Ma chi c’è dietro QAnon? Il nick anon (abbreviazione di Anonymous) è il nome che identifica qualsiasi utente anonimo o pseudonimo che posti contenuti nei forum sul web. L’appellativo QAnon viene appunto da un utente, “Q”, che usava postare commenti anonimi su 4chan, la stessa piattaforma dove sono nati gli hacker di Anonymous. “Q” indicherebbe però l’appartenenza a un livello manageriale top secret del settore energetico statale americano e nel tempo, proprio grazie ai suoi post cospirazionisti, Q è riuscito ad accreditarsi come un membro ribelle del Deep State (lo ‘Stato Profondo’) che i QAnon, suoi sostenitori, hanno deciso di combattere con ogni mezzo necessario. Ad alimentare l’odio c’è la convinzione che il mondo sia governato da una setta di adoratori di Satana capeggiata dai coniugi Obama, Bill Clinton e George Soros, insieme a funzionari della Casa Bianca e ad altri gruppi di potere legati alle famiglie reali che con il loro aiuto manovrerebbero banche e finanza.
Al di là della ”cacciata” da Twitter, i QAnon hanno ben poco a che fare con Anonymous. E sono pronti a imbracciare le armi per difendere i valori e lo stile di vita americano purché sia Wasp, bianco, anglossassone e protestante. Per questo sono diventati il nucleo apertamente complottista della destra radicale Usa vicina alle teorie dei suprematisti bianchi che ha armato la mano del killer della sinagoga di Pittsburgh nel 2018.
In Trump i QAnon riconoscono il leader indiscusso, organizzano manifestazioni in suo favore, applaudono ai suoi comizi e si presentano vestiti a stelle e strisce, con le armi bene in vista, alle convention repubblicane. I loro simboli, la Q maiuscola e il numero 17 (riferito alla posizione della lettera nell’alfabetica) si vedono di frequente nei rallies anti-aborto e pro-Trump. Da parte sua, pur non appoggiandoli apertamente, The Donald ha ritwittato molte volte contenuti legati alle teorie complottiste di QAnon. Il New York Times, fino al dicembre scorso, ha contato 145 retweet ‘presidenziali’ di account del genere, alcuni dei quali appartenenti alla galassia QAnon.
Le azioni dei QAnon sono solo l’ultima espressione di come l’alt-right (la destra estrema americana) punta a farsi spazio e il loro armamentario politico ormai è entrato a far parte della comunicazione social, con meme e hashtag, da Twitter a Instagram e TikTok, dove però sono perlopiù avversati dai giovani di #altTikTok. Il simbolo della Q è perfino finito in un annuncio elettorale, poi rimosso, dello stesso Trump. Ma la loro non è solo una battaglia verbale. Fin da quando la teoria della cospirazione del Deep State ha iniziato a circolare sul web nel 2017 i ‘seguaci’ di QAnon sono stati coinvolti in scontri armati, tentativi di rapimento e molestie.
Il Pizzagate e l’escalation di violenza
Il salto pericoloso dai social al crimine violento si è visto con il Pizzagate. Nel 2016 fu proprio la teoria cospirativa secondo cui Hillary Clinton, allora concorrente di Trump nella corsa alla Casa Bianca, avrebbe diretto un circuito di pedofili nel sottoscala di una pizzeria a ispirare Edgar Welch, devoto padre di Salisbury, in Carolina del Nord, che il 4 dicembre armato di pistola e due fucili d’assalto si presentò davanti alla pizzeria Comet Ping Pong deciso a mettere fine all’infame traffico. Prima di scoprire che il locale non era neanche dotato del la cantina maledetta, Welch sparò diversi colpi senza per fortuna senza ferire nessuno. Il Pizzagate, creato su Facebook e rilanciato dalla testata Breitbart dell’ex consigliere di Trump Steve Bannon, era una bufala ma tra i QAnon c’è chi ancora ci crede.
Il Covid-19 e la rivincita dei complottisti
Dopo un periodo di quiescenza del movimento, la pandemia di Coronavirus – secondo i complottisti orchestrata a livello mondiale per impedire il secondo mandato di Trump, – sembra avere dato nuovo slancio ai QAnon, consentendo loro di individuare un nuovo terreno fertile da condividere con altre community più marginali ma rumorose, compresi antivaccinisti e terrapiattisti. Prova ne sono le tante campagne coordinate sui social che hanno trasformato hashtag banali in argomenti di tendenza, come #Obamagate e #SubpoenaObama.
Negli ultimi mesi il personaggio e autore televisivo Chrissy Teigen è stato un obiettivo costante di molestie da parte di account QAnon e Pizzagate attraverso il brigading, una tattica di molestie online che consiste in un attacco coordinato da parte di un gruppo contro un individuo (e a volte contro un piccolo gruppo di persone) e lo swarming, un attacco a sciame progettato per saturare le difese del bersaglio. Per questo Twitter ora intende bloccare i profili che minacciano gli utenti durante gli sciami legati a Qanon, limitando la copertura e la visibilità della ricerca di chi partecipa agli attacchi.