La Repubblica: Gli hacker turchi cancellano le bollette della luce a migliaia di cittadini

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Nuova azione degli attivisti di RedHack che a più riprese hanno attaccato i siti di polizia, esercito e intelligence turca. Stavolta hanno cancellato 650mila dollari di bollette alle famiglie della zona di Soma, dove morirono 301 minatori

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 18 novembre

GI HACKER comunisti di Redhack hanno cancellato le bollette di centinaia di famiglie dopo essere penetrati nel sistema di gestione della compagnia elettrica della regione di Soma. Il danno è stato stimato in 650 mila dollari. Un’azione dedicata dedicata “alla gente di Yirca e Validebag e a tutti quelli che pensano che ci sono cose più importanti dello status e dei soldi”. La conferma è arrivata dallo stesso ministro turco dell’energia sminuendo però l’efficacia dell’attacco: “I nostri sistemi non permettono la cancellazione permanente delle fatture. Le copie originali sono conservate presso TEIAS”, cioè presso la compagnia energetica nazionale. Che l’intrusione sia avvenuta a seguito di un’operazione di social engineering (“fingersi qualcun altro”), che avrebbe fruttato agli hacker login e password di amministrazione del sistema, non ci sarebbero dubbi, visto che gli incursori hanno registrato un video di 2 minuti e mezzo in cui si vede clic dopo clic come hanno fatto. Postato su Vimeo è stato riprodotto un po’ ovunque in rete ottenendo subito il plauso della galassia attivista di Anonymous.

La notizia, riportata anche dal quotidiano turco Hurryet Daily News, una volta diffusa viralmente attraverso l’account Twitter del gruppo, viene giustificata come un giusto risarcimento delle angherie subite dal popolo turco, prima, durante e dopo le proteste di Gezi Park. Gli hacker turchi si definiscono come “una forza di attacco, difesa, ricerca e sviluppo dei lavoratori turchi”. Da sempre vicini alla causa curda, e anche al PKK, nonostante i numerosi attacchi e defacciamenti nei confronti del governo e delle forze di polizia, il loro obiettivo non è tanto quello di impedire per poco o per tanto tempo il funzionamento di siti web e reti informatiche, quanto di realizzare delle azioni simboliche mirate a delegittimare il governo turco e spronare i suoi oppositori. In più di un’occasione infatti il collettivo anonimo ha cercato di dimostrare la vulnerabilità di un sistema politico autoritario che non ha esitato a comprimere drasticamente la libertà di opinione e d’informazione chiudendo giornali e siti web come Twitter e YouTube. E per questo i suoi membri sono considerati dei terroristi dal governo di Erdogan.

Il collettivo hacker nel passato ha rivendicato una serie di azioni contro l’esercito, la polizia e l’intelligence turca, oltre che contro Turk Telekom. Nota per la vicinanza ad Anonymous, con cui ha partecipato alla proteste del 5 novembre 2013, la Million Mask March, tra i motivi della loro popolarità c’è anche un documentario realizzato dall’Independent Cinema Center, tradotto in italiano dal collettivo bolognese InfoAut e quasi introvabile in rete tranne che in streaming su ildocumento.it.

Che anche quest’ultima sia stata un’azione fortemente politica è scritto nel suo obiettivo: la Soma Electricity Production company opera nella regione tristemente nota per la morte di 301 minatori nel maggio scorso a seguito di un incendio dovuto alle scarse condizioni di sicurezza. La sua popolazione è scesa più volte in piazza contro la distruzione di campi e foreste per far posto alla costruzione di un impianto per la lavorazione del carbone necessario alla produzione di energia elettrica, proprio il lavoro per cui i trecento minatori sono morti.

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