La Repubblica: Governare la rete L’idea brasiliana può conquistare gli addetti ai lavori?

la-repubblica-it-logoGovernare la rete, dal Brasile una ricetta per sfuggire al Datagate

La Merkel vuole una Internet europea, i servizi segreti italiani lo spezzatino della rete e cyber-spioni online, mentre il Brasile presenta in italia il modello di gestione della rete partecipato dai cittadini, sotto l’imperativo del suo accesso universale

Arturo Di Corinto per La Repubblica del 20 febbraio 2014

Si apre un nuovo capitolo per la gestione della rete Internet. Dopo l’intervento di Neelie Kroees che ha difeso un modello di governance della rete basato sulla piena partecipazione di tutti gli attori, l’ipotesi da parte della Merkel di “isolare” la rete europea da quella mondiale arricchisce la saga di un nuovo capitolo.

La dichiarazione della Merkel di sabato scorso, di creare una sorta di “internet europeo” per una maggiore privacy e sicurezza delle comunicazioni prevede di tagliare fuori gli americani, e non solo loro. Mentre i nostri servizi segreti avrebbero già ipotizzato uno spezzatino delle rete e di popolarla con cyber-mercenari a controllarne il traffico. Ma si può fare? Secondo quale modello di governance?

“Tutti gli interventi sulle regole di Internet hanno un aspetto altamente tecnico e globale, quindi conviene non intervenire senza una previa consultazione con tutti gli attori del sistema.”, sostiene Stefano Trumpy direttore di Internet Society Italia e membro governativo dell’Icann (l’ente che decide sugli indirizzi web di tutto il mondo): “I governi, per comprendere il proprio ruolo specifico in questo sistema così complesso della governance di Internet, ed evitare di prendere decisioni con buone intenzioni ma pessime conseguenze, devono parlare con tutti i portatori d’interesse: cittadini, imprese, università, organizzazioni non profit ed enti governativi minori.”

Che cos’è la governance della rete
Infatti la Governance di Internet concerne per definizione tutte le azioni e la attività orientate a mantenere la rete delle reti stabile, sicura ed efficiente. La Governance della rete coincide con la gestione collettiva, mulistakeholder, di organismi che si accordano su regole e protocolli tecnici per conseguire l’obiettivo della sua massima funzionalità. Questi stakeholder che si riuniscono a livello locale e mondiale ogni anno nell’Internet Governance Forum dell’ONU, decidono insieme come garantire attraverso la loro cooperazione, privacy, apertura e sicurezza della rete. Perciò “Governance non è government”. “La governance è orizzontale, il government viene dall’alto” ci dice Stefano Rodotà, che da sempre segue questi incontri, anche nella veste di protagonista italiano della proposta dell’Internet Bill of rights, la carta dei diritti di Internet. Una proposta nata nel 2005 e poi ratificata tra Italia e Brasile nel 2007 a Rio De Janeiro per impedire alle multinazionali di fare il bello e cattivo tempo, perchè: “Quando non ci sono le regole, comanda chi è più forte”, è l’insegnamento di Rodotà.

Il Convegno alla Camera
Come se ne viene a capo? Una proposta probabilmente verrà dall’incontro di venerdì prossimo alla camera dei deputati che riceve le due massime autorità brasiliane dell’organismo di gestione di Internet, il Comitato brasiliano per la governance di Internet (CGI.br), venuti a Roma in coincidenza con la visita di Dilma Roussef, a esporre il loro modello di governance della rete. Un modello che non prevede la gestione maggioritaria del governo che al suo interno può indicare solo 9 dei 21 membri incaricati di garantire il totale accesso pubblico e universale alla rete internet sotto qualsiasi condizione e la promozione dei diritti umani, in particolare i diritti di comunicazione e di libertà di espressione. Cosa prevista dal protocollo Italia-Brasile del 2007. E’ questo comitato che decide le policy di Internet anche in caso di avvicendamento dei governi ed evita decisioni improvvide e calate dall’alto.

Come si difendono libertà e privacy della rete
Secondo Demi Getschko, l’esperto indipendente del comitato, presidente della Internet society brasiliana e responsabile di tutti gli indirizzi ip latinoamericani (Nic.br): “la rete funziona in maniera tale che anche una email che parte da Roma per andare in Africa, per banali motivi di risparmio economico può essere rimbalzata attraverso un server in territorio americano, dove – il Datagate insegna – gode di un livello di protezione e privacy più basso che in Europa.”. “Ma il problema è dove sono i dati sensibili non il tubo che li trasporta.” “Perciò essi devono essere “storati” sul territorio da cui originano.” aggiunge Carlos Afonso, altro membro della delegazione brasiliana che abbiamo incontrato con gli altri in un bar di Roma saltato l’incontro con Catricalà per ovvi motivi.

I nostri governi, voltatili per definizione, potrebbero avvantaggiarsi di questi consigli, e rimediare alla magra figura dell’anno scorso quando il governo Letta non si presentò all’IGF mondiale, approfittando della presenza di Francesco Caio come attendente del meeting. Non solo, sarebbe  l’occasione per rispolverare l’ottimo lavoro fatto dal Ministro Profumo quando, a seguito di una consultazione pubblica produsse il documento che assumeva la difesa della libertà della rete come la più grande agorà pubblica della storia umana, sia che il nuovo ministro dell’Innovazione possa essere Riccardo Luna anzichè Renato Soru.

Governare la rete

L’idea brasiliana può conquistare gli addetti ai lavori?

Arturo Di Corinto

per Repubblica

La Merkel vuole una Internet europea, i servizi segreti italiani lo spezzatino della rete e cyber-spioni online, mentre il Brasile presenta in italia il modello di gestione della rete partecipato dai cittadini, sotto l’imperativo del suo accesso universale

Si apre un nuovo capitolo per la gestione della rete Internet. Dopo l’intervento di Neelie Kroees che ha difeso un modello di governance della rete basato sulla piena partecipazione di tutti gli attori, l’ipotesi da parte della Merkel di “isolare” la rete europea da quella mondiale arricchisce la saga di un nuovo capitolo.

La dichiarazione della Merkel di sabato scorso, di creare una sorta di “internet europeo” per una maggiore privacy e sicurezza delle comunicazioni prevede di tagliare fuori gli americani, e non solo loro. Mentre i nostri servizi segreti avrebbero già ipotizzato uno spezzatino delle rete e di popolarla con cyber-mercenari a controllarne il traffico. Ma si può fare? Secondo quale modello di governance?

“Tutti gli interventi sulle regole di Internet hanno un aspetto altamente tecnico e globale, quindi conviene non intervenire senza una previa consultazione con tutti gli attori del sistema.”, sostiene Stefano Trumpy direttore di Internet Society Italia e membro governativo dell’Icann (l’ente che decide sugli indirizzi web di tutto il mondo): “I governi, per comprendere il proprio ruolo specifico in questo sistema così complesso della governance di Internet, ed evitare di prendere decisioni con buone intenzioni ma pessime conseguenze, devono parlare con tutti i portatori d’interesse: cittadini, imprese, università, organizzazioni non profit ed enti governativi minori.”

Che cos’è la governance della rete

Infatti la Governance di Internet concerne per definizione tutte le azioni e la attività orientate a mantenere la rete delle reti stabile, sicura ed efficiente. La Governance della rete coincide con la gestione collettiva, mulistakeholder, di organismi che si accordano su regole e protocolli tecnici per conseguire l’obiettivo della sua massima funzionalità. Questi stakeholder che si riuniscono a livello locale e mondiale ogni anno nell’Internet Governance Forum dell’ONU, decidono insieme come garantire attraverso la loro cooperazione, privacy, apertura e sicurezza della rete. Perciò “Governance non è government”. “La governance è orizzontale, il government viene dall’alto” ci dice Stefano Rodotà, che da sempre segue questi incontri, anche nella veste di protagonista italiano della proposta dell’Internet Bill of rights, la carta dei diritti di Internet. Una proposta nata nel 2005 e poi ratificata tra Italia e Brasile nel 2007 a Rio De Janeiro per impedire alle multinazionali di fare il bello e cattivo tempo, perchè: “Quando non ci sono le regole, comanda chi è più forte”, è l’insegnamento di Rodotà. (http://www.repubblica.it/tecnologia/2013/10/25/news/rodot_sviluppo_rete-69432332/?ref=nrct-1)

Il Convegno alla Camera

Come se ne viene a capo? Una proposta probabilmente verrà dall’incontro di venerdì prossimo alla camera dei deputati che riceve le due massime autorità brasiliane dell’organismo di gestione di Internet, il Comitato brasiliano per la governance di Internet (CGI.br), venuti a Roma in coincidenza con la visita di Dilma Roussef, a esporre il loro modello di governance della rete. Un modello che non prevede la gestione maggioritaria del governo che al suo interno può indicare solo 9 dei 21 membri incaricati di garantire il totale accesso pubblico e universale alla rete internet sotto qualsiasi condizione e la promozione dei diritti umani, in particolare i diritti di comunicazione e di libertà di espressione. Cosa prevista dal protocollo Italia-Brasile del 2007. E’ questo comitato che decide le policy di Internet anche in caso di avvicendamento dei governi ed evita decisioni improvvide e calate dall’alto.

Come si difendono libertà e privacy della rete

Secondo Demi Getschko, l’esperto indipendente del comitato, presidente della Internet society brasiliana e responsabile di tutti gli indirizzi ip latinoamericani (Nic.br): “la rete funziona in maniera tale che anche una email che parte da Roma per andare in Africa, per banali motivi di risparmio economico può essere rimbalzata attraverso un server in territorio americano, dove – il Datagate insegna – gode di un livello di protezione e privacy più basso che in Europa.”. “Ma il problema è dove sono i dati sensibili non il tubo che li trasporta.” “Perciò essi devono essere “storati” sul territorio da cui originano.” aggiunge Carlos Afonso, altro membro della delegazione brasiliana che abbiamo incontrato con gli altri in un bar di Roma saltato l’incontro con Catricalà per ovvi motivi.

I nostri governi, voltatili per definizione, potrebbero avvantaggiarsi di questi consigli, e rimediare alla magra figura dell’anno scorso quando il governo Letta non si presentò all’IGF mondiale (http://www.repubblica.it/tecnologia/2013/10/25/news/internet_governance_forum-69440304/), approfittando della presenza di Francesco Caio come attendente del meeting. Non solo, sarebbe l’occasione per rispolverare l’ottimo lavoro fatto dal Ministro Profumo quando, a seguito di una consultazione pubblica produsse il documento che assumeva la difesa della libertà della rete come la più grande agorà pubblica della storia umana, sia che il nuovo ministro dell’Innovazione possa essere Riccardo Luna anzichè Renato Soru. (http://www.repubblica.it/tecnologia/2012/09/20/news/governance_internet-42905619/)

Lascia un commento