Linux alla Festa di Liberazione

Il 20 settembre 2005 alle ore 18:00,
nel corso della festa di Liberazione – www.liberafesta.it
nello SPAZIO GC*QUEER
il *Lab Linux* a cura del BugsLab Roma – http://strike-spa.net/bugs.html

A seguire presentazione del libro “Open non è Free”

coordina:
Sergio Boccadutri (esecutivo nazionale GC) – www.giovanicomunisti.it

intervengono:
Ippolita (autori del libro) – www.ippolita.net;
Collettivo Laser – www.e-laser.org;
Arturo Di Corinto (giornalista) – www.ilsecolodellarete.it;

in collaborazione con la Libreria Alegre – Interno 4.

*Che cos’e’ il BugsLab*

Il bugslab è un doppio progetto nato in cooperazione col c.s.a. La Torre che mira a praticare e a diffondere il concetto di informatica libera e di uso etico del computer. Nell’anno e mezzo trascorso ha iniziato offrendo accesso libero ad internet 2 volte a settimana attraverso computer dotati di software open source e free, e del sistema operativo gnu/linux.
Rifacendosi ai valori della licenza d’uso gpl mira a diffondere un uso etico del computer e più in generale delle nuove tecnologie, soffermandosi soprattutto sulla problematica dell’accessibilità e della formazione.
Per questo si è scelto di operare attraverso pratiche di autoformazione creando un luogo, legati a queste tematiche, che fosse punto centrifugo e centripeto di saperi da condividere.
Il bugsLAb mira adesso ad allargare le proprie attività: da un lato rafforzando l’autoformazione presentando corsi d’informatica su vari argomenti ariticolato su diversi livelli d’esperienza; dall’altro iniziare un percorso di cooperazione e condivisione di lavori, abilità e conoscenze nel mondo iper-precario ed iper-flessibile della grafica (DTP, Web, Audio/Video).

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Che cos’e’ lo *SPAZIO GC*QUEER zone di confine*

GC*Queer è lo spazio che nasce dalla collaborazione tra i/le Giovani Comuniste/i e Queer, l’inserto libri di Liberazione.

Non è un luogo in cui specchiarsi, in cui trovare riflessa la propria immagine. E’ semmai uno spazio in cui perdersi, in cui incontrare nuove realtà. La zona di confine delle soggettività ribelli, disobbedienti, è l’area, a volte inesplorata, dove abbiamo deciso di rivolgere lo sguardo. Dalle lettere stampate sulle pagine di un libro alle immagini luminose di un video, passando per i corpi di attori in scena, tutto sfugge alla tentazione di definirsi. Sono parole, immagini, corpi che si raccontano. Tutto in equilibrio precario. Chi scrive, chi parla, chi racconta, chi ama, chi balla tutta la notte, chi spilla la birra e chi la beve, chi si siede e chi seduto non riesce proprio a stare. Tutti “spiantati”.

Un’incursione delle identità aperte e multiformi nei recinti classici della cultura. Una riappropriazione di spazi di libertà negata: sottratta alla stretta del controllo biopolitico, alle morali che si ergono a etica di Stato, all’orrore della guerra, a tutte le forme violente e repressive del potere. Uno spazio in cui sperimentare, discutere, giocare, amare.
Anche questa è politica.