito testualmente): “La possibilità di modificare e personalizzare il codice sorgente di Linux offre ai clienti interessanti opportunità di sviluppo di applicazioni personalizzate, in netto contrasto con la natura chiusa e proprietaria del sistema operativo Windows. Negli ultimi anni Microsoft ha cercato di garantire un limitato livello di apertura di Windows […] Tuttavia, tale possibilità non è niente al confronto con la libertà garantita agli sviluppatori da Linux, che si caratterizza per un livello di accessibilità totale.”. Ancora: “La filosofia dell’open source […] promuove di fatto lo sviluppo e l’evoluzione del software”. E, tornando ai costi: “Dal sondaggio sul TCO […] è emerso che Linux offre convincenti risparmi sui costi, economie di scala e vantaggi tecnici, come può testimoniare uno qualsiasi dei tanti utenti soddisfatti. Tuttavia, i risparmi e i vantaggi non sono automatici, non riguardano tutti i possibili scenari e si ottengono a condizione di un impegno serio da parte dei clienti”. L’indagine insomma non dice che con GNU/Linux non si risparmia. Dice che se si vuole e si hanno le capacità, è possibile risparmiare, anche se non è automatico che accada (ma del resto nessuno sostiene che lo sia).
    Vorrei essere chiaro, non sono “nemico” della Microsoft o del software proprietario. Ognuno è libero di rilasciare il suo lavoro con la licenza che vuole. Non proporrò mai di mettere fuori legge i loro software. Quando si tratta di competizione sul mercato privato, se fatta seguendo le regole (e non sempre ciò accade, come sostiene l’Unione Europea), nessuno può mettere bocca. Quando invece si tratta di pubblica amministrazione, il discorso è più complesso e deve tenere conto di beni pubblici superiori. Se poi adottare il software libero fa anche risparmiare, come del resto accade spesso, ben venga. Ma il software libero è questione di libertà, non di prezzo.

    Pietro Folena
    Presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati
    http://www.pietrofolena.net

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