Anonymous, parla il dj Mirabello, denunciato per l’allarme attentati a Firenze: “Mi hanno sfruttato per i loro video”
Individuato dalla Polizia il portavoce del collettivo hacker responsabile dei tweet sulla presunta organizzazione di un atto terroristico mai confermato dagli inquirenti. Intervista esclusiva a Repubblica.it
di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 21 Gennaio 2016
Anonymous “X”, il portavoce di Operazione Parigi (#OpParis), è stato individuato dalla polizia postale. E adesso è indagato per il reato di associazione per delinquere finalizzata all’accesso abusivo e al danneggiamento di sistemi informatici.
“X” è Marco Mirabello, un dj valdostano di Poin Saint Martin che ha partecipato alle numerosi iniziative di Anonymous per individuare e bloccare i simpatizzanti dell’Is su Twitter. Tuttavia dopo aver denunciato via Twitter un possibile attentato a Firenze intorno a Capodanno è stato delegittimato dallo stesso gruppo degli Anonymous italiani che hanno condotto le operazioni di dossieraggio e contrasto alla galassia jihadista bloccandone decine di migliaia di profili.
Due giorni fa, la mattina del 19 gennaio, gli investigatori hanno perquisito l’abitazione e lo studio di Marco Mirabello e sequestrato diversi hard disk per analizzarli ai fini probatori. Nel frattempo gli Anonymous che dialogano sulle chat del movimento pur criticando il comportamento di X “che parla troppo”, hanno deciso di non rilasciare dichiarazioni. Abbiamo raggiunto Marco Mirabello al telefono ed ecco cosa ci ha detto.
È lei mister X di Anonymous?
Come confermato alla polizia nel rispetto delle mie responsabilità in termini legali, sì sono io X.
Il suo nome è Marco Mirabello?
Così mi hanno chiamato 29 anni fa.
È vero che la polizia ha effettutato una perquisiszione e un sequestro nei suoi confronti?
Sì è vero, sono entrati ma con molta calma e gentilezza senza eccedere i loro ruoli. Hanno visionato il materiale in mia presenza ed hanno prelevato il necessario per le indagini.
È stato interrogato?
Si con un interrogatorio spontaneo. Mi premeva solo dare corso alle indagini nel rispetto della verità per evitare che venissero divulgate altre falsità sul sottoscritto.
Lei è valdostano e vive a Chatillon?
Sono di origini calabresi residente in Valle D’Aosta e vivo tra Chattillon e un altro comune. Le mie attività si svolgono a Chatillon ma abito in altro comune.
La sua famiglia si è spaventata per la visita della polizia?
No, anzi i bambini hanno giocato con alcuni agenti che hanno occultato le pistole e si sono identificati con rispetto e tranquillità.
Le hanno contestato formalmente un reato? Quale?
I reati di cui sarei responsabile sono il 416 co.1, 3 e 5 / art. 81cpv / art. 110 / art. 615 ter co.1, 2 n.3 e co.3 / art. 617 quarter co.1, 2 e 4 / art. 635 bis e art. 635 ter c.p. p.
Ritiene ancora di aver fatto bene a dare quella notizia sugli attentati?
Quando una segreteria rilascia una notizia redatta dal suo ufficio, di chi è la colpa? Della segreteria o di chi ha tirato le fila? Pensateci un attimo apponendomi come figura con ruolo da dattilografo, poi fate due conti su cosa è realmente successo e come mi sento ad essere stato sfruttato e scaricato.
E chi ha tirato le fila?
Anonymous.
Cioè qualcuno le ha detto di pubblicare la notizia dell’attentato?
Io sono qui da fine novembre 2014, ti pare che in un solo anno un singolo individuo sia in grado di tirare le fila di una operazione internazionale come #OpParis tutto da solo senza che qualcuno dietro lo manovri a dovere?
La notizia dell’attentato non ha mai avuto riscontri e gli Anonynous italiani l’hanno criticata per averla pubblicata su Twitter: secondo lei, era giusto dare la notizia?
Non saprei come rispondere, perché non sono stato altro che una pedina che ha capito troppo tardi il suo ruolo reale. Se la notizia fosse stata vera allora sì, se la notizia è falsa allora no, io non posso decidere.
Nella precedente intervista lei ci ha detto che l’importante era salvare delle vite umane. E’ ancora di questa idea?
Si questa è una idea che condividerei personalmente tutt’ora, ma devo ripetere che io condividevo per convenienza anche le loro risposte.
Quindi se quell’informazione non era verificata per lei era comunque giusto pubblicarla?
Non sono io che decido, il succo era questo, non saprei come verificarla… gli Anonymous quando scrivono qualcosa dicono “abbiamo attaccato” e gli si da fiducia sulla parola, ora vogliono far perdere la mia di parola ma si sbagliano di grosso, all’inizio sembravano affiatati ora sembrano solo un branco di incapaci uniti per qualcosa che non sanno portare avanti.
E come è possibile che gli Anonymous abbiano deciso di pubblicare un comunicato in cui si dissociano dalle sue comunicazioni?
Non sono amici, lo han fatto credere, hanno avuto solo interessi per le mie capacità nel realizzare video su richiesta dunque era solo sfruttamento, se questi sono amici allora…