L’INTERVISTA Ma ora l’hacklab catanese è nella lista delle biblioteche multimediali dell’Unesco
A. D. C.
Il Manifesto 19 Giugno 2001
Il Freaknet Media lab ospita presso il centro sociale Auro l’Hackmeeting 2001. Asbesto e Qu3st sono tra i fondatori.
Come è nato il “Media Lab”, e come si finanzia?
(Asbesto) Il Freaknet medialab nasce nel 1998 come un club di appassionati di informatica. Abbiamo ripreso l’idea originale degli “hacklab” lanciata al Forte Prenestino alcuni anni prima, e non appena abbiamo avuto in regalo i primi computer (dei 386) abbiamo pensato di aprire i servizi anche al pubblico esterno. Poi sono arrivati nuovi computer, riciclati dalla spazzatura, e la rete si è ingrandita, con terminali disseminati per tutto il centro sociale, posta elettronica gratuita per tutti e bollettini informativi. Le uniche spese che abbiamo, quelle telefoniche, vengono suddivise tra gli utenti mentre altre forme di autofinanziamento sono i corsi di informatica di base su Linux e di amministrazione di sistema Unix, che sono stati finora frequentati con successo da circa 80 persone di qualsiasi estrazione sociale: disoccupati, dipendenti del comune, immigrati, professionisti. Lo staff è composto principalmente dai fondatori e da ragazzi che nel tempo hanno acquisito la necessaria esperienza per gestire una rete di servizi al pubblico con 350 utenti attivi.
L’attuale giunta catanese ha deciso di sloggiarvi dal centro sociale. Ci racconti qual’è oggi la situazione e se influenzerà lo svolgimento del meeting? Che tipo di azioni intendete intraprendere per impedirlo?
(Asbesto) Siamo ancora in attesa della notifica dello sfratto. Da quel momento avremo circa 60 giorni di tempo per lasciare i locali. Speriamo di poter svolgere il meeting senza problemi perché lo spazio è stato regolarmente assegnato alla nostra associazione culturale. E ci saremo nonostante le intimidazioni delle forze dell’ordine che recentemente hanno fatto irruzione nel giardino del centro sociale senza alcun mandato, esaminandolo palmo per palmo, per poi andare via dopo circa 15 minuti, ignorando le nostre richieste di spiegazione e uscendo da un ingresso che non è il nostro. Sicuramente ci opporremo allo sfratto per vie legali ed auspichiamo che l’amministrazione cambi posizione, visti i notevoli riconoscimenti internazionali ricevuti (siamo ora parte dell’elenco delle biblioteche ed associazioni dell’Unesco) e grazie alle collaborazioni che stiamo avviando con l’Archivio storico, l’Archivio di stato e la bibilioteca Ursino-Ricupero.
Qual’è il significato di un hackmeeting a Catania, organizzato dentro un centro sociale che è anche un pezzo di storia cittadina?
(Qu3st) A differenza delle precedenti edizioni ha la forza di rappresentare un’indole nascosta per la nostra isola. Solitamente quando si parla della Sicilia si immagina qualcosa di tecnologicamente, fermo, arretrato. Eppure Catania è da sempre in prima linea sulla scena italiana dell’underground digitale che poi si mostra a pieno in eventi come l’hackit. Fare un hackmeeting a Catania mi sembra naturale, soprattutto se pensi che farlo in un posto come l’Auro – da sempre impegnato nel campo della “comunicazione” tra culture e popoli diversi – in un momento in cui la giunta di destra ci sta buttando fuori, ci permette di accentrare e di dar risalto all’ennesima grande iniziativa che tra i locali del centro prende vita.
Quale sarà l’elemento caratterizzante del meeting?
(Qu3st) Non ci sarà collegamento Internet verso l’esterno. Il meeting si svolgerà solo sulla rete locale e questo significa aumentare le possibilità di incontro e di conoscenza tra tutti i partecipanti, perché mancando le risorse esterne dovremo creare un ambiente autosufficiente nel reperire tra di noi le informazioni di uso “comune” senza cercarle altrove. Per questo motivo molti dei partecipanti hanno addirittura duplicato interi siti e li metteranno a disposzione degli altri sulla rete locale. Insomma dovrò chiedere a chi mi sta più vicino fisicamente le informazioni che mi servono, e ciò favorise la comunicazione faccia a faccia con qualcuno che fino a poche ore prima era solo un avatar nelle chat della rete.