La Repubblica: Net neutrality, in Italia è già scontro aperto

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Il dibattito tra chi vuole una rete a due velocità e chi a una sola si è alzato di livello con l’Intervento del presidente Usa Barack Obama. E anche nel nostro paese in campo ci sono consumatori, telco, politici e content provider

di ARTURO DI CORINTO per La Repubblica del 11 novembre 2014

MA PERCHE’ questo video va così lento? E dall’altra stanza una voce risponde: “Hai consumato tutti i gigabyte del tuo contratto flat di questo mese, fai un contratto premium e non succederà più!”. È una scenetta che si potrebbe verificare in ogni casa se venisse meno il principio della neutralità della rete, cioè il principio secondo cui i provider non possono discriminare il traffico internet avvantaggiando chi può pagare servizi aggiuntivi e rallentando la connettività a chi non può farlo. In questi giorni, infatti, è ricominciato il braccio di ferro tra i sostenitori della parità di trattamento dei servizi internet e chi ritiene che si possano creare delle corsie preferenziali per consentire a chi paga di più di accedere più velocemente a servizi aggiuntivi e di qualità come lo streaming di video e musica online. Una possibilità fortemente contestata da consumatori e attivisti dei diritti digitali, ma caldeggiata dalle aziende di telecomunicazioni che vogliono partecipare ai profitti dei web e content provider che gli occupano la banda senza dargli niente in cambio.

In questo dibattito ha fatto irruzione con tutta la sua autorevolezza il presidente americano Barack Obama, che ha fatto delle precise proposte alla Federal Communication Commission chiedendogli di salvaguardare il principio per cui “tutti i bit sono nati uguali”. In una dichiarazione pubblicata anche sul sito della Casa Bianca, Obama è andato oltre e ha dichiarato: “Internet ha liberato possibilità inimmaginabili già solo per la generazione precedente. Il motivo di tanta crescita e innovazione sta nel fatto che la maggior parte dei provider di Internet ha trattato il traffico nello stesso modo: un principio noto come net neutrality che ha consentito anche al più piccolo imprenditore di avere le stesse possibilità di successo di una grande corporation. L’accesso al blog di uno studente non deve essere ingiustamente rallentato a favore di inserzionisti ricchi”.

Una posizione analoga è stata espressa in Italia da diversi esperti indipendenti o di associazioni come Altroconsumo, secondo il cui portavoce, Marco Pierani, “la net nuetrality è importante perché garantisce la libertà di informazione e di scelta dei consumatori. E’ importante che Internet possa continuare ad essere terreno fertile per lo sviluppo di iniziative imprenditoriali competitive e innovative”.

Ma le aziende di Telecomunicazione non sono d’accordo. Secondo Luigi Gambardella, Presidente di ETNO, l’associazione che raccoglie i principali gruppi telecom europei, invece, “ciò che importa è avere un internet aperto e che nessuno sia escluso dall’accesso alla rete. La locuzione Net neutrality è fuorviante perché presuppone che la rete debba essere neutra in senso lato. Non tutti i bit sono uguali, alcuni hanno bisogno di andare più veloci: pensate ad esempio ad un’applicazione sanitaria online, oppure a importanti transazioni finanziarie. Queste sono aree di interesse pubblico, ma anche di grande rilievo per la crescita di nuovi business e per lo sviluppo di prodotti innovativi. Dove c’è iper-regolamentazione, non c’è crescita e innovazione”.

Di diverso avviso Paolo Coppola, parlamentare democratico e consigliere del ministro Marianna Madia sulla Pubblica amministrazione digitale: “Il mio timore è che queste posizioni vogliano giustificare solo una maggiore remunerazione degli investimenti. Senza Net neutrality, si corre il rischio di alzare le barriere all’ingresso per nuovi operatori e nuovi servizi”. Però secondo Gambardella: “La neutralità della rete nei fatti, non esiste. Meglio convenire su dei principi di base e dare ampio margine per investimenti e innovazione. Solo così l’Europa può tornare a crescere”.

Per Lisa Di Feliciantonio, responsabile Regulatory Policy di Fastweb il problema non si pone: “In Europa gli utilizzatori della rete hanno in genere un’ampia scelte dei provider Internet a cui rivolgersi. Quindi, se un operatore di telecomunicazioni provasse a mettere in atto pratiche discriminatorie, degradando ad esempio i servizi di un content provider per costringerlo a pagare, il cliente abbandonerebbe subito un operatore per andare da un altro”.

Una difesa netta della Net neutrality è quella di Giovanni Maria Riccio, avvocato esperto di rete e digitale: “La posizione di Obama, contraria ad un internet a doppia velocità, è importante e dovrebbe essere seguita dai legislatori europei e da quello italiano. Serve un maggiore accesso ad internet, a condizioni paritarie e democratiche, non una rete dei ricchi e una dei poveri. Da noi servono investimenti in infrastrutture e le infrastrutture richiedono tempi lunghi, pianificazione e spese notevoli. Serve un atto di coraggio e, purtroppo, la breve durata dei nostri governi scoraggia chi vuole ascriversi il merito di tali investimenti perché, verosimilmente, quando le infrastrutture saranno ultimate, chi le ha avviate non governerà più. Più investimenti e meno spot elettorali, ecco cosa serve”.

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