Partecipare produce servizi

copertina Nova del 5 febbraio 2009Così il web 2.0 aiuta il cittadino ad innovare
di Arturo Di Corinto
per Il Sole 24 Ore – del 5 febbraio 2009

Finora le politiche di e-Government in Italia hanno puntato molto alla modernizzazione della macchina pubblica e solo parzialmente alla creazione di servizi innovativi per i cittadini e le imprese. Inoltre le politiche pubbliche hanno spesso trascurato il ruolo attivo che i cittadini possono svolgere nella definizione, progettazione e realizzazione dei servizi che poi useranno. Eppure perchè l’e-government possa traghettarci verso una società dell’informazione inclusiva, bisognerebbe favorire proprio l’effettiva partecipazione dei cittadini allo sviluppo di srumenti, policy e decisioni pubbliche, in un contesto di sicurezza, privacy, autonomia, rispetto e fiducia reciproca. Secondo precise direttrici di sviluppo: innovazione, efficienza, trasparenza, partecipazione, ecologia.
Primo. L’innovazione riguarda metodi, tecnologie e contenuti. Il riuso dei dati e delle applicazioni,del software e dell’hardware, facilitati come sono da soluzioni open source e di green computing, non solo permettono un risparmio di denaro e la valorizzazione di asset deperibili come l’ambiente, ma sono altrettante strategie innovative nella gestione delle ICT applicate al cambiamento. Secondo. L’efficienza dei servizi resi, che presuppone un trasferimento efficace dell’informazione, produce valore economico solo se diventa veicolo di siluppo e promozione del territorio, di valorizzazione e tutela del patrimonio, di coesione, e integrazione sociale, pertanto l’accesso ai suoi contenuti non può prescindere dall’adozione di standard riconosciuti, dall’interoperabilità dei dati e degli applicativi. Terzo: mentre il miglioramento del rapporto costi/benefici nell’erogazione di beni e servizi a cittadini e imprese passa per l’incremento dell’efficacia e dell’efficienza della comunicazione dei servizi online, non si può sottovalutare il ruolo che portali, blog, social networks hanno nel favorire la partecipazione e la trasparenza delle azioni istituzionali.

Perciò se l’obiettivo di fare dell’Europa la più vasta e competitiva economia della conoscenza è sempre attuale, per realizzare una crescita sostenibile, una migliore qualità della vita, una maggiore coesione sociale e migliori condizioni di lavoro, il settore pubblico deve usare diversamente la leva dell’egovernment. In particolare, secondo l’IPTS (Institute for Prospecrive Technological Studies) i trend socio-tecnici rappresentati dal Web 2.0 possono avere specifiche implicazioni per i servizi pubblici innovativi quali l’eGovernment, l’eHealth e l’eLearning.
Infatti, a dispetto del limitato uso dei servizi online di governi e amministrazioni, le tecnologie alla base del web 2.0 hanno dimostrato di avere un eccezionale impatto nella vita sociale, nell’industria dell’intrattenimento, della pubblicità e dei media. Le applicazioni web based del web 2.0 si fondano sul concetto dell’utilizzatore come produttore: di software (free and open source software); di contenuti (blog, vlog, wiki, Flickr, Youtube), di tendenze, (Last.fm, de.li.cious), di reti sociali (Myspace, Facebook) e di reputazione (eBay). E si fondano anche sull’idea dell’utente come fornitore di connettività (wifi sharing, mesh networks) e di business intelligence.
Le tecnologie alla base del web 2.0 sono innnovazioni introdotte negli ultimi venti anni per incrementare usabilità, integrazione e riuso di applicazioni web che a loro volta consentono la pubblicazioni di dati e informazioni in maniera agile e veloce, di condividerle, e di farlo collaborando. Infatti si tratta di applicazioni che, come dice O’Reilly, “più vengono usate, più migliorano”, e la collaborazione che ne risulta è sempre maggiore della somma dei suoi elementi. Per intenderci, quando parliamo di web 2.0 parliamo di una combinazione di tecnologie (Ajax, XML, OpenAPI, Microformats, Flash/Flex), di applicazioni (Blog, Wiki, Podcast, RSS feeds, Tagging, Social Networks, Search Engine, MPOGames), di valori e principi (l’utente come autore, l’intelligenza collettiva, la continua sperimentazione, l’estrema facilità d’uso).
Gli strumenti del web 2.0 sono già stati usati all’interno del settore pubbico e governativo, e gli esempi sono molti. Fra i più interessanti possiamo citare Intellipedia, Peer to Patent, PatientOpinion, Mybikelane, Culturalazio, Openpolis.
Al di là dei singoli progetti, la natura di tale impatto riposa principalmente sul ruolo proattivo degli utenti che producono contenuti, offrono valutazioni, recensioni, manipolano contenuti generati da altri utenti, offrono saggi di gradimento e attenzione. Si tratta di un work in progress, dove il valore della partecipazione si trasforma in servizi.
I benefici specifici di questo approccio possono aiutare le amministrazioni a rendere il loro governo: semplice e orientato all’utenza, trasparente e affidabile, partecipativo e inclusivo, ampio e coeso.
La scarsa partecipazione, la scarsa qualità dei contributi, comportamenti distruttivi degli utenti e un uso elitario, sono rischi di questo approccio che non vanno sottovalutati..
In ogni caso si tratta di un utilizzo che non si può ignorare e che sta portanto profonde modificazioni in ogni ambito della comunicazione, congiutamente ad altri trend come il consumo consapevole, la formazione di una classe di knowledge worker, l’importanza sempre maggiore dell’apprendimento informale, la comunicazione delle conoscenze tacite e implicite, l’innovazione diretta dagli utenti, nuove forme organizzative a rete e la commercializzazione del mercato IT.
Il web 2.0 funziona bene in contesti di alta fiducia reciproca, e in ambienti caratterizzati da una forte spinta alla collaborazione e alla condivisione di tipo knowledge intensive. Ma una forte spinta e un’alta motivazione strategica fanno il resto. Insieme a una goverance chiara e definita degli ambienti che le interazioni web based creano. Non c’è motivo di credere che la Pubblica Amministrazione italiana non ne sia capace.

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