Nasce la tv contro la guerra

Organi di collegamento nel mondo degli insetti anziché una ragnatela per acchiappare le mosche alle proprie posizioni. Per l’agire reticolare di un movimento che è esso stesso un medium, probabilmente è questa modalità di costruzione delle connessioni fra la galassia dell’informazione indipendente che alla lunga risulterà vincente.

ARTURO DI CORINTO
il manifesto – 08 Dicembre 2002

Forse solo perché è l’unica praticabile in una situazione che per il diritto all’informazione è tanto straordinaria (il monopolio Rainvest) quanto pericolosa (il conflitto d’interessi) e desolante (l’attacco all’autonomia dei giornalisti). E l’esempio potrebbe venire proprio da NoWarTv, il progetto di convergenza di televisione, satellite (canale 150 Goldbox, decoder Tele+ e Stream), radio e Internet pensato per garantire la copertura informativa delle iniziative per la pace e contro la guerra del 10 dicembre, anniversario della dichiarazione dei diritti umani, al suono di «Fuori l’Italia dalla Guerra», manifestazione promossa da Emergency, Rete Lilliput, Libera, Tavola della Pace e Social Forum (www.nowartv.it). NoWarTtv, che dovrebbe garantire la copertura delle 120 piazze dell’evento (ci saranno cortei, sit-in e concerti da Trento a Palermo), segue a ruota esperienze similari di informazione alternativa e autogestita, come Global Tv, tivvù satellitare e analogica disobbediente, che ha avuto i primi vagiti a Firenze durante il Social forum, ma anche quella di HubTv, la tv pirata inaugurata a Firenze negli stessi giorni o le televisioni di quartiere TeleOrfeo e TeleFabbrica (www.telestreet.it). NoWarTv è un modello ibrido di televisione che potrebbe svilupparsi in rete diventando lo snodo di un tipo di informazione prodotta per mezzi e pubblici differenti con l’ambizione di coprirli tutti. E stavolta non sarà un unico gruppo a fare la tv per il movimento, ma tante singolarità dalle provenienze più disparate, mediattivisti, hacker e professionisti della tv e dei media mainstream. Il progetto prevede una regia, a Roma negli ex studi Voxson, tre uplink in alcune piazze particolarmente significative, a Bologna (dove sarà presente Sergio Cofferati), a Termini Imerese (dove Telefabbrica è appena stata chiusa) e a Genova o Milano. Via corriere arriveranno contributi da Venezia come da Napoli, e ci saranno collegamenti dagli studi di Roma in compagnia della «famiglia Guzzanti» (Corrado, Sabina e Cristina), di Giobbe Covatta, Vauro, Beppe Grillo, forse Santoro, ma anche di Gino Strada, don Ciotti e altri che dal nord al sud dell’Italia tenteranno di raggiungere gli studi nelle 3 ore di diffusione analogica (h. 21-24) garantita dal circuito di Europa 7 come era accaduto per il Fse di Firenze e prima ancora per lo Sciuscià post Bulgaria.

Gran parte del merito di questa iniziativa va paradossalmente alla censura diretta e indiretta esercitata dalle tv private e di stato che gareggiano con se stesse per occultare il fermento che oggi si agita nella società italiana e, a pari merito, va alla stolida ostinazione di chi continua a difendere un modello centralizzato di informazione che non può più reggere di fronte al dispiegarsi dell’innovazione tecnologica, dell’universalità del linguaggio digitale e della cultura dell’informazione indipendente. Ma NowarTv è un progetto per niente scontato e ancora col sapore della scommessa, data l’eterogeneità dei partecipanti, la limitatezza delle risorse e il fiato grosso di una corsa contro il tempo. Perciò anche se la stessa partecipazione del movimento a NoWarTv dovrebbe essere favorita da un catalizzatore come Emergency, che l’ha proposta contro una guerra già cominciata, la scommessa è di vedere se sarà possibile allargare l’opposizione all’intervento militare in Iraq alla guerra economica e sociale, cioè all’attacco ai diritti dei lavoratori, alla libertà di associazione e di espressione e non solo alla guerra portata dalla globalizzazione liberista che usa le bombe per aprire e controllare nuovi mercati.