La rivoluzione non sarà motorizzata

”Noi non blocchiamo il traffico, noi siamo il traffico”. Oggi a Roma la Critical Mass internazionale
AprileOnLine.Info n.48 del 28/05/2004
Arturo Di Corinto

Oggi Roma ospita un importante evento politico autoconvocato: la Critical Mass Internazionale (ne parliamo anche nell’agenda e nella sezione dei libri). Un evento?

Sì perché anche se Critical Mass è un appuntamento che si tiene regolarmente in più di 200 città del mondo, ogni ultimo venerdì del mese, Roma compresa, questa volta chiama a raccolta i ciclisti di tutto il belapese, a piazzale Ostiense di Roma ribattezzato per l’occasione Piazzale Massa Critica, alle ore 18. Una manifestazione di biciclette? Più o meno. Critical mass è insieme un movimento autorganizzato e non gerarchico, una festa e una singolare forma di mobilitazione politica. Critical mass è quando i ciclisti, con un passaparola che viaggia anche via Internet, si riuniscono in massa a percorrere le strade delle loro città e sciamano nelle strade diventando traffico, silenzioso, economico e non inquinante.
L’iniziativa, nata più di dieci anni fa a San Francisco e diffusasi in maniera esponenziale in tutto il mondo, vuole affermare il diritto dei ciclisti e dei pedoni di utilizzare le strade, di respirare aria pulita e di non correre il rischio di essere investiti dai mezzi motorizzati. L’obiettivo è dimostrare che c’è un’alternativa alla società dell’automobile ma anche denunciare la perversione di un modello di sviluppo, quello basato sulla combustione degli idrocarburi che distrugge le risorse del paineta causando catastrofi umane e ambientali difficilmente recuperabili.
Si tratta quindi di una manifestazione politica in senso proprio che vuole attrarre l’attenzione sul deteriorarsi della qualità della vita nelle città per l’inquinamento acustico e dell’aria causato dalle automobili, ma è anche occasione per denunciare l’incapacità di governi e amministrazioni locali a riconsiderare il dramma della mobilità proprio dei grandi agglomerati urbani. Problema che neanche l’illuminato sindaco di Roma Walter Veltroni sembra in grado di poter gestire con successo. In mezzo ci sarebbero troppi interessi: le pressioni dell’industria automobilistica, quelle dei cartelli dei petrolieri, dei benzinai e dei meccanici, le chiusure corporative dei tassisti, gli scarsi finanziamenti al trasporto pubblico che impediscono sia il rinnovamento ecologico del parco macchine, sia l’incremento delle corse. Problemi noti che i ciclisti di critical mass contrastano come possono, pedalando, ma per i quali, il raddoppio dei parcheggi di scambio e l’allungamento di qualche pista ciclabile rappresentano solo un timido palliativo.
Stavolta tuttavia, la consueta pedalata mensile di Massa Critica assume un significato ulteriore in occasione della visita di Bush a Roma: il rifiuto delle guerre che si combattono in nome del petrolio. Insiema ai pacifisti del Pink Bloc (il blocco rosa), i pedalatori di massa critica contesteranno a modo loro e pacificamnete, la visita del petroliere texano che, fallita la carriera industriale quando trivellava pozzi al largo del Mar Rosso, ha deciso di buttarsi in politica nascondendo al mondo i rapporti che lo legavano ai petrolieri della famiglia Bin-Laden. Nelle loro mailing list i ciclisti non scordano di ricordare alcune cose: i rapporti petroliferi tra il clan Bush e il clan Bin Laden, gli interessi privati del vicepresidente americano Dick Cheney nella Halliburton, lo scandalo Enron e la folgorante carriera del manager degli idrocarburi Condoleeza Rice. Con un aneddoto. L’aiuto dato ai 200 membri della famiglia Bin Laden a uscire alla chetichella dal suolo americano dopo l’attentato alle due torri con un volo charter.