Negoziati segreti, lobbying e sberleffi al Parlamento Europeo, arrivano i brevetti software
Aprileonline del 20/05/2004
[Arturo Di Corinto]
Il 18 maggio la commissione Competitività dell’Unione Europea ha raggiunto un accordo sulla vexata quaestio della brevettabilità del software. Sotto le pressioni della presidenza irlandese e in seguito a contatti e negoziati segreti fra ministri, aziende e dirigenti degli uffici brevetti, i ministri della competitività hanno trovato un’intesa su un testo che a loro dire armonizzerebbe le varie legislazioni nazionali sulla brevettabilità delle ”invenzioni attuate per mezzo di elaboratori elettronici”. ..
L’Italia, nonostante la contrarietà all’accordo espressa dal Ministro per l’Innovazione Lucio Stanca non ha avuto il coraggio di opporsi in sede di commisione a una decisione che era già stata ampiamente contestata dalle organizzazioni imprenditoriali, dalle associazioni per i diritti digitali e dagli attivisti del software libero e che aveva visto la proposta di brevettare il software, nota anche come direttiva McCarthy, ampiamente modificata dal Parlamento Europeo. Eppure sarebbe bastata l’opposizione di un singolo stato membro come l’Italia per impedire una decisione che invece di mettere l’economia e la creatività europea in grado di competere con altri paesi, favorisce paesi come gli Usa che fanno del brevetto uno strumento di politica economica e di difesa dei monopoli. Infatti, dalle analisi svolte l’Italia non solo non brilla per la qualità delle sue innovazioni, ma già di suo produce pochi brevetti quindi dopo e perciò dopo questo accordo diventerebbe meno competitiva.
La cosa più scandalosa, ma temuta da chi aveva criticato l’ottimismo dei mesi scorsi è aver ignorato il fatto che in settembre il Parlamento Europeo aveva emendato la “direttiva sulla brevettabilità delle invenzioni attuate per mezzo di elaboratore elettronico” ritenendo valide le obiezioni mosse dalla società civile europea e da associazioni di categoria in rappresentanza di circa 2.000.000 piccole imprese. L’accordo di due giorni fa rende carta straccia gli emendamenti e vara il testo nella sua formulazione iniziale mettendo all’angolo lo stesso parlamento europeo che si vede così sconfessato dalla commissione. Come fa notare la verde europea Frassoni: “Sebbene si tratti di una procedura di co-decisione, nessun emendamento significativo adottato dal Parlamento europeo il 24 settembre 2003 e’ stato ripreso dal Consiglio”, ”è inammissibile che il brevetto per i software sia stato messo all’ordine del giorno come un punto A, ossia come un punto di consenso che non necessita dibattito”.
Alla decisione si sono opposti molti parlamentari anche italiani, come i soliti e troppo spesso da soli Pietro Folena (DS) e Fiorello Cortiana (Verdi) che pure avevano salutato positivamente la lettera che il Ministro Stanca aveva inviato ai Ministri Buttiglione, Marzano e Moratti per impedire la reintroduzione della brevettabilità del software avvenuta come dice Cortiana “in spregio alle indicazioni del Parlamento Europeo”.
L’accordo insomma stabilisce che i programmi informatici in quanto tali non possono essere brevettati, ma riconosce tale possibilita’ solo alle invenzioni che li utilizzano nell’ambito di un sistema e che vi fanno ricorso per garantire il funzionamento di apparecchiature o strutture. Ma come la mettiamo allora con tutto il software embedded? Il software incorporato nei prodotti elettronici di largo consumo, per intenderci quello che fa funzionare telefoni, elettrodomestici, automobili, pompe di benzina, dispositivi di sicurezza sarà “protetto” da schiere di avvocati con la scusa di proteggere le procedure o i processi che governa, come ad esempio la possibilità di telefonare via Internet, innovazione che subirà una decisiva frenata dalla decisione, mettendo anche le grandi aziende europee di telefonia in difficolta’ rispetto alle imprese americane pronte a rivendicare i propri brevetti in Europa.
Per proteggere il software non bastavano le leggi sul copyright visto che finora la convenzione europea sui brevetti li considerava “protected as literary works”?
Se poi consideriamo il fatto che grazie a un “baco” dell’onnipresente Microsoft Word, si scoprì che la direttiva della signora McCarthy era stata redatta direttamente dalla BSA, la Business Software Alliance – costituita da Adobe, Microsoft & Co. – capiamo chi voleva le direttiva e chi vuole impedire all’Europa di competere per davvero.