Pluralismo informatico. Altolà a Windows. Vince la ”libera concorrenza”. Durante questo mese si attende la versione europea di Microsoft Windows senza il Media Player come ordinato dalla Commissione Europea.
Arturo Di Corinto
Aprile, la rivista, Gennaio 2005
Dopo cinque anni di indagini, fallito il tentativo di un accordo fra le parti, il 24 marzo 2004 la Commissione europea ha comminato alla Microsoft una multa di 497 milioni di euro per abuso di posizione dominante sul mercato europeo.
Insieme alla multa, la Commissione ha anche ordinato a Microsoft di rivelare ai concorrenti i protocolli, le “regole”, necessarie a far dialogare i loro software con il sistema operativo Windows e di offrire ai produttori di Pc una versione dello stesso senza il lettore multimediale Media Player, il software che in virtù delle aggressive politiche commerciali di Microsoft è diventato lo standard di fatto nella riproduzione di film e musica sui computer targati Windows, cioè la quasi totalità del mercato domestico dei personal computer.
La decisione secondo l’allora commissario antitrust Mario Monti permetteva ai concorrenti “di competere sullo stesso livello”, e rendeva “i consumatori liberi di scegliere”, mentre per il vice di Bill Gates, Steve Ballmer, si trattava di “un’azione improvvida”.
Per questo Microsoft aveva fatto ricorso alla Corte europea di giustizia in modo da ottenere la sospensione dei “rimedi” decisi dall’Antitrust ma, pochi giorni fa, il 22 dicembre scorso il Tribunale di primo grado della Corte europea di Giustizia ha respinto la richiesta di Microsoft di sospendere le “misure correttive” rendendole di fatto esecutive.
Un esito niente affatto scontato, soprattutto dopo l’inglorioso abbandono di Mario Monti e la notizia che alcuni ricorrenti all’Antitrust avevano deciso di ritirarsi dalla vertenza con la prospettiva reale di lasciar cadere il procedimento. L’8 novembre infatti, la Novell, altro gigante informatico, aveva ritirato le sue denunce contro Microsoft presentate sia all’Antitrust americano che a quello europeo in cambio di un versamento di 536 milioni di dollari, così come la Computer and Communications Industry Association (Adobe, Yahoo!, Nokia, et altri) che decideva di ritirare la sua denuncia dopo aver concordato con Microsoft di entrare a far parte del trust. L’unica azienda a mantenere la sua denuncia era rimasta la RealNetworks, l’editore di Real Player, il software diretto concorrente del Media Player.
Una doccia fredda sia per i consumatori che vedevano sfumare ogni possibilità di un eventuale rimborso per essere stati obbligati a comperare software non necessario, sia per i fautori del libero mercato che per i sostenitori di una concorrenza regolata. E infatti la notizia aveva destato uno scalpore tale che il prestigioso Herald Tribune era giunto a chiedersi ironicamente quanto sarebbe stato difficile per Microsoft difendersi dall’accusa di “comprare” i propri concorrenti per far cadere le accuse di monopolio indirizzate all’azienda.
Perciò a dispetto dell’atteggiamento ondivago dei ricorrenti, quando il 22 dicembre il giudice Bo Vestedorf ha siglato l’ultimo atto della contesa obbligando Microsoft a conformarsi alla decisione dell’Antitrust lo sconforto si è tramutato in esultanza, considerandolo un primo passo per garantire il pluralismo informatico e la crescita di standard aperti di comunicazione e un utile precedente per le aziende, Real Networks e Sun Microsystem, che anche negli Usa si battono contro le “tattiche illegali” di Microsoft.
E infatti non era certo l’entità della multa a preoccupare i vertici di Microsoft – essa corrisponde a meno del 2% del fatturato annuo europeo dell’azienda – quanto il danno d’immagine e l’obbligo di cambiare strategia per competere coi concorrenti su qualità e costo dei prodotti anzichè sul piano del marketing, soprattutto nei confronti del software libero e di Linux
Secondo Jonathan Todd, portavoce del nuovo commissario alla concorrenza Neelie Kroes, l’ordinanza “preserva l’efficacia dell’applicazione delle regole antitrust comunitarie in mercati così mobili e dinamici”, quello informatico appunto, e che “l’attuazione delle misure andrà a beneficio dei consumatori e della loro libertà di scelta, e stimolerà l’innovazione”, senza peraltro sfuggire alla consueta coda polemica.
Infatti nonostante il giudice abbia ritenuto irrilevanti le obiezioni della Microsoft, il vicepresidente della società di Redmond, Brad Smith, aveva insistito a dichiarare che la sentenza avrebbe prodotto un danno enorme alla Microsoft e ai diritti dei consumatori, ventilando la possibilità di ricorre al secondo grado di giudizio presso la corte di giustizia. Perciò, a scanso di equivoci e per difendere l’operato della commissione dalle accuse di persecuzione verso gli americani Todd ha poi aggiunto: “Noi non miravamo a fare il massimo dei danni a Microsoft, ma a migliorare la tutela dei consumatori e la libertà di scelta sul mercato; tanto meglio se questo non porterà al fallimento di Microsoft, non era il nostro obiettivo”.
Schermaglie. In omaggio alla regola del “ubi major, minor cessat”, subito dopo quelle dichiarazioni, l’azienda americana ha reso nota la disponibilità ad atttezzare un websiste con le informazioni necessarie per l’interoperabilità fra Windows ed i sistemi concorrenti e che da gennaio, avrebbe reso disponibili sul mercato europeo delle versioni di Windows che non incorporano il dispositivo Windows Media Player. Bontà loro, stiamo ancora aspettando.