Ha detto altre due cose che sono condivisibili per chi lavora nel settore: ogni investimento nella gestione della sicurezza, culturale e produttivo, serve a proteggere gli asset più importanti del paese e per questo anche gli impiegati pubblici nel prossimo futuro saranno valutati in base alla capacità di gestire minacce e crisi informatiche.
Paola Pisano ha anche parlato di crescita della consapevolezza delle minacce informatiche e sulla cooperazione internazionale ha fatto sponda ad altri due illustri ospiti dell’evento: il prof. Roberto Baldoni e Yigal Unnah del Cyberdirettorato israeliano.
Per questo è un peccato che i quotidiani italiani abbiano dedicato così scarsa attenzione all’evento, organizzato in collaborazione con Leonardo e Accenture.
Roberto Baldoni, il professore universitario prestato ai servizi segreti italiani per occuparsi di ridisegnare l’ecosistema cyber italiano, ricostruendo i rapporti prima laschi con i partner europei, insiste da sempre sul tema della formazione e della cultura della cybersecurity.
Al Cybertech ha ricordato il lavoro fatto per la Direttiva sulla sicurezza delle infrastrutture, Nis, la nascita del Centro nazionale di risposta agli attacchi informatici (Csirt), e la messa a regime l’anno prossimo del Perimetro nazionale di Sicurezza Cibernetica.
Prima di lui, Margaritis Schinas della Commissione Europea ha parlato dell’importanza di uno sforzo congiunto per garantire – come ha pure detto Alessandro Profumo di Leonardo -, la sicurezza di un’Europa che sia una casa di tutti ma con mura robuste, garantendo la resilienza delle infrastrutture critiche di fronte al terrorismo e ad altre minacce ibride, compreso il «cybercrime» che, diciamo noi, oggi sempre di più si fonde con il «cyber-espionage».
Schinas ha ribadito che la «cybersecurity» è al centro della sicurezza, visto che il «cybercrime» è cresciuto durante la pandemia, che le infrastrutture critiche sono state colpite e che il 97% degli europei è stato bersaglio di «fake news» e disinformazione, un problema cibernetico, come abbiamo spiegato più volte su queste pagine.
Ma, più importante di tutti, ha ricordato che il «cybercrime» cuba 5,5 trilioni di euro annui e che nessuno in Europa deve essere l’anello debole della catena della sicurezza.
Perciò, rivedere la NIS, investire nel 5G e garantire la connettività, spina dorsale della nostra economia, è fondamentale tanto quanto i centri di competenza cibernetici per sviluppare una capacità industriale e tecnologica in grado di garantire il nostro stile di vita, investendo sempre di più in quella che si definisce cybersecurity by design perché: «Security e cybersecurity sono cruciali per costruire un ecosistema europeo sicuro».