ArciReport: Una nuova idea di cultura


Una nuova idea di cultura
di Arturo Di Corinto per ARCIREPORT anno X, n. 14, 17 aprile 2012

Arcireport n_14 – 2012_

Anche quest’anno si celebra la Settimana della cultura. Il XIV appuntamento organizzato dal Mibac per promuovere e valorizzare il Patrimonio culturale italiano apre infatti gratuitamente le porte di musei, ville, monumenti, aree archeologiche, archivi e biblioteche statali, per nove giorni, dal 14 al 22.
Iniziativa encomiabile che potrebbe però diventare l’occasione per valorizzare il patrimonio del presente e non solo quello del passato enfatizzandone innesti e contaminazioni, fino a diventare occasione di dibattito su ciò che riteniamo “fare cultura” e non solo “essere cultura”. Ad esempio, una settimana della cultura potrebbe valorizzare il mondo digitale e le forme comunitarie che su di esso crescono. Come per il meeting bolognese di Punto.it, incontro delle web tv italiane dove si sono dati convegno oltre 400 videomakers per parlare della tv del futuro, cioè del nostro futuro, e di come ci percepiamo, ci relazionamo, ci formiamo idee e opinioni. Oppure una parte della programmazione di questa settimana potrebbe essere dedicata ai luoghi della cultura autogestita, al Teatro Valle o al Cinema Palazzo di Roma, che pochi giorni fa hanno ospitato nei loro spazi tre giorni di eventi dedicati al copyleft, cioè alle modalità attraverso cui è possibile comunicare e reinventare il patrimonio linguistico, artistico, scientifico, culturale, del nostro paese, oltre le logiche di un copyright che comincia a stare stretto a tutti.
O ancora la Settimana della Cultura potrebbe interrogarci sui motivi per cui continuiamo a finanziare con soldi pubblici giornali che non legge nessuno tranne chi ci fa la cresta, mentre Wikipedia, l’enciclopedia online, non ha nessun contributo statale pur essendo fra i primi dieci siti più visitati in Italia. Un giorno della settimana della cultura poi potrebbe essere interamente dedicato alle Fondazioni e agli Istituti culturali per l’immensa importanza che hanno nel tutelare la storia recente per immaginare un futuro migliore. Il pensiero va alla Fondazione Basso e alla imperterrita ostinazione dei suoi reggenti nella costruzione di una cultura della pace e del diritto che non le evita di essere sempre alle prese con la cronica scarsità di fondi che si assottigliano di anno in anno.
Chissà come sarebbe ospitare nell’anfiteatro di Ferento che cade a pezzi una convention di giovani videomaker e grafici in grado di ricostruire in 3D le vecchie rovine facendole rivivere con le nuove tecnologie. Chissà come sarebbe discutere dentro una villa del Palladio di come editori tradizionali e nativi digitali possono impiegare le opere fuori catalogo e riconsegnarle a nuova vita con i mezzi del digitale. Chissà come sarebbe mettere online i tesori delle fondazioni bancarie per goderli tutti i giorni dell’anno e non solo nelle giornate del FAI. E tutto questo mentre stabiliamo insieme nuove regole per mettere tutti in condizione di fruire delle opportunità della tecnologia, annullando in un colpo solo il digital divide, l’analfabetismo tecnologico, gelosie di casta e vecchi rituali per creare nuovi skills e competenze per un mondo che sembra rifiutare i giovani e dimenticarsi dei vecchi.
Ecco un proposta per l’agenda digitale, consentire a tutti di costruire sul patrimonio culturale preesistente, tutelando le vestigia del passato offrendole alla creatività di tutti per costruire sulle spalle di chi è venuto prima. E’ vero o non è vero che le opere artistiche memorabili, i grandi movimenti d’avanguardia e le scoperte più sensazionali sono nate dove era più facile la circolazione di idee, cultura e informazioni? Non è vero che è più facile costruire sul patrimonio culturale preesistente?

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