Un popolo di santi, poeti, navigatori e hacker
di ARTURO DI CORINTO per Il Manifesto del 4 Ottobre 2018
Un popolo di santi, poeti, navigatori e hacker. Come per il calcio, l’atletica leggera e la pallavolo, l’Italia vanta anche una nazionale di hacker. Non lo sapevate? Il nostro paese compete a livello mondiale in cucina con la nazionale dei cuochi, perché non dovrebbe avere una nazionale hacker per rappresentare l’eccellenza raggiunta dal paese in questo campo? Parliamo ovviamente di hacker buoni, i cosiddetti hacker etici o «white hat hacker», e non dell’uomo nero che i media accusano quando non sanno che nome dare ai criminali informatici, alla stupidità umana e all’avidità delle imprese che ci hanno venduto per anni microprocessori e software bacati.
Parliamo di «cyberdefender», di quei ragazzi cioè che difendono l’italico cyberspazio da cybercriminali ed eserciti cibernetici, spesso senza neanche dirlo.
Ecco, la nazionale hacker italiana si è presentata ieri alla stampa, a Lucca, dove l’agguerrita compagine era in ritiro per prepararsi ai campionati europei di cybersecurity, la European Cyber Security Challenge (ECSC).
La competizione si terrà a Londra dal 15 al 18 Ottobre e vedrà impegnate le nazionali di 19 paesi pronte a sfidarsi in una serie di prove di bravura informatica sotto gli auspici dell’Enisa, l’Agenzia Europea per la sicurezza informatica, e della Commissione Europea.
Andrea, Marco Christian, Jacopo, Quian e gli altri, dodici in tutto, più tre allenatori, sono stati selezionati durante la competizione nota come Cyberchallenge.IT, il primo programma italiano di addestramento gratuito alla sicurezza informatica. Organizzato dal Cini, il Consorzio Interuniversitario per l’Informatica, insieme ad otto università, Cyberchallenge.IT quest’anno ha visto la partecipazione di 1800 studenti e consegnato il podio alle tre squadre dell’Università di Padova, Venezia e del Politecnico di Milano.
La nazionale quindi è composta da cinque giovani di categoria junior (14-20 anni) e cinque giovani di categoria senior (21-25 anni) e oltre ai partecipanti della Cyberchallenge include membri del team italiano «mHACKeroni» che ha recentemente partecipato alle finali del Defcon a Las Vegas, la più importante gara di sicurezza informatica al mondo, ottenendo la settima posizione.
«I nostri ragazzi», esperti di web security, crittografia, serrature elettroniche e lettori di smart card per quattro giorni alla Scuola Imt Alti Studi di Lucca hanno sudato per allenarsi, per acquisire nuove competenze e per apprendere i segreti dell’hardware più ostico.
Infatti, seppure ben piazzati dai bookmaker perché nell’edizione del 2017 erano arrivati terzi dopo Spagna e Romania, alla Cyberchallenge europea di Londra quest’anno i giochi sono più complicati per l’alto livello raggiunto anche dagli avversari.
E c’è una novità: i team nazionali, oltre ad eccellere in ambito tecnico, dovranno collaborare con le squadre degli altri paesi per fronteggiare i problemi complessi creati per la competizione. Per questo anche le soft skills – attitudine alla cooperazione, alla condivisione e alla diplomazia -, si riveleranno importanti.
È un bel segnale perché gli organizzatori hanno insistito molto su questo aspetto: stimolare la collaborazione tra i giocatori dei paesi partecipanti sull’importanza della trasparenza e dell’osservanza delle regole per tutte le fasi della competizione Tra gli obiettivi dell’ECSC vi è quello di porre la cybersecurity a servizio dell’umanità, per promuovere la pace, preservare la democrazia, la dignità e la libertà di pensiero, principi basilari dell’etica hacker.
* Arturo Di Corinto è direttore della Comunicazione del Laboratorio Nazionale di Cybersecurity del Cini