La Repubblica: Roma si scopre “tecnologica”. La carica delle software-house

a pranzo con Bruce Perens, Richard Stallman e Arturo Di Corinto

Sempre più innovative le aziende di applicazioni multimediali
Roma si scopre “tecnologica”
la carica delle software-house
Valentina Conte

La ricerca nei settori più avanzati, dall´ “Open source” al “cloud computing”
La regione Lazio entra nel Gotha europeo con 140mila addetti specializzati
La Repubblica (18 novembre 2008)

All´orizzonte c´è una nuvola. Non quella della crisi, piuttosto il suo antidoto. Si chiama cloud computing ed è la tecnologia che rivoluzionerà l´informatica: usare il software dalla rete senza immagazzinarlo sul disco fisso. Un´opportunità di business tra le altre che Roma può cogliere al volo, confermando una vocazione sempre meno nascosta: quella di capitale dell´hi-tech. Non sarà la prima della classe (lo scettro va a Milano), ma la Roma dell´alta tecnologia sorprende per vitalità e creatività. Quasi l´8% delle imprese di settore si colloca nell´Urbe: 9.300 sulle 126 mila nazionali. Non solo. La regione Lazio è al quindicesimo posto nell´annuario Eurostat per numero di occupati nell´hi-tech (140 mila, l´8,2% del totale), unica italiana tra le prime trenta europee (non così nella classifica dei brevetti).
«Roma è una città che vive di servizi e anche di software, ormai indispensabile all´industria mediatica», racconta Arturo Di Corinto, docente di comunicazione alla Sapienza, guru del free software e autore del primo film italiano sull´Open source. Autonomia, libertà, indipendenza sono i valori alla base del movimento romano del software libero: i programmi si usano, si migliorano e si rimettono in circolazione. Senza copyright, anzi con il copyleft
Grazie a questa filosofia la Camera dei Deputati, che sta trasmigrando i suoi dati verso la piattaforma Linux, risparmierà 600 mila euro l´anno. «Il guadagno è nella personalizzazione: non si paga il software, ma le sue modifiche studiate in base alle esigenze del cliente», spiega Lorenzo De Tomasi, 32 anni, socio fondatore della Free hardware foundation, la fondazione romana che diffonde la nuova cultura.
Solo a Roma ci sono almeno 30 aziende che scrivono software libero: imprese piccole e vivaci (al di sotto delle 15 persone) che manipolano e raffinano gli applicativi. Come Lynx lab, nata nel 1995 all´interno dell´università Roma Tre, ora punto di riferimento per i software didattici e la formazione a distanza. O come Binario Etico, cooperativa sorta due anni fa, che ricicla e potenzia i vecchi computer, rianimandoli con programmi “liberi”. In futuro si aggiungerà forse il Parco telematico dell´audiovisivo, un polo di servizi da 100 mila metri quadri nella zona industriale di Formello per il cinema e la tv, con tanto di audio-videoteca universale, da realizzare in base ai principi del cloud computing ? la “nuvola” di servizi, film, applicativi ? e del free software.
Quasi dalla parte opposta, al di là del Raccordo, si colloca il polmone della Roma hi-tech: il Tecnopolo Tiburtino, 30 mila occupati e 6 miliardi di fatturato. Un´area a forte espansione. A prevalere sono le industrie di Finmeccanica (difesa, elettronica, aerospazio). Ma la nuova vocazione è l´Ict, l´information technology: 29 imprese su 65 totali. Tra queste Beeweeb, una software house che produce applicazioni multimediali per i cellulari. Nata nel 2000 grazie all´intuizione dell´amministratore delegato Enrico Donadi di sfruttare la rete per l´accesso ai database aziendali, ora Beeweeb (50 dipendenti, età media 30 anni) è una realtà che fa utili per il 90% all´estero grazie alle sedi di Londra e Palo Alto in California. Il fatturato di quest´anno (6 milioni di euro) doppierà quello del 2007. «Abbiamo realizzato anche il portale dell´Auditorium di Roma e la sua versione per cellulare», dice Irina Barinova, giovane responsabile del marketing, laurea in economia a Mosca e Mba alla Luiss.
Giovani e innovativi sono anche i ragazzi di Officine Cst (40 consulenti dai 25 ai 40 anni), società specializzata in prodotti finanziari per le banche. «Con il software prodotto su misura ? spiega Luca Fontanelli, socio fondatore ? negli ultimi cinque anni abbiamo gestito 300 milioni di euro di crediti fiscali, un milione di fatture, 6 miliardi di crediti sanitari». Tra questi anche quelli della regione Lazio, in piena ristrutturazione del debito. «Noi forniamo una piattaforma Internet ai fornitori della regione e alle Asl, diamo ordine al processo gestendo le carte e portiamo le imprese alla cessione del credito con la banca». Il segreto di tanta vitalità è nel personale: «Tutti laureati e quasi tutti dalla Cattolica, dove li scelgo personalmente»..

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