L’Icann e il Digital divide protagonisti ad Atene

Arturo Di Corinto,
06 novembre 2006 – www.aprileonline.info

Chiusa la prima fase dell’Internet Governance Forum, convocato per discutere di una gestione più democratica dell’entità che si occupa di assegnare gli indirizzi internet. L’appuntamento è per l’anno prossimo in Brasile

Ad Atene il 2 novembre scorso si è concluso il primo Forum internazionale sul futuro di Internet e la tentazione di vedere il bicchiere dell’incontro mezzo vuoto o mezzo pieno è stato forte in molti dei partecipanti.
L’Internet Governance Forum, questo il nome del meeting, era stato convocato al termine del World Summit on Information Society di Tunisi del 2005 per discutere di una gestione più democratica dell’Icann – l’entità che si occupa di assegnare gli indirizzi Internet – e per sollecitare un intervento concreto dei governi contro il digital divide dei paesi che alla rete non accedono, ma si è trasformato subito nell’arena di una nuova battaglia diplomatica. E il motivo è presto detto.

Internet oggi connette circa un miliardo di utenti ed ha rivoluzionato i campi dell’istruzione, della medicina e del governo; le sole applicazioni di e-commerce in rete generano transazioni per 150 miliardi di dollari l’anno e la sua apertura o chiusura influenza le modalità di partecipazione dei cittadini alla vita sociale e politica, tanto che si può dire che è l’infrastruttura stessa della globalizzazione.

Ma Internet, che è il risultato della interconnesione di reti geografiche differenti gestite a livello fisico dai carrier nazionali e a livello tecnico da enti di ricerca con la supervisione dei governi, ha il suo punto critico nell’Icann, un consorzio non profit californiano che decide l’attribuzione dei nomi di dominio delle sue risorse, dai siti web ai servizi avanzati fruibili via rete.

Siccome l’Icann è controllata dal Dipartimento del commercio Usa, di fronte al crescente unilateralismo dell’amministrazione americana molti paesi sono preoccupati della possibilità, pur remota, di vedersi tagliati fuori dalla rete. Infatti l’Icann, almeno in teoria, potrebbe “spegnere” un pezzo della rete e rendere irraggiungibili tutti i domini che finiscono con .uk, .org, per esempio, come rappresaglia nei confronti di un paese nemico o di un’organizzazione sgradita.

E’ già successo, per motivi ancora da accertare, con la Libia, i cui indirizzi .ly sono rimasti irraggiungibili per cinque giorni l’anno scorso ad Aprile.

E allora, poichè i conflitti e le frizioni della gestione Bush con le potenze emergenti rende questo scenario sempre più plausibile, molti hanno incominciato a invocare il controllo dell’Icann. E’ stato il caso del Brasile, ma anche di altri paesi repressivi e autoritari come Cina, Iran o Arabia Saudita che considerano l’attuale gestione della rete un attentato alla loro sovranità.

In una situazione di stallo negoziale, dove gli Usa vogliono mantenere lo status quo e le potenze regionali vogliono portare la gestione dei domini sotto il controllo governativo, gli europei hanno suggerito di passare la gestione dell’Icann a un organismo terzo, l’ITU (l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni) oppure a una nuova entità sotto l’egida dell’Onu, ma, di fronte alle rigidità americane, hanno riorientato la loro azione verso un processo di awareness building, di presa di coscienza presso i portatori d’interesse, per chiarire che Internet, data la sua importanza, non può essere governata se non attraverso la cooperazione di tutti.

Ed è qui che sta probabilmente tutto il senso del forum, nell’aver riunito intorno allo stesso tavolo governi, Ong, Università, imprese, ingegneri ed esperti, per discutere delle minacce alla stabilità di Internet che provengono dal sovraccarico della rete, dallo spamming, dai virus, dagli attacchi informatici (i dDOS, i distributerd denial of service), dalla guerriglia telematica (gli Usa oscurarono le comunicazioni irachene nel marzo 2003 con un bombardamento elettronico), e porvi rimedio aprendo una nuova fase di cooperazione e di coordinamento.

I risultati, come in tutti i processi diplomatici non sono predicibili, ma alcuni paletti sono stati messi. Mentre l’Italia con il sottosegretario all’innovazione Beatrice Magnolfi si è proposta di ospitare un forum europeo per discutere di una Carta dei diritti e dei doveri della rete, nel novembre del 2007 in Brasile ci sarà un nuovo round negoziale con il compito di esaminare i risultati dei gruppi di lavoro formatisi ad Atene, le coalitions. Il prossimo forum affronterà le molte questioni emerse nei quatro giorni di dibattito: l’uso di software open source per facilitare l’informatizzazione dei paesi in via di sviluppo, l’empowerment delle comunità indigene, l’emancipazione delle donne, la libertà di espressione in rete, una maggiore attenzione alla privacy e alla dignità della persona, la sicurezza informatica e una gestione equilibrata dei diritti di “proprietà intellettuale”. Tutti i temi chiave di un mondo interdipendente perché interconnesso.

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