L’ultima dimostrazione del suo potere di influenza però è stato offerto da NewsGuard, un watchdog privato che analizza la qualità di siti di notizie e d’informazione e che tra i suoi servizi offre un bellissimo catalogo delle impronte digitali delle bufale più diffuse. A occhio e croce il 90% dell’editoria italiana non lo conosce.
La denuncia dei giornalisti di Newsguard stavolta mette infatti sotto la lente di ingrandimento gli algoritmi di Facebook che continuano a raccomandare ai suoi utenti pagine di disinformazione no-vax. Come se in Italia non bastassero i politici del «Secondo me» ad avvalorare quel profondo sentimento antiscientifico che vediamo ogni giorno all’opera sui sociale e nei giornali.
L’ultimo report di NewsGuard pdf qui inviato all’Organizzazione mondiale della sanità conferma esattamente ciò che era emerso nei report precedenti: Facebook continua a consigliare agli utenti reti di pagine no-vax e di disinformazione sanitaria e la piattaforma non ha ancora preso provvedimenti nei confronti di quei gruppi che hanno dimostrato di diffondere pericolosa disinformazione sulla salute, nonostante le rimostranze di Joe Biden, frettolosamente bollate dalla stampa conservatrice come delle scuse per il rallentare della campagna vaccinale americana.
Se non ci credete, fate come noi, e come hanno fatto gli analisti di NewsGuard che, dopo aver messo «mi piace» a una singola pagina Facebook no-vax, si sono trovati di fronte una valanga di suggerimenti per pagine e gruppi no-vax – con migliaia di follower – che pubblicano disinformazione sul Covid-19 e sui vaccini, sulle mascherine, il 5G e la salute (queste ultime collegate e «Vaxxed Truth»).
A dispetto dei solenni impegni presi anche nel passato recente, Facebook non contrasta i bufalari.
NewsGuard ha ripetutamente segnalato all’Organizzazione Mondiale della Sanità pagine e gruppi che rimangono attivi, in crescita, e visibili ai miliardi di utenti di Facebook, secondo cui le campagne di vaccinazione contro il Covid-19 non sarebbero altro che un piano per decimare la popolazione mondiale mettendo così a rischio il percorso verso l’immunità di gregge in molti paesi.
D’altra parte il meccanismo degli algoritmi di raccomandazione è lo stesso per Facebook, Youtube, TikTok: una volta fatta una scelta, il sistema la archivia come preferenza e continuerà a mostrare contenuti simili. Più clicchi i no-vax, più no-vax troverai nel tuo «newsfeed».
Proprio per questo nei giorni scorsi molti hanno chiesto interventi drastici. Bastano poche decine di «disinformatori» per mettere a rischio le campagne di vaccinazione. Poco conta che si tratti di body builder, naturopati e commercianti di integratori alimentari, spesso di destra.
Secondo uno studio del Center for Countering Digital Hate sono responsabili del 65% della disinformazione sui vaccini diffusa sui social. Le conseguenze sono drammatiche: il meccanismo funziona così bene che un loro singolo post può essere letto, commentato e condiviso da un numero di utenti superiore all’audience di giornali e televisioni come il New York Times o la Bbc.