La Repubblica: Videoconferenze, parte la gara di solidarietà per offrirle gratis a tutti

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Iorestoacasa.work è un progetto solidale e partecipativo che ha chiamato a raccolta le comunità del software libero. Aderiscono gli alfieri dell’Internet italiana, Garr e Cnr

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 24 Marzo 2020

Zoom, Meet, Webex, GoToMeeting e gli altri: le piattaforme per videonferenza sono indispensabili conil lockdown da coronavirus. Compleanni, aperitivi, lezioni e riunioni a distanza saranno la norma per un po’ e così i ricercatori italiani hanno deciso di dare il loro contributo col progetto iorestoacasa.work per offrire a tutti strumenti di videoconferenza gratuiti e open source.

Nato dall’inziativa di una rete di professionisti di Fabriano, Luca Ferroni, Riccardo Serafini, Francesco Coppola e Dawid Weglarz, iorestoacasa è una piattaforma tutta italiana per comunicare a distanza nei giorni dell’emergenza. A differenza delle altre piattaforme commerciali l’iniziativa solidale usa un sistema open source, Jitsi Meet, che permette agli utenti di effettuare videochiamate in modo immediato, semplice e gratuito. Per accedere alle “stanze” di discussione basta cliccare un link dal browser, senza installare programmi o registrarsi nome e cognome, e si comincia a parlare. Il software, simile a quelli commerciali più famosi, permette di vedersi, chattare, condividere lo schermo e realizzare una diretta streaming su YouTube. Per questo è adatto sia per i consueti meeting di lavoro che per fare lezioni a distanza.Risultato di un’attività decennale legata alla diffusione del software libero nel proprio territorio, l’idea dei suoi creatori era proprio quella di sviluppare un prodotto socialmente utile sia per le persone che per le imprese, ma adesso l’obiettivo è di usarlo anche per la teledidattica.

Proprio per questo il Garr, Gruppo armonizzazione delle reti di ricerca, che gestisce le reti di comunicazione della ricerca e dell’Università italiane, è stata tra le prime realtà a volere aderire mettendo a disposizione un proprio server. Si chiama open.meet.Garr.it e consente, come ha dichiarato Massimo Carboni del Garr “di avvicinarci alle scuole che hanno attualmente minori risorse. In questo modo possiamo offrire una soluzione semplice da usare con una normale connessione ad Internet”.

La piattaforma dicevamo, non è diversa da altri sistemi, ma è gratuita e open source e tutti possono collaborare alla sua crescita unendosi al gruppo Telegram dove si ritrovano una sessantina di sviluppatori e sistemisti. Dai due server iniziali messi a disposizione adesso sono sedici gli hub che consentono di lavorare a distanza e alleggerire così il congestionamento della rete italiana provocato dalla quarantena. E con un valore aggiunto: i server si trovano in Italia, i dati rimangono in Italia e le sessioni sono illimitate. Con un’interfaccia semplice e intuitiva si può utilizzare anche da cellulare. Insomma, anche nel design non ha niente da invidiare ai sistemi di videocall più famosi.

Per capirci, Google Hangouts Meet, il software di videoconferenza aziendale di Google che supporta fino a 250 partecipanti e 100.000 visualizzatori di streaming live è a pagamento mentre la versione gratuita di Hangouts permette videochiamate con un massimo di 25 partecipanti. Anche Google Meet permette di condividere lo schermo e chattare coi partecipanti.

Stesse funzioni per Zoom, il software omonimo dell’azienda unicorno fondata nel 2014 in California dal cinese Eric Yuan dopo dieci anni passati alla guida di Webex, l’applicazione per videoconferenze di Cisco. In questi giorni l’accesso alla piattaforma è gratuito e può essere usata direttamente dal browser o scaricando l’app per iOS e Android. Rispetto alla versione aziendale, la versione gratuita di Zoom però connette fino a 100 persone per 40 minuti, seguendo un link di invito tramite email o messaggistica. La videochat permette di condividere documenti, video e foto, chattare, registrare la sessione e la versione a pagamento consente l’accesso a 1.000 partecipanti per un tempo illimitato.

Anche se ora Zoom, vista l’emergenza, è stata resa disponibile gratuitamente si tratta comunque di un progetto commerciale che deve produrre utili. Al contrario il progetto della piattaforma italiano è non-profit, basato su un approccio solidale e collaborativo in cui più organizzazioni possono partecipare mettendo in comune i propri server. È così che ai primi due server si sono aggiunti gli altri messi a disposizione da aziende come BeFair, IFInet e Seeweb, associazioni come l’Italian Linux Society, istituzioni come il Garr e il Cnr, appunto, con l’Istituto di metodologie per l’analisi ambientale, Imaa.

E collegato in videochat su iorestoacasa Riccardo Serafini ci chiarisce il concetto: “La community agisce in maniera coordinata riuscendo a monitorare le metriche dell’uso della piattaforma. I servizi disponibili sono visibili sul web e di volta in volta si può scegliere quale usare per un risultato ottimale. Si crea una stanza, si genera un link, si condivide una password affinché solo gli invitati possano partecipare”. Poi, non resta che avviare una diretta streaming.

Un altro ideatore, Luca Ferroni, ribadisce che è il frutto di un percorso fatto da appassionati di software libero: “In questo modo non c’è un grande attore che profila gli utenti e incamera i loro dati. Inoltre il software open source è su Github (una sorta di biblioteca di progetti software) e chiunque può verificare il codice per essere sicuri che non faccia cose strane di nascosto”.

Il prossimo passo? “Se sei una scuola e vuoi avere il tuo server per le videoconferenze lo puoi fare: gran parte del lavoro è stato proprio adattare il software agli utenti italiani e renderne facile l’installazione”, ci dice Serafini. Richard Stallman, il guru del software libero, sarebbe contento.

Intanto il Garr sta già sperimentando nuove soluzioni. Una è la la collaborazione internazionale con la rete europea Géant per il progetto di multivideoconferenza eduMEET. A supporto delle scuole poi c’è il progetto Up2U, una collaborazione internazionale che vede tra i partner Garr, la Sapienza Università di Roma, Géant e il Cern di Ginevra metterà a disposizione la piattaforma OpenUP2U, una suite completa basata su Moodle e aperta a tutti. Il progetto, ideato come percorso  per aiutare le scuole nell’uso del digitale, renderà disponibili a tutti gli istituti che si occupano di istruzione  gli strumenti per la creazione condivisa di documenti, per il file sharing e per l’eLearning.