La Repubblica: “Le organizzazioni criminali puntano ai nostri dati sanitari. Noi le fermeremo con l’intelligenza artificiale”

la-repubblica-it-logo“Le organizzazioni criminali puntano ai nostri dati sanitari. Noi le fermeremo con l’intelligenza artificiale”

Parla Mark van Zadelhoff, direttore generale di IBM Security. Il gigante americano dell’informatica userà tecniche di cognitive computing, difesa collaborativa, trappole nel darkweb e il cervellone Watson per proteggere i database collegati in rete

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 09 febbraio 2016

“LA NUOVA frontiera della sicurezza in rete è la protezione dei dati sanitari e il monitoraggio intelligente dell’Internet delle Cose”. Lo dichiara a Repubblica.it Mark van Zadelhoff, direttore generale di IBM Security. Se lo dice lui ci si può credere. IBM guida infatti una delle più grandi organizzazioni al mondo nella ricerca, sviluppo e vendita di soluzioni per la sicurezza, monitorando 15 miliardi di eventi giornalieri legati alla sicurezza in 130 paesi, detiene oltre 3000 brevetti nel settore e continua a investirci anche attraverso l’acquisizione di aziende e soluzioni orientate al mercato business.

“Siamo convinti che è molto importante proteggere sia i network sia le aziende, e sopratutto la loro clientela. Per questo facciamo ricerca di frontiera, ad esempio attraverso il cognitive computing”. Ad esempio con Watson? “Sì”, ci risponde netto. E in effetti con Watson, il super computer basato sull’intelligenza artificiale, Ibm ha ampliato di molto i propri orizzonti nel contrasto alle minacce informatiche creando anche una divisione apposita nel campo biomedico, la Watson Health.

Il cervellone, capace di apprendere grazie alle reti neurali, divenuto famoso per aver battuto dei concorrenti umani a un telequiz, viene oggi impiegato per fornire rapporti a ospedali, medici, assicurazioni, ricercatori e tra breve anche ai pazienti. Era già stato impiegato in campo sanitario. Le sue capacità di deep learning lo rendono sempre più efficace e infinitamente più veloce di un essere umano nella valutazione diagnostica, ad esempio delle radiografie e dei dati biometrici.

Van Zadelhoff, origini olandesi e studi in politica ed economia, residente a Boston e padre di tre figlie, è dall’inizio dell’anno a capo della divisione sicurezza della grande azienda americana che ha fatto la storia dell’informatica con la creazione del bancomat e della banda magnetica e del codice a barre, ma anche il database relazionale, i vecchi floppy disk e la scheda madre dei pc, e da ultimo, il sistema d’intelligenza artificiale Watson. Una storia magistralmente raccontata da Walter Isaacson nel libro Gli innovatori (Mondadori, 2014).

Incontrato in un albergo di Roma dove lo ha portato un round di incontri con partner italiani che si dedicano al campo della sicurezza, ci ha offerto il suo punto di vista sulle minacce dell’informatizzazione in un mondo connesso e globalizzato. E lo ha fatto, non a caso, nella Giornata mondiale per la sicurezza in Rete promossa dalla Commissione Europea: “Credo che le organizzazioni criminali che trafficano dati personali in rete stiano spostando la loro attenzione dal furto di dati isolati come il numero di carta di credito, alla sottrazione di profili sanitari, per un motivo molto semplice: valgono infinitamente di più. Sapere chi sono i tuoi familiari, sapere dove abiti, come ti sposti, conoscere la tua capacità di spesa, quanto spendi e come per la tua salute, ha un enorme valore per chi vuole approfittare di te”.

Questo è uno dei motivi per cui IBM, ci dice van Zadelhoff, sta investendo grandi risorse nel monitoraggio delle attività illegali che avvengono nel dark web dove tipicamente questi dati sanitari e i profili a essi collegati vengono venduti a caro prezzo. “È per questo che abbiamo piazzato parecchie trappole nel darkweb, le honeypot (il “barattolo di miele”, o esca informatica, ndr), per bloccare in tempo la compravendita e la diffusione di malware in grado di setacciare la rete di superficie per rubare dati e identità personali. In particolare lavoriamo con dei team distribuiti in tutto il mondo per tutelare l’integrità del cloud e dei database aziendali, e governativi, sanitari e amministrativi, per attuare quella che chiamiamo ‘difesa collaborativa’”.

Ma come fanno? “Quello che noi facciamo è individuare i software dannosi, e poi facciamo il reverse engineering del codice malevolo che individuiamo in particolare per prevenire la diffusione degli zero days exploit”, che sono poi le vulnerabilità ancora sconosciute dalle stesse aziende produttrici dei software circolanti e per questo le più appetibili dai criminali.

Aumentando esponenzialmente il ricorso all’Internet delle cose per l’assistenza medica domiciliare e il monitoraggio della salute dei pazienti negli ospedali, e facilitare la collaborazione tra i medici, IBM ha deciso di investire tre miliardi di dollari per sviluppare il cognitive computing nell’ambito della sensoristica e dell’elaborazione su internet dei dati. Una mossa necessaria anche in funzione dell’inovazione dei servizi che fornisce alle maggiori aziende automobilistiche, agli aeroporti, alle compagnie energetiche.

In diversi speech, van Zadelhoff ha rimarcato il tema della formazione nel campo della sicurezza: “Lavoriamo da tempo sullo skill shortage nel campo della sicurezza informatica e per questo abbiamo avviato varie collaborazioni con le università per formare personale che poi ci si augura contribuisca ad aumentare la capacità di risposta complessiva delle aziende e dei governi di fronte alle minacce informatiche”. Quanti ne servono? “Abbiamo stimato che nel mondo ci sia bisogno di almeno un milione di esperti. E ci stiamo concentrando in particolare sulla preparazione di professionalità al femminile. Questo perché sempre più donne lavorano nell’informatica”.

È per questo motivo che IBM ha acquisito delle aziende italiane? “In parte. Aver portato in casa le soluzioni di CrossIdeas (che ha sede a Roma, ndr), è la manifestazione dell’interesse che abbiamo per il lavoro che si fa in Italia in questo campo”.

Lascia un commento