La Repubblica: Un clone di YouTube e spam su Twitter così la Siria combatte contro i web-attivisti

Un clone di YouTube e spam su Twitter
così la Siria combatte contro i web-attivisti

Una copia esatta del sito di condivisione video per rubare le password agli utenti, prendere possesso dei loro pc e individuarli. E’ solo l’ultima mossa del governo di Assad contro la rivolta popolare che va avanti da oltre un anno. E le organizzazioni internazionali cercano di aiutare la popolazione di ARTURO DI CORINTO
per La Repubblica del 20 marzo 2012

L’esercito elettronico siriano combatte senza mai fermarsi. Con la richiesta di reinserire username e password per commentare i video di un falso Youtube i sostenitori di Assad sono riusciti a impadronirsi degli account di numerosi attivisti antigovernativi siriani e li hanno spinti verso siti infettati di virus. La mossa potrebbe servire a scovare gli attivisti e andarli a prendere nelle loro case. A denunciarlo è la Electronic Frontier Foundation

Il sito incriminato in questo momento non è più raggiungibile ma la EFF consiglia vivamente di fare attenzione a siti simili che sono carichi di virus. L’operazione di “cyberwarfare” (guerra cibernetica) è stata condotta probabilmente da agenti governativi e ha usato due tecniche diverse. Prima, con una nota strategia di phishing i gestori del falso sito cercano di ottenere username e password con la scusa di poter lasciare dei commenti, poi iniettano nel computer del malcapitato dei virus potenti con la richiesta di aggiornare il software flash per vedere correttamente i video. Poichè una volta installati tali virus danno a costoro un accesso amministrativo al computer dell’utente la EFF ha creato una guida online per rimuoverli.
Non è la prima volta che accade e le tecniche messe in campo sono diverse. Solo pochi giorni prima di denunciare il clone di YouTube la la EFF aveva annunciato la scoperta di XtremeRAT – un software Trojan diffuso via email e messaggistica – nei sistemi usati dagli attivisti siriani. Il virus è particolarmente potente poichè consente di catturare l’attività della webcam, di registrare i tasti premuti sulla tastiera del pc, di “sniffare” password e inviare queste informazioni a un server che fa riferimento a un IP Siriano.

Telecomix ha denunciato l’esistenza di falsi account Twitter che fanno più o meno lo stesso del falso youtube, linkando “siti canaglia”. L’ultimo rapporto di Reporters senza frontiere sulla cybercensura descrive invece come gli attivisti pro-Assad tendono a intasare gli hashtag siriani con comunicazioni fasulle e a occupare letteralmente le bacheche facebook degli attivisti antigovernativi con messaggi a favore del governo.

Per questo é dall’inizio delle rivolte in Siria che il gruppo di attivisti per la libertà di Internet, Telecomix, sta cercando di aiutare i rivoltosi, innanzitutto rendendoli consapevoli dell’alto livello di controllo sulle comunicazioni Internet esercitato dal regime e creando canali di comunicazione sicuri via Tor (https://www.torproject.org). In particolare continuano a diffondere via chat e email le “linee guida di sicurezza per le comunicazioni in Internet”, in arabo e inglese. In particolare dopo aver trovato nei router siriani dei dispositivi di monitoraggio del traffico Internet prodotti da una società americana, la Blue Coat (https://www.bluecoat.com/).
Da quando Youtube era stato censurato nell’estate scorsa Telecomix ha avviato inoltre una serie di progetti per pubblicare in sicurezza video, audio e testi o documenti riservati sul sito Syrian stories per tradurre, chiarire e testimoniare la memoria della guerra civile siriana ed ha offerto strumenti di comunicazione alternativa come la radiofonia e i vecchi modem a chiamata in grado di contattare server proxy fuori dei confini del paese.
Quello che è chiaro insomma è che la censura siriana è aumentata esponenzialmente dall’inizio della rivoluzione e grazie all’elevato livello di precisione che può raggiungere, in assenza di contromisure adeguate, può portare all’incriminazione e al carcere per coloro che contestano Assad. E in carcere si viene torturati.

“Volevo Morire”. Il rapporto di Amnesty international sulla tortura in Siria
Da quando sono cominciate le proteste molti net-attivisti siriani sono stati purtroppio arrestati e di loro si sa poco o nulla. In questo contesto assume ulteriore rilevanza l’ultimo rapporto di Amnesty International che ha denunciato violenze e stupri in carcere vissuti dalle persone vittime degli arresti di massa nel corso della rivolta siriana.
Il rapporto intitolato: “Volevo morire. La denuncia dei sopravvissuti alle torture siriane”, è un lungo e orribile catalogo delle torture sofferte dai manifestanti antigoverantivi raccontate in prima persona. Ma non parla solo delle “classiche” torture come bruciature di sigarette, posizioni forzate e isolamento coatto, ma di schock elettrici, crocifissioni, frustate con cavi elettrici e perfino stupri a cui i i prigionieri sono costretti ad assistere. Il rapporto, realizzato attraverso le interviste ai sopravvissuti nel febbraio del 2012 e corredato di fotografie raccapriccianti a documentare le ferite inferte ai detenuti, si conclude con una serie di raccomandazioni sia al governo siriano che alle Nazioni Unite. E in particolare chiede la fine degli arresti arbitrati, e della prigionia in isolamento per quelli che hanno pacificamente espresso la loro opposizione al governo esercitando il diritto alla libertà d’espressione, d’associazione e assemblea e la fine dell’uso sistematico della tortura e degli altri maltrattamenti, consentendo l’ingresso in Siria delle commissioni preposte delle Nazioni Unite e delle organizzazioni non governative per valutare la situazione dei diritti umani nel paese. Amnesty chiede a tutti gli stati di contribuire a investigare su quello che sta accadendo e di assicurare i responsabili di tali crimini contro l’umanità alla giustizia e al Consiglio di Sicurezza di imporre e applicare l’embargo su armamenti, equippaggiamenti e personale militare e di congelare i beni di Bashar al-Assad e di tutti quelli che, essendogli vicini, possono essere coinvolti in crimini punibili in base alle leggi internazionali.

1 – Il falso youtube (https://www.eff.org/deeplinks/2012/03/fake-youtube-site-targets-syrian-activists-malware)
2 – le istruzioni per verificare la sicurezza del pc (https://www.eff.org/deeplinks/2012/03/fake-youtube-site-targets-syrian-activists-malware)
3 – il rapporto di Amnesty sulla cybercensura – http://en.rsf.org/beset-by-online-surveillance-and-12-03-2012,42061.html)
4 – il sito ufficiale di Tor https://www.torproject.org
5 – Le linee guida di Telecomix https://telecomix.ceops.eu/syria_guidelines_EN-AR_cpr.pdf)
6 – il sito di Syrian Stories – http://syrianstories.org)
7 – Il microblogging di Teleomix https://status.telecomix.org/telecomixsyria
8 – Il rapporto di Amnesty sulla tortura in Siria – http://www.amnesty.it/nuovo-rapporto-sulla-siria-torture-e-maltrattamenti-in-detenzione-fenomeno-sistematico-e-massiccio

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