Decreto Urbani. La storia infinita

In dirittura d’arrivo le modifiche alla legge sulla pirateria. Obiettivo scongiurare la galera per le copie domestiche
Arturo Di Corinto
AprileOnLine.Info n.76 del 09/07/2004

Decreto Urbani: la storia infinita. Sembra essere questa l’unica definizione giusta per la vicenda tortuosa del decreto Urbani contro la pirateria informatica, parte di un’iniziativa più ampia di sostegno al cinema italiano. ..

Il provvedimento, emanato con decreto ministeriale nel marzo scorso, e fatto oggetto di continue revisioni fra i due rami del Parlamento dietro le pressioni dei vari stakeholders, era giunto a definire sanzioni durissime nei confronti di chi scarica illegalmente film, libri, musica e software da Internet e a irregimentare perfino le modalità di fruizione dei prodotti culturali digitali.
Nella sua formulazione iniziale il decreto prevedeva multe di 1500 euro per ogni singolo download ad uso domestico e 250.000 euro per la riproduzione finalizzata alla vendita, azione punibile anche con il carcere, da tre mesi a sei anni. Altre specificazioni della legge sembravano poi intese a punire soprattutto gli utilizzatori dei sistemi di filesharing prevedendo di appurare gli illeciti con metodi e tecniche di indagine assai discutibili dal punto di vista giuridico e della privacy (si chiedeva agli Isp di controllare i propri utenti trasformandosi in investigatori). Poi sono arrivate le modifiche al punto da sovvertire le raccomandazioni europee di non punire “l’uso personale” delle copie pirata, prevedendo la galera anche per gli utenti domestici.
Il decreto era riuscito a creare una strana trasversalità, fra le imprese di telecomunicazione, prima contrarie poi possibilste circa l’applicazione precisa della legge (il timore era che scoraggiasse i contratti per la banda larga) e i downloaders singoli e associati, assolutamente contrari i primi agli effetti e i secondi allo spirito punitivo della legge (minacciando proteste eclatanti) da una parte, e i paladini dell’industria musicale e cinematografica dall’altra, tutti contrari ad ogni riduzione delle pene, tanto che il decreto era stato ribattezzato dai suoi detrattori decreto Urbani/DeLaurentis (il cineasta).
In mezzo a questi Gabriella Carlucci, attrice ora deputato di Forza Italia che si è ritrovata a giocare l’insolito ruolo di difensore della libertà in rete.
L’ultimo quadro di questa storia la riguarda direttamente per alcune sue dichiarazioni. Al giornale .COM (puntocom)aveva dichiarato che nel successivo approdo alla commissione cultura della Camera, “gli errori” contenuti nel precedente testo di legge sarebbero stati corretti. Innanzitutto verrebbe abolito il bollino che doveva certificare l’avvenuto pagamento del diritto d’autore (che avrebbe riguardato solo i siti italiani e non quelli stranieri); poi il ripristino della definzione “a scopo di lucro” invece della dizione “per trarne profitto” – e in tal modo salvarguardare coloro i quali pur realizzando un risparmio sull’acquisto non ci guadagnano direttamente come invece i venditori abusivi di Dvd e cd musicali; l’eliminazione del prelievo di un 3% sui masterizzatori digitali.
Queste anticipazioni hanno fatto infuriare FIMI, FAPAV, ANEC, che hanno contestato le dichiarazioni della Carlucci al giornale romano. Ma in quell’intervista l’onorevole diceva solo delle verità sacrosante: che la pirateria è incoraggiata dall’alto (e ingiustificato) prezzo dei CD, dei DVD, dei biglietti del cinema e del software proprietario (à la Microsoft) aggiungiamo noi.
Comunque vada, la maggioranza ha già depositato il “Disegno di legge 2980” contenente le modifiche. Vedremo se è in grado di mantenere gli impegni presi prima delle elezioni.