Internet: “Diamoci dei diritti o qualcuno ce li toglierà”

copertina nova 30_10_2008Le regole per preservare il diritto a Internet
Forum IGF.Italia- Copyright 2.0
Arturo Di Corinto
Per Ilsole24oreNòva
del 30-10-2008

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“Internet: diamoci delle regole o qualcuno ci imporrà le sue”. Se si potesse sintetizzare il lavoro dell’Internet Governance Forum in una frase, questa sarebbe forse la più azzeccata per spiegare come e perché centinaia di studiosi e ricercatori, imprese e governi sono impegnati da sei anni nel definire la scenario evolutivo della rete. Allarmati? Sì forse, perché anche se non ce ne rendiamo conto, è in atto una vera e propria riscrittura della costituzione materiale di Internet, che oggi appare sempre di meno quel territorio libero e separato vaticinato da John Perry Barlow nella sua dichiarazione d’indipendenza del cyberspazio. Internet oggi è una risorsa scarsa, per molti e diversi motivi: solo un sesto del pianeta è connesso; in Internet si riproducono odiose differenze di genere, cultura, e censo; i suoi contenuti troppo spesso vanno sotto chiave, vigilati e prezzati da chi vorrebbe trasformarla in una sola grande infrastruttura commerciale, e soprattutto è in una fase critica, sovraccaricata com’è da flussi d’informazione globali e sabotata nel suo funzionamento basico da virus, spam, guerriglie commerciali e politiche.

E proprio di questo si è parlato la settimana scorsa a Cagliari alla prima edizione dell’IGF-Italia, cioè di accesso, apertura, sicurezza, diversità, infrastrutture e altri temi emergenti relativi alla rete, come il suo rapporto con la politica, replicando la formula proposta dalle Nazioni Unite di identificare nuove soluzioni ai problemi posti interpellando i suoi stakeholder. Ma mentre alcune delle proposte discusse sono date per acquisite, come la necessaria neutralità della rete per non creare utenti di serie A e di serie B in base alla capacità di spesa per l’accesso a Internet, o il passaggio dall’IpV4 all’IpV6 per aumentare il numero di nomi a dominio possibili per identificare risorse, siti web e oggetti (l’Internet of things), altre sono tema di dibattito o lontane da una soluzione condivisa. Rimane controverso infatti come identificare una strategia al contempo generale e locale per il capacity building riferito ai soggetti deboli della rete, e il tema assai complesso della difesa del multiculturalismo.

Eppure la concordia dei partecipanti su due temi è sembrata scontata. Il primo riguarda la sicurezza, un tema molto ampio che va dalla gestione dell’architettura fisica della rete alla tutela dei dati personali passando per la sicurezza di Pc, router e server. L’approccio che ha riscosso maggiore consenso riguarda infatti lo shift da un’idea di sicurezza basata sulla segretezza a un’idea dove la collaborazione fra soggetti diversi, la condivisione di informazioni e conoscenze, la consapevolezza del rischio e la fiducia reciproca, rappresentano la vera difesa degli utenti finali come dei fornitori di servizi e contenuti.
Il secondo riguarda l’apertura della rete, tema che va dagli standard tecnici all’accesso ai contenuti su cui si è registrata una complessiva condivisione dell’idea che “omnia sunt communia”, cioè che in rete tutte le cose sono comuni e che solo a certi contenuti vadano poste delle restrizioni all’uso. Una sorta di copyright 2.0 in cui le regole di default prevedano che tutte le opere dell’ingegno accessibili via Internet ricadano nel pubblico dominio tranne sottoporle a copyright flessibile solo per quegli autori che ne facciano richiesta. Ma prima di arrivarci, visto il problema della pirateria digitale, è da rimarcare la posizione di Microsoft, che propone di non perseguire i downloader, ma solo gli uploader di opere creative illegali mentre potrebbe essere utile la richiesta di un dominio “.pd” (public domain) all’Icann per incentivare il reperimento, la tutela e la condivisione di tutto ciò che oggi è già lecito condividere in Rete: leggi, normative, dati geografici, contenuti e servizi rilasciati in base a schemi di licenze libere come le creative commons o i software GPL.

Proprio perché il forum, anche a livello mondiale, non negozia documenti conclusivi ma serve a concordare le best practices necessarie alla sostenibilità, alla sicurezza e allo sviluppo della rete, a livello locale diventa importante definire best practices e trovare nella forza della loro porposta un paradigma che possa essere condiviso da tutti. Per dare corpo a questa concreta utopia, a Cagliari si è costituito formalmente lo steering committe dell’IGF–Italia. Un luogo di confronto sui temi della governance della rete, in continuità con le analoghe iniziative delle Nazioni Unite e la costituzione degli IGF regionali, come quello inglese, incoraggiate dal Parlamento Europeo. Il comitato dell’IGF-Italia, presieduto da Stefano Rodotà e che sarà progressivamente integrato da chi ne farà richiesta – aziende e governi locali presenti all’incontro hanno già dichiarato di volervi aderire – ha come obiettivo quello di preservare l’apertura della rete che potrebbe preparare il terreno a una costituzionalizzazione del “diritto a Internet” come proposto nell’Internet Bill of Rights.
(www.igf-italia.it)

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