La Repubblica: Il software libero è diventato grande: in 80 città italiane si festeggia il Linux Day

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Il software libero è diventato grande: in 80 città italiane si festeggia il Linux Day

La comunità dell’open source si incontra in piazze, licei e biblioteche per festeggiare la diciottesima edizione dell’evento. Eventi a Parma, Catania, Bolzano, Palermo, Roma, Milano, Firenze

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 27 Ottobre 2017

IL SOFTWARE libero ha vinto. L’utopia di creare programmi di buona qualità per aiutare il prossimo – e che fossero anche stabili ed economici senza fare cose strane di nascosto – è diventata realtà. E verrà celebrata al Linux Day, sabato 28 ottobre, in circa 80 città italiane all’insegna di un unico motto: “condivisione”. L’iniziativa, che si ripete quest’anno per la diciottesima volta, ha lo scopo di promuovere il software libero nella sua doppia accezione di free e open source ma è intitolata a Linux perché questo è il nome del kernel, il “nocciolo”, dei sistemi operativi liberi Unix-like ed “embedded Linux” (incorporati) che ogni giorno usiamo per chattare, navigare, fare una ricerca in Rete.

Se ha vinto è perché, forse non tutti lo sanno, il software libero oggi fa funzionare la maggior parte dei sistemi informatici nel mondo, dai telefoni Android ai computer Apple fino ai server web, persino quelli di Google e le borse azionarie, anche se non ha mai veramente sfondato nel mercato del consumer desktop, ancora saldamente in mano a Microsoft, l’azienda una volta avversaria e oggi potente alleata delle comunità Linux.

Perciò, di fronte al paradosso di questo utilizzo quotidiano ma per lo più sconosciuto del software libero, la comunità Linux italiana organizzata nei LUG, i Linux User group, si è data appuntamento a Roma, Pescara, Milano, Trento, Palermo e in tutte le province della Campania per ribadire il carattere pratico e solidaristico della produzione collaborativa del software, per “divertirsi, guadagnare e vivere felici”.

In tutta la Penisola i volontari che si riconoscono in quest’idea di libertà che viene dall’etica hacker della condivisione di risorse e strumenti informatici si danno appuntamento per brindare con Barolo e Negramaro, mangiare seadas, pizza e mozzarelle appena fatte mentre discutono di creatività, cooperazione e condivisione. Tanti i workshop e le conferenze organizzate insieme a scuole, comuni e istituzioni. A Fabriano, ad esempio, nella biblioteca comunale ci si ritrova per parlare di privacy, app che “origliano” e chatbot per Telegram; a Milano per confrontarsi su sicurezza, anonimato e dark web; a Genova per un doppio appuntamento, in piazza per farsi aiutare a installare Linux e al Parco tecnologico cittadino per discutere di software libero e pubblica amministrazione. E poi, ancora, le iniziative organizzate dallo storico gruppo Golem di Empoli dove si parlerà di Bitcoin e SPID, il sistema pubblico di identità digitale.

Il software libero, un tipo di software che si può usare, studiare, modificare e rivendere senza chiedere permessi grazie alle licenze con cui viene distribuito è all’origine della rivoluzione tecnologica che ha messo gli utenti al centro dell’economia digitale. Dimostrando che il copyright tradizionale sul software era un freno all’innovazione. Quel software è alla base dell’evoluzione del web 2.0 e dei personal media, del citizen journalism fatto di blog e wiki e di tutti quegli strumenti di web publishing che  hanno aperto spazi di democrazia e settori di mercato impensabili all’inizio della rivoluzione informatica. Quando, cioè, per citare un aneddoto, Bill Gates diceva che non era possibile guadagnare senza farsi pagare il software.

Allora, il cofondatore di Microsoft non poteva immaginare che quel software scritto e condiviso liberamente tra gli “hobbisti” sarebbe stato alla base della cosiddetta GNU-economy, dove si guadagna con la cooperazione nello sviluppo del software, su cui si fonda l’industria dei social, delle App, di blockchain, Bitcoin, di programmi e stampanti 3D. Se esiste una logica che è riuscita a cambiare l’approccio

all’innovazione, è proprio questa. E quella degli hacklab, delle startup, dei maker-space, dei coder dojo e di Arduino, la piattaforma hardware nata per gli hobbisti corredata da software libero che è diventata un successo mondiale, made in Italy.