La Repubblica: Che cos’è Tor Project e a che cosa serve

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Che cos’è Tor Project e a che cosa serve

Nei segreti del software per navigare la rete in maniera anonima. Usato per garantire la privacy di giornalisti, whistleblower e dissidenti politici, è anche il nome del network omonimo che protegge le proprie comunicazioni usando la crittografia

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 3 Novembre 2017

IMMAGINATEVI il web come un iceberg. La sua punta è fatta dal web di superficie, quella dove troviamo Facebook, Twitter, i siti dell’università o del nostro giornale preferito. Sotto il pelo dell’acqua c’è il resto dell’iceberg, il Deep Web, cioè la porzione del web non indicizzata dai motori di ricerca e i cui siti non riusciremmo a trovare neppure con Google. E poi c’è una parte del deep web, più difficile da scoprire, il Dark web, che può essere raggiunta solo con speciali software come Tor, acronimo di The Onion Router.

Tor è un software per navigare la rete in maniera anonima. Usato per garantire la privacy di giornalisti, whistleblower e dissidenti politici, è anche il nome del network omonimo che protegge le proprie comunicazioni usando la crittografia. Liberamente scaricabile dal web, il Tor browser ha l’aspetto di un semplice browser – è una versione modificata di Mozilla Firefox -, ma quando lo si usa riesce a schermare la connessione tra l’utente e la sua destinazione impedendo a uno spione di sapere chi sta guardando un certo sito o usando un certo servizio web.

Tor riesce ad anonimizzare i suoi utilizzatori perché impedisce l’analisi del traffico delle comunicazioni via internet, dal web surfing alle chat, attraverso una rete di computer intermedi tra il computer di partenza e quello di arrivo, i cosidetti onion router, gestiti in parte dal Tor Project e in parte da volontari. Con Tor i dati trasmessi in rete sono protetti da tre strati successivi di crittografia, come gli strati di una cipolla: da qui il nome “onion” che in inglese vuol dire cipolla.

Con il browser Tor si può navigare qualsiasi sito in maniera anonima, ma il software blocca video e contenuti basati su Flash e Java ad esempio, e impedisce di aggiungere al browser funzionalità che potrebbero essere manipolate per rivelare l’indirizzo IP dell’utente, cioè per identificare la nostra “impronta digitale” quando ci connettiamo a Internet. Tor permette anche di creare dei siti nascosti con il suffisso “.onion” le cui comunicazioni sono protette sia in entrata che in uscita.

Nato per proteggere le comunicazioni della Marina militare americana, da oltre dieci anni il sistema viene sviluppato dal Tor Project, una fondazione finanziata dalla Electronic Frontier Foundation. Nel tempo Tor è diventato il maggior alleato di chi in rete vuole comunicare, informarsi e collaborare senza farsi scoprire. Viene usato da persone che nelle scuole e nelle biblioteche cercano informazioni sensibili su Aids e HIV, sull’omosessualità e le dipendenze, oppure da chi in rete cerca consigli ai propri problemi e supporto psicologico come le vittime di abusi sessuali. Ma proprio perché garantisce la privacy delle comunicazioni è uno degli strumenti più usati dai criminali per fare affari nel Dark web. E il Dark web è il nascondiglio preferito di cybertruffatori e blackmarket, siti di e-commerce che vendono droghe, armi, e materiale pedopornografico. Ma nel dark web ci sono anche i fedeli di religioni fuorilegge come i Falun Gong cinesi, giornalisti a caccia di prove e hacker governativi che si scambiano tool informatici e conoscenze di alto livello. É stato a lungo il luogo privilegiato per le transazioni in bitcoin.

Usare Tor rende difficile ma non impossibile determinare l’indirizzo IP di un utente e negli anni il network stesso dei suoi router è stato messo a dura prova da attacchi informatici e operazioni di polizia. Anche per questo il nuovo consiglio direttivo ha deciso di potenziare il network del progetto con l’obbiettivo di garantire un’efficace tutela dei diritti civili in rete.