La Repubblica: Copyright, la grande minaccia del Tppa. “Saremo costretti a pagare due volte”

Copyright, la grande minaccia del Tppa
“Saremo costretti a pagare due volte”

L’allarme delle associazioni per la libertà della Rete: il nuovo accordo commerciale in discussione a Dallas minaccia i diritti degli utenti. Secondo gli osservatori rischia di essere peggiore dell’Acta perché, tra le altre cose, prevede l’allungamento della durata temporale del copyright fino a 120 anni di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 14 maggio 2012

Questa settimana a Dallas numerose rappresentanze di diversi paesi stanno negoziando nuove regole per Internet – comprese alcune norme sulla proprietà intellettuale che potrebbero soffocare la libertà d’informazione online. L’accordo commerciale Asia-Pacifico, TTP, Trans-Pacific Partnership Agreement, questo è il trattato in via di definizione, potrebbe infatti rivelarsi peggiore dell’ACTA creando nuovi standard per l’applicazione di brevetti e copyright.
Il TPP è infatti un accordo di libero commercio che ha l’obiettivo di rimuovere “ostacoli” commerciali come le tariffe doganali e le quote d’importazione per facilitare commercio ed investimenti nella regione Asia-Pacifico. Ma contiene alcune norme pericolose per la rete intesa come piattaforma commerciale per la produzione e la vendita di beni, merci e servizi. Secondo alcuni osservatori, tra cui la Electronic Frotier Foundation, somiglia all’accordo anticontraffazione (ACTA) e alla proposta di legge nota come SOPA (Stop Online Piracy Act), visto che nel capitolo sulla proprietà intellettuale ne ricalca le raccomandazioni.

Dai documenti riservati trapelati mesi addietro, il trattato considera violazione del copyright anche le riproduzioni temporanee a dispetto delle regole stabilite dalla WIPO; vieta l’importazione di merci senza l’autorizzazione dei titolari del copyright e allunga la vita del copyright stesso oltre gli accordi Trips (Agreement on Trade-Related Aspects of IP). In particolare, questa estensione riguarda, per tutti i paesi firmatari, la regola dei settanta anni di tutela dopo la morte dell’autore nel caso di opere individuali, 95 anni dopo la pubblicazione e 120 anni per le opere creative di proprietà aziendale (tipo Mickey Mouse). In aggiunta a questo impone una norma che impedisce di aggirare le misure tecniche di protezione (le famigerate TPM), sulla scia del DMCA, il Digital Millenium Copyright Act, e tratta il loro aggiramento come un reato separato, anche in assenza di violazione del copyright, facendo carta straccia delle leggi più avanzate al riguardo, come quella neozelandese e quella australiana (del 2007) relativa alle misure di protezione dei codici regionali dei DVD, dei videogames, dei players e del software incorporato in dispositivi che restringono l’accesso a beni e servizi legati ai dispositivi stessi.
All’accordo, già firmato da Singapore, Cile, Nuova Zelanda, Brunei, Australia, Peru e Vietnam sono interessati oltre agli USA, che l’hanno proposto, anche Malesia, Peru, e Vietnam, un insieme di paesi che rappresentano il 40 per cento del commercio mondiale, un volume di scambi destinato ad aumentare con la probabile aggiunta di Giappone, Messico e Canada.

Il presidente del Partito Pirata australiano David Campbell, a un incontro sul TPP a Melbourne ha sostenuto che le norme del trattato relative al copyright potrebbero impedire a un utente di usare come gli pare i media che preferisce: “Se si acquista un nuovo iPod, non sarà più possibile accedere alla collezione di musica preesistente col nuovo dispositivo ma si dovrà pagarne la licenza una seconda volta”. In base al TPPA una compagnia straniera potrebbe ottenere informazioni personali dagli ISP locali semplicemente accusando un loro cliente di attività illegale.
Secondo Public Knowledge, che si è rivolta al governo americano con una lettera aperta, “un capitolo sulla IP in un accordo commerciale del ventunesimo secolo deve riflettere i diritti e gli interessi di tutti coloro le cui attività siano influenzate dal copyright”, poiché coinvolge non solo produttori e distributori di contenuti ma anche tutte le aziende tecnologiche i cui prodotti sono usati per copiare, immagazzinare, accedere, usare, riutilizzare le opere sotto copyright. Una protezione eccessiva indebolirebbe la capacità commerciale di tali compagnie altrimenti corresponsabili di violare una legge che, limitando la capacità di reinterpretare l’uso di tecnologie e contenuti da parte dei singoli utenti crea grave danno alla libertà e capacità di innovare producendo un saldo negativo sulle dinamiche commerciali degli stessi paesi firmatari.

Venerdì prossimo si chiuderà a Dallas il dodicesimo round negoziale condotto dal rappresentante americano per il commercio (USTR). Obama ha chiesto che l’accordo venga chiuso entro la fine dell’anno.

1) La guida EFF al Tppa – https://www.eff.org/issues/tpp

2) Il sito di Public Knowledge – http://www.publicknowledge.org/act-now

3) Il sito ufficiale dello USTR Office of the United States Trade Representative – http://www.ustr.gov/

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