Col permesso dell’autore

FREESOFTWARE
La storia del software libero comincia nel 1983, quando l’hacker Richard Stallman decide di avviare il progetto Gnu. Ma è solo nel 1991 che esplode Linux
Arturo di Corinto
Il Manifesto 29-Agosto-2002

Nel 1991 un giovane finlandese ventunenne di nome Linus Torvalds spedisce in Internet una email in cui afferma di aver realizzato il kernel (il nocciolo) di un nuovo sistema operativo, un clone di Unix, e chiede a tutti di condividerlo e migliorarlo. Le reazioni sono entusiastiche. Migliaia di programmatori aderiscono all’invito e cominciano a lavorare alla sua ottimizzazione. Lo diffondono, lo adattano, e nel giro di pochi anni quel kernel diventa il cuore di un sistema operativo che milioni di persone usano senza saperlo: per limitarsi ad un unico esempio, collegandosi ai server che costituiscono i nodi della rete Internet e che lo hanno adottato come software di base. Il sistema operativo completo viene chiamato Linux dal nome che Ari Lemmke – l’amministratore del sito ftp.funet.fi dove fu disponibile la prima versione pubblica del kernel – giocando con le parole Linus e Unix, diede al software. E la novità di questo software era che veniva distribuito su Internet in maniera gratutita e in codice sorgente, cioè nel formato che permette a chiunque di vedere come è stato programmato allo scopo di modificarlo per poi – magari – rimetterlo in giro migliorato.

Linus diventa, inaspettatamente e senza volerlo, l’icona della rivoluzione del software libero, cioè del software non proprietario, disponibile in rete in formato simbolico programmabile e quindi adatto ad essere modificato. Tutti gli riconoscono l’autorità morale della creazione di Linux e lui è incontenstabilmente uno dei leader del movimento del software libero, tuttavia il merito di questa rivoluzione non è solo il suo. La storia del software libero era cominciata anni addietro.

Nel 1983, un altro hacker, Richard Marshall Stallman, aveva inviato una lettera su Arpanet (l’antesignana della rete Internet) in cui dichiarava l’intenzione di voler scrivere un sistema operativo Unix-compatibile. Il nome scelto era GNU, un acronimo ricorsivo che sta a significare che «Gnu’s Not Unix» (GNU Non e’ Unix), perché questo nuovo sistema, pur avendo le stesse funzionalità di Unix di multiutenza e multitasking, non sarebbe stato proprietario.

Come Torvalds, che decide di scrivere il kernel del futuro Linux per programmare software di alto livello senza spendere i 5000 dollari necessari ad acquistare un sistema operativo come Unix, anche Stallman decise di avviare il progetto Gnu in opposizione alla scelta dei produttori di «chiudere» e commercializzare lo Unix, impedendo – in questo modo – ai programmatori di adattarlo alle proprie esigenze.

Gnu, che è considerato da Stallman l’erede spirituale dell’ITS (Incompatible Timesharing System), il sistema che rendeva possibile la condivisione delle risorse di calcolo di una singola macchina fra più utenti, nasce quindi come reazione alla frustrazione di non poter usare liberamente il software soggetto a al copyright che non permette di accedere al codice macchina per risolverne inefficienze e bachi di funzionamento.

Proprio in polemica con la scelta di usare software proprietario che non poteva essere riprogrammato, Richard Stallman aveva abbandonato il laboratorio di Intelligenza Artificiale del Mit dove lavorava e, nel 1985, aveva creato la Free Software Foundation, una organizzazione non-profit con lo scopo di raccogliere fondi, collaborazioni ed equipaggiamenti per portare avanti il progetto GNU, e successivamente, nel 1989, aveva fondato la League for Programming Freedom che si opponeva ai brevetti sul software e al copyright sulle interfacce, con lo scopo di favorire la scrittura e la personalizzazione di software libero.

Nella preoccupazione che qualcuno cercasse di mettere un marchio e un copyright a quel software liberamente distribuito – come già aveva tentato l’AT&T con la Berkeley Software Distribution dello Unix – Stallman e la FSF insieme a un team di avvocati scrivono la licenza GPL per proteggere da usi impropri il software libero sviluppato nell’ambito del progetto GNU. Nasce così la licenza GPL (General Public License), che formalizza il concetto di «copyleft», il cosiddetto «permesso d’autore», in opposizione al «copyright», il «diritto d’autore», e che avrà successivamente un ruolo cruciale nel garantire la diffusione del free software.

Una chiara definizione della licenza era necessaria in quanto il termine free si prestava a delle ambiguità, perché la parola che in inglese significa «gratuito» in realtà era riferita alla «libertà» di copia, modifica e distribuzione, anche commerciale, del free software, e non al suo costo. Nel contesto del free software la parola free si riferisce infatti alla libertà di tutti gli utenti di operare per il bene della comunità aumentando la conoscenza collettiva e non soltanto al fatto che poteva essere gratuitamente distribuito come pure accadeva. L’unico vero vincolo della licenza era che chiunque venisse in possesso del software con essa distribuito non poteva apporre proprie restrizioni al software stesso, come il copyright, anche se poteva farselo pagare una volta trasferito su un supporto magnetico o cartaceo.

Nel 1990 il sistema Gnu era quasi completo, Stallman e i suoi collaboratori avevano già scritto moltissimo software, come il famoso Emacs, un editor di testi, e il GCC, lo Gnu Compilator Code (il software che traduce linguaggi di alto livello in linguaggio macchina), ma gli mancava il kernel, il software che gestisce l’interfacciamento delle periferiche, la memoria centrale, l’unità di calcolo. Il kernel Linux venne scelto per integrare il sistema operativo GNU. Dall’integrazione del kernel di Linux nella cornice del progetto GNU nasce GNU/Linux.

La comparsa di GNU/Linux dà forma all’incubo peggiore di Bill Gates, il magnate del software di Redmond, da quando nel 1976 pubblicò «La lettera perta agli hobbisti», rivolta agli utilizzatori del primo personal computer, il MITS Altair, per il quale aveva scritto insieme a Paul Allen, altro fondatore di Microsoft, il Basic. Nella lettera Gates bollava come «pirateria» la copiatura del Basic nonostante questa fosse una prassi normale all’interno della comunità di cui Gates stesso faceva parte (partecipando ad esempio alle riunioni dell’Homebrew Computer Club) e che aveva una lunga e nobile tradizione nel condividere qualsiasi strumento che potesse far progredire le conoscenze di tutti.

L’argomentazione di Gates era che nessuno avrebbe potuto permettersi di scrivere software senza essere pagato per farlo e senza ricavare denaro dalla sua vendita. La storia gli ha dato torto. Certo lui è diventato ricco vendendo software, ma oggi ci sono migliaia di persone che scrivono buon codice senza esser pagati per farlo e mettendolo a disposizione di tutti, ricavando denaro distribuendolo, personalizzandolo e formando gli utilizzatori. GNU/Linux è l’esempio che Gates si sbagliava.