Gruber e Botteri richiamate a casa. Ma loro non vogliono tornare

La Rai sostituisce gli inviati a Baghdad
da Aprile on line del 15/04/04
Arturo Di Corinto

Ieri non siamo stati gli unici a chiederci il motivo del virulento attacco che Gustavo Selva dalle colonne del “Secolo d’Italia” aveva indirizzato a Lilli Gruber e Giovanna Botteri ribattezzandole “giornaliste con la kefiah”. Anche noi avevamo pensato che in fondo “lo stile è l’uomo”…

Ma oggi che sappiamo che le giornaliste, insieme a Ferdinando Pellegrino del Gr-Rai, sono state richiamate in patria, l’affondo di Selva acquista un altro significato. Quello di un ordine all’architetto Flavio Cattaneo, che è stato catapultato dall’ente fieristico milanese ai massimi vertici della televisione pubblica italiana in quanto amico della famiglia Berlusconi. E questo stile infatti ci ricorda da vicino il modus operandi che è stato proprio di Berlusconi quando, tacciando Biagi, Santoro e Luttazzi di “uso criminoso” del servizio pubblico ne causò il definitivo allontanamento dal video ad opera di quell’Agostino Saccà che, direttore generale della Rai, candidamente affermava di votare per Forza Italia con tutta la famiglia.
Altrimenti se non è stato un ordine al “manager” Cattaneo, ci chiediamo perchè i giornalisti vengano richiamati in un momento così drammatico della vicenda irachena, contro la loro stessa volontà. Dai piani alti di viale mazzini arrivano spiegazioni differenti. Per Bruno Socillo, ex vicedirettore del fallimentare (secondo l’Auditel) TG2 di Mimun, l’avvicendamento dei giornalisti era già previsto, secondo l’ufficio di Cattaneo la motivazione risiede in alcune informazioni di intelligence che vorrebbero quei giornalisti a rischio. In ogni caso tutte e due le spiegazioni non filano. Nel primo caso, perchè è fuori di dubbio che Gruber, Botteri e Pellegrino, conoscono il campo meglio di altri e stanno facendo un buon lavoro. Come si sa, squadra che vince non si cambia. Nel secondo caso, le preoccupazioni per la loro incolumità dovrebbe essere state dissipate dall’avvocato-ministro Franco Frattini secondo cui le misure di sicurezza per gli italiani a Baghdad sarebbero state aumentate dopo il rapimento dei quattro vigilantes. Perciò queste spiegazioni non ci convincono. Se qualcuno è preoccupato dell’incolumità dei giornalisti spesso bersaglio degli alleati più che degli iracheni, spieghino perchè i tre saranno sostituiti da altri due professionisti, Fichera e Onorati. Non corrono gli stessi rischi? Allora, se tutto torna, il motivo deve essere un altro. Gustavo Selva – già noto come Gustavo Belva quando lavorava per radio Rai, ancor prima che lui, democristiano, fosse eletto dai camerati (così li chiamava) di AN nel quartiere Torpignattara a Roma – sta solo tentando di fare quello che ai suoi colleghi il marzo scorso non riuscì, allontanare delle voci indipendenti dal pantano iracheno. Proprio un anno fa i suoi colleghi di partito accusarono le stesse giornaliste di lavorare per il rais e di dispensare favori alla sua cerchia per ottenere le notizie più calde. Allora ci fu un coro indignato di reazioni per le allusioni sessuali nei confronti delle inviate, oggi invece, a parte Lusetti e Tana de Zulueta, nessun altro è intervenuto. Tantomeno il dg Cattaneo, forse perchè, come ha fatto notare Roberto Natale dell’Usigrai, la difesa d’ufficio vale solo per chi ha un orientamento politico gradito al premier. Non si spiega altrimenti il fatto che mentre si difende Vespa non si alza un dito per chi rischia la pelle in zona di guerra.