L’insicurezza digitale dei partiti

L’insicurezza digitale dei partiti

Hacker’s Dictionary. Nella retorica elettorale la parola cybersecurity scompare. Nei programmi si parla di digitale e infrastrutture con rari accenni alla sicurezza informatica senza la quale ogni innovazione, tecnologica o sociale, è a rischio

di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 25 Agosto 2022

Il digitale è tutto intorno a te. Grazie a connessioni veloci, reti mobili, wi-fi pubblici, hotspot da viaggio, ti accorgi di quanto è importante solo quando non c’è la connettività per accedere alla banca digitale, al concorso sul web, alle notizie online. Te ne accorgi quando non funziona il modem comprato due giorni prima nel negozio Tim, quando ricevi 10 telefonate da Vodafone per confermare la disdetta della rete fissa dopo regolare Pec, o quando Dazn collassa mentre guardi la partita.

Il Partito democratico sotto attacco cibernetico

Il Partito democratico sotto attacco cibernetico

Hacker’s Dictionary. A un mese di distanza, il Pd è stato di nuovo attaccato da cyber-criminali. Nello stesso giorno anche di Maio è finito nel mirino degli hacker. Partiti, parlamenti e ministri sono sempre più spesso il target di attacchi informatici

Arturo Di Corinto per Il Manifesto del 3 Settembre 2020

«Pd sotto attacco: chi cerca altre strade lo dica». Hanno scritto così i giornali per sintetizzare lo sfogo di Nicola Zingaretti verso le insofferenze degli alleati di governo del Partito Democratico.

Da qualche giorno però l’attacco è diventato cibernetico e nessuno sa chi o che cosa ci sia dietro.

La notizia l’ha data con una nota il responsabile comunicazione della segreteria Pd Marco Furfaro che ha denunciato ripetuti attacchi hacker al sito web del Partito Democratico dopo quelli che hanno interessato le aree tesseramento e donazione del sito avvenute intorno alla metà di luglio.

Dice Furfaro: «In questi giorni gli attacchi sono nuovamente ripresi. Solo dalla mezzanotte di oggi, stiamo resistendo a un attacco che finora ha generato 31 milioni di richieste da 21mila IP diversi. Grazie al lavoro dei nostri tecnici non sono riusciti a bucare i nostri sistemi».

Si tratta probabilmente di un attacco DDoS, un Distributed Denial of Service attack che, come dice il nome, mira a rendere inutilizzabili alcuni servizi web inondandoli di richieste fasulle.