La Repubblica: Tutti gli uomini del digitale di Renzi

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Con la nomina di Diego Piacentini a commissario di Governo per il digitale e l’innovazione in Italia si va a completare il team del premier. Vediamo su quali elementi può e potrà contare

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 11 febbraio 2016

La notizia è di quelle forti: il braccio destro di Jeff Bezos, l’italiano Diego Piacentini, molla Amazon per assumere il ruolo di Commissario di governo per il digitale e l’innovazione in Italia a partire dall’agosto del 2016. Lavorerà pro bono, ovvero senza compenso, lui che guadagnava, secondo Bloomberg, sei milioni di dollari all’anno. La sua nomina di Piacentini testimonia dell’interesse del premier nel dare la spinta definitiva all’evoluzione digitale dell’amministrazione e dell’economia italiane, considerando le riconosciute competenze di Piacentini che ha vissuto gran parte della sua vita in America e che oggi torna “per restituire al proprio paese quello che gli è stato dato”. Ma ha anche un altro significato: mostra la necessità che Renzi ha di mettere a sistema le diverse inziative del governo su digitale e dintorni. Un ambito di azione che, pur con tante caselle occupate, e iniziative avviate, vede il governo procedere in maniera disomogenea con critiche sia da destra che da sinistra.

Piacentini andrà comunque a completare una squadra che già esiste, pur col ruolo di capitano, e si spera di goleador. Ma vediamo su quali elementi potrà contare.

Elemento di spicco della squadra è Paolo Barberis, mediano di spinta. Consigliere dell’innovazione del premier Matteo Renzi, Barberis viene da un’importante esperienza commerciale privata come Dada. Finora ha maneggiato alcuni tra i dossier più importanti del governo, dal progetto Italia LogIn (Italia. it), allo Spid, insieme a Stefano Quintarelli. Quintarelli, dal canto suo, è proprio il fantasista del governo in tema di digitale. Membro del comitato d’indirizzo dell’Agenzia per l’Italia digitale (Agid), ha svolto un importante ruolo di pressing per far procedere celermente il lavoro sull’Anagrafe Unica Nazionale (Anpr), il sistema digitale per l’identità elettronica (Spid) e la fatturazione digitale, obbligo per tutte le amministrazioni dello stato. E lo ha fatto dai tempi di Letta in qualità di deputato di Scelta Civica, lui che pionere di Internet in Italia, prima imprenditore, poi capo delle strategie digitali del Sole24Ore gioca oggi su tutti i tavoli che contano.

Come membro del comitato dell’Agid ha un ruolo di “consigliere” di Antonio Samaritani, il manager ex regione Lombardia che ha da pochi mesi accettato di guidare l’agenzia al posto di Alessandra Poggiani. Questi si era dimessa ufficialmente per motivi personali ma ha fatto sorgere il sospetto che il suo addio fosse motivato dai disaccordi proprio tra i tecnici di Renzi e per le indicazioni contraddittorie che venivano da Barberis e da Raffaele Tiscar, altro consigliere del presidente del consiglio. Tiscar è l’uomo della strategia della diffusione della banda ultralarga, all’epoca in predicato di prendere il posto della Poggiani all’Agid.

Il centravanti della squadra di Palazzo Chigi è però Riccardo Luna, il digital champion italiano che ha sostituito Agostino Ragosa (ex Agid) e Francesco Caio (che è poi andato a dirigere Poste Italiane) nei rapporti con gli omologhi europei. Centravanti di sfondamento per la capacità di promuovere in ogni ambito e sopratutto all’estero le virtù della cultura digitale. Ha da poco sciolto l’associazione dei Digital Champions, oltre 1000 giovani che lo avevano aiutato a portare il verbo del digitale in comuni e regioni. L’obiettivo di Luna dopo l’annuncio dello scioglimento al Digital Day del 14 novembre scorso a Venaria Reale è quello di creare una rete aperta di promotori del digitale, senza vincoli, dove tutti sono protagonisti sul territorio.

I giocatori di peso della squadra si sono riuniti a Palazzo Chigi per due mesi e mezzo tra settembre e novembre in quelli che Renzi chiamava i “Digital Breakfast”, occasioni di discussione sulle politiche digitali del Belpaese. Insieme a Barberis, Luna e Samaritani c’erano anche Cristiano Cannarsa e Luigi Morroni. Chi sono costoro? Cannarsa è a capo di Sogei e segue il dossier sull’infrastrutturazione digitale del nostro paese, mentre Morroni, voluto alla Consip dal premier è quello che deve gestire investimenti e risparmi nei progetti pubblici relativi alla digitalizzazione della PA.

Ai digital breakfast c’era anche il Ministro Marianna Madia.

E infatti le punte della squadra digitale di Renzi sono proprio Antonello Giacomelli da una parte e Marianna Madia dall’altra. Giacomelli è il sottosegretario alle comunicazioni, l’uomo dei dossier più scottanti: dal ruolo degli ex campioni telefonici nazionali alle decisioni europee sulla neutralità della rete, Giacomelli è lo stakeholder governativo sulle tematiche relative alla Governance di Internet di cui è ambasciatore nel mondo.

Ha un ruolo di ala sinistra, Marianna Madia, perché è quella che deve puntare alla porta dopo il pressing di tutta la squadra con la regia alternata di Barberis e Samaritani, sfruttando gli assist del fantasista Quintarelli e del centravanti Luna. L’ultimo suo gol si potrebbe considerare la Riforma della PA digitale.

Altre figure, meno evidenti, ma con ruoli importanti, sono Paolo Coppola e Stefano Firpo. Coppola è professore universitario di informatica e deputato del PD, consigliere della Madia per le tematiche dell’agenda digitale ma anche membro del comitato indirizzo di Agid, e presiede il tavolo permanente per l’innovazione e agenda digitale (eredità di Enrico Letta). Svolge attività di supporto agli atti normativi come lo Spid. Firpo è una new entry, un nuovo acquisto. Stefano Firpo, giovane direttore generale del Ministero dello Sviluppo Economico ha in mano il progetto di Industria 4.0 relativo a startup, digital e sharing economy.

Manca ancora un ruolo da protagonista alla casella per la sicurezza informatica. Continuando con la metafora calcistica il suo è un ruolo di terzino arretrato. Una casella ancora vuota dopo il ballon d’essai del Governo che voleva nominare Marco Carrai, amico d’infanzia del premier e proprietario dell’azienda di settore CyS4, ora costretto in panchina dalle resistenze degli 007.

Di sicuro questa squadra non può aspettare l’arrivo di Piacentini il 16 agosto. Il messaggio del premier-allenatore è che bisogna accellerare. Ridotti gli obiettivi dell’agenda digitale europea, bisogna portare a casa l’anagrafe unica digitale, l’identità elettronica, la fatturazione e la scuola digitali. Piacentini dovrebbe mettere a sistema tutte queste iniziative, un po’ come fece Francesco Caio col governo Letta, andando via prima di aver finito. Un parallelo quasi obbligatorio: come Caio anche Piacentini lascia un posto importante in un’azienda dove finché c’è Bezos non può salire più in alto; come Caio lavorerà pro

bono per due anni, lui che guadagnava 6 milioni di euro nel 2014. Allora: come Caio sarà ricompensato? Caio oggi, nel suo ruolo di Ad e direttore generale di Poste Italiane, conta più di un ministro. Piacentini sarà il nuovo ministro di Internet e dell’innovazione digitale?

 

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